Il Convivio

A. IV n. 3
Luglio - Settembre 2003

I Pensieri: Poesia di Placido Amadio

Finalmente, ci sono riuscito! Ho convinto Placido Amadio, poeta medico più che medico poeta, a tirar fuori dal suo scrigno segreto, di cui è gelosissimo ed esclusivo custode, parte di quei suoi pensieri-poesia, e pensieri poetici, che sgorgano d’istinto dal suo animo, certamente ispirati dal contatto giornaliero, continuo, spassionato, con quella umanità, sofferente, o gioiosa, con la quale egli, medico oncologo ospedaliero, è perennemente vicino e di cui coglie i palpiti dolorosi del male indomabile o la gioia per averne potuto egli stesso lenire le sofferenze e lo strazio.

Amadio non appartiene ad una scuola e non segue correnti poetiche; la sua poesia non è studiata o contenuta in rime o regole d’arte. È originale, spontanea, fresca, naturale come l’acqua di un ruscello che nasce improvvisamente, dalla roccia e si estingue dopo aver brevemente rinfrescato l’arsura dalla terra. I suoi versi sono pensieri profondi, che nascono impetuosi ed hanno bisogno di venire espressi ed impressi, come ectoplasmi luminosi che sorgono dal profondo mediatico e debbono essere afferrati e costretti a materializzarsi in un flash, come sulla pellicola fotografica, prima che il tempo e la realtà li facciano svanire.

Medici poeti e poeti medici ne ho conosciuti tanti (Franco Battiato, Salvatore Indelicato, Giuseppe Bonaviri, Armando Patti ed altri) e posso dire che in ognuno è sempre evidente il rimescolamento tra arte, vita, immaginazione, che rende sempre più labile e precario «Il diaframma fra il loro stare al mondo da scrittore-poeta ed il permanervi da medico (Y.Ronsisvalle)». Amadio, invece, sente, profondamente, spontaneamente, la necessità di isolare i momenti di alta tensione intima e spirituale, nella forma della poesia, per meglio dire dalle sue riflessioni avulse concomitanze, nella folgorazione del momento, negli sterminati sensi che le parole possono riverberare, spaziando nei più reconditi anfratti dall’animo. Amadio non ha mai cercato attenzioni critiche, pubblicazioni, presenze in antologie, premi o riconoscimenti letterari. Egli è poeta, perché un poeta è tale, semplicemente tale, totalmente tale e, in quanto tale, è irripetibile, non catalogabile, esclusivo e gelosamente suo.

Franco Ruffo