Il Convivio

A. IV n. 3
Luglio - Settembre 2003

Matilde Santin, pittrice nata a Rivarota di Pasiano, vive e lavora a Pordenone. Una prorompente vitalità tonale e cromatica anima le sue opere, ricomposte da variegate sfumature emozionali in articolazioni ritmiche intense. Innumerevoli sono le tematiche trattate e tutte dotate di un’intensa liricità espressiva che rivela sia l’impegno sociale che artistico dell’autrice. Con immediatezza le sue opere comunicano un’universale e analitica introspezione che lambisce tutti i soggetti, da quelli naturalistici ai personaggi, in una continua analisi critica del reale e dell’esistenziale. Il mezzo privilegiato è il colore nelle sue mille sfumature e caratteri, e la pennellata, a volte densa e cupa a volte lieve e luminosa, che permette di variare l’originale inventiva.

La musicalità dei fiori, (tecnica mista, 70x100)
L’espressività del cromatismo e delle figure, il dinamismo dei sentimenti e degli stati d’animo germinano in opere intessute di magica armonia e freschezza in sintesi con il mondo, in cui l’arte diviene espressione sia dell’autrice che dell’intera società contemporanea. Dotate d’intensità lirica, tradotta in vibranti sensazioni, sono le opere che rappresentano soggetti floreali in una sintesi di musica e colore, in cui palesemente «guardiamo all’opera di una pittrice che... fa dei fiori il motivo dominante di una rappresentazione del mondo. Sì, perché anche in un petalo, in una vibratile sfumatura di un filo d’erba, l’artista dà una propria lettura della realtà, espressione (in questo caso) di uno sguardo femminile che, amorosamente, si posa su un frammento di vita. La Santin innalza, così, fiore dopo fiore, un canto alla fonte di un’ispirazione coloristica dominata dall’esigenza di una beatitudine contemplativa» (E. Guidolin). Valori di estrazione umana e spirituale danno vita a opere dense di contenuto che anche stilisticamente si elevano in uno status in cui l’espressività e la spinta alla riflessione permette di cogliere la sintassi tragica dell’animo umano. Così il tessuto pittorico, le speranze, le emozioni sviluppano con fluidità un ritmo metanarrativo sapiente e ben articolato.