Il Convivio

A. IV n. 3
Luglio - Settembre 2003

Luigi Pumpo, La percezione quotidiana (Ed. Presenza, 2003)

«L’unica speranza / è la poesia, la parola pura. / E sarà l’ultima delle cose / a morire». In questi versi c’è la clessidra poetica di Luigi Pumpo, la sua forza espressiva, il suo saper parlare con il cuore in mano, con la sapienza accumulata in tanti anni di studio e di dedizione alla poesia ed alla letteratura di casa nostra anche come direttore della rivista “Presenza”, un periodico indipendente del Mezzogiorno che esce dal lontano 1972. In questa sua ultima raccolta di poesie ritroviamo quello slancio e quel suo suadente mixare armonia di sentimenti, momenti esistenziali, realtà oggettive ed aeree folgorazioni di luce in chiave di felicità interiore e di canto che ha ascendenze lontane e che racchiude certezze, attese, amore, desiderio di libertà e di equilibrio morale e sociale. Il volume si apre con un’introduzione, attenta e meticolosa, di Domenico Cara cui fanno seguito le note critiche di Francesco D’Episcopo e di Franco Salerno. Quest’ultimo scrive che le poesie di Luigi Pumpo «partono sempre dalla notazione di dati oggettivi, paesaggistici, sentimentali, da ‘un guardare le piccole cose’ per poi trasfigurarle in essenze allusive e emblematiche». E come non dargli ragione! Luigi Pumpo passa con estrema naturalezza dal concreto osservare al valore dell’astrazione, dal piacevole abbraccio della solitudine alle carezze voluttuose di un’oasi sul far del crepuscolo.

È una poesia che si fa leggere d’un fiato, la sua, e che si fa rileggere a distanza di tempo per il semplice fatto che nasconde sempre delle sfumature nuove nonostante il suo fraseggio sia quanto mai percettivo ed immediato. E questo, a nostro avviso, è un altro pregio del poeta campano che, non dimentichiamo, oltre a diversi volumi di liriche, ha al suo attivo opere di narrativa, di saggistica e brevi monografie. «L’aria è tutta nuova, oggi?», si chiede ad un certo punto. Ma l’interrogativo non rimane sospeso a mezz’aria, perché la risposta ci appare fin troppo ovvia nel senso che Luigi Pumpo rinnova con sistematica cadenza il suo percorso poetico, per cui l’aria, ovvero l’ispirazione ed il desiderio quasi prepotente di dire sempre qualcosa di più e di meglio, ha il profumo brillante della primavera, la stagione che lui, nonostante gli anni avanzino, sembra avere continuamente di fronte e tra le mani.

Fulvio Castellani