|
||
Domenico Peci: L’infanzia e l’adolescenza negate di Angelo Manitta |
||
Molto spesso le opere scritte in dialetto
vengono messe in secondo piano sia dalla critica ufficiale che dalla gente
comune, soprattutto con l’avvento della televisione e del cinema, che ha in
un certo senso fatto dimenticare, o comunque radicalmente modificare, certe
parlate. Oggi invece si va alla riscoperta di un mondo linguistico
tradizionale. Il dialetto siciliano, tra quelli italiani, è forse il più
duro. Esso, infatti, ha una grande abbondanza di vocali cupe, come la vocle
u, e di suoni forti come il nesso dd o il gruppo fricativo str. Ma malgrado
ciò è un linguaggio fortemente espressivo e realistico. Forse per questo
motivo di solito la poesia dialettale siciliana ha trattato temi più che
altro folcloristicoreligiosi, mentre raramente è assurta ad elevate tonalità
liriche. Trattare in dialetto poi un tema sociale, sarebbe quanto mai
temerario. E invece... Domenico Peci, poeta dialettale di Paternò in
provincia di Catania, ha trattato in maniera originale e con un linguaggio
spigliato e profondo un tema di grande attualità, “L’infanzia e
l’adolescenza negate” (Prova d’autore, Catania 2003) come suona appunto il
titolo, ottenendo ottimi risultati sia dal punto di vista artistico che
linguistico e soprattutto per il messaggio che ha voluto lanciare. Il
linguaggio, infatti, si presenta perfettamente aderente al contenuto e la
sua immediatezza avvince il lettore, sia per l’uso realistico di numerose
espressioni sia per la semplicità e linearità, avendo sempre come obiettivo
l’evidenziazione del problema. |