- Personalità
complessa, quella di Ines Scarparolo, spirito tormentato, in costante
lavorio, che si dibatte in sfoghi e contrasti a volte “rabbiosi”, a volte
sfocianti in “incertezze certe”, a volte risalenti in “bagliori di sole”.
La poesia nasce in lei in particolari momenti d’ispirazione, in un
«meriggio abbandonato al sogno», nell’incanto di dolcezze e ricordi che
affiorano da un animo che torna fanciullo, «nel frangersi cadenzato delle
onde». E quando «l’arcano si dissolve», essa non scompare del tutto, ma
lascia ancora dentro il suo divino sapore, lascia ancora scorgere «il
riflesso vago del mistero». Quindi poesia vera, che non si cerca, che
sorge spontanea, d’incanto, che dà emozioni, che avvolge d’estasi
interiore, che incide segni indelebili nel profondo. Che conta lo star
bene, l’essere circondati da ogni comfort? La poetessa vorrebbe uscire
«dall’abbondanza dell’oggi… dai giorni borghesi», e tornare al tempo
felice della «povertà ricca di sogni», ai suoi «anni acerbi», divisi con
colui che la seguiva «agile sull’erba ancora fresca... la baciava sulla
bocca, che sapeva di mora e di mirtillo», e le prometteva amicizia
eterna... Ella si stacca dall’effimero e dal superficiale e si rifugia nei
valori che non tramontano e non deludono, e rivive con nostalgia la vita
passata, «colma di canti e di gioia», trascorsa nella spensieratezza e
nell’armonia... È un ritorno ricorrente, il suo, in quell’amore di
gioventù che colsero insieme, lei e lui, «nella calda terra / tra l’erba
folta e i fiori… / abbandonati nel riposo degli amanti». Molto bello,
romantico, sentimentale, il quadretto idillico di due cuori innamorati,
fusi nel loro essere unitario di anima e corpo... «Stesa sulla riva, / mi
abbandono al ricordo dei tuoi baci... / Amico mio, / dolce compagno d’un
tempo, / non ti so più scorgere... / Piangerò... / per quest’amore / a cui
mi aggrappavo / ...ma che
già
aveva
morte
le
radici».
Poesia,
amore
- il
grande amore dei romanzi, anche se non a lieto fine - solidarietà con chi
soffre, con coloro con i quali la vita è stata prodiga solo di pianto e
amarezze, vana cristianità, senza echi di preghiera. Questi gli argomenti,
non eterogenei, ma armoniosi nella loro unità perché è sempre l’anima, con
i suoi moti di sofferenza
e
amore,
il
filo
conduttore di versi che vibrano, che fremono, che emettono suoni d’una
soave, celestiale melodia.
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