Il Convivio

A. IV n. 3
Luglio - Settembre 2003

Arguta espressività in Da sotto l’arco di Rolando Tani, (Collana del Bucaneve)

Significativa la poesia di Antonio Sbriscia Fioretti che Tani ha posto come introduzione, come dedica, al testo: «Poeta... / perché t’affanni? / Vana è la tua fatica / e vani son quest’anni / che tu passi dinanzi / a l’invarcata soglia / d’ogni mistero». E significativa e intrisa di risentimento ed ironia, oltre che di disprezzo senza convinzione, appare la sua poesia, in cui il poeta viene definito «balordo, bugiardo, fatuo» e «zuppo d’utopia e beltà / del proprio canto». Ma non ci credete, perché nemmeno lui crede in ciò che afferma. Redivivo Trilussa, il Tani è arguto e divertente nelle sue performance, nelle sue conclusioni, nelle sue «uscite a sorpresa», per esempio quando è convinto che Dante lo stia ascoltando «rapito ed estasiato», invece “un ronfo” lo avvisa che il grande padre della patria sta dormendo e russa... Ugualmente ne “l’Oroscopo” che, sebbene le ottime previsioni, il poeta chiude con questo verso: «Inver vivo e morrò com’un coglione». Il breve testo poetico è piuttosto autobiografico, è una specie di diario da cui emergono sia le notizie che riguardano la vita dello scrittore, e i luoghi e le persone a lui familiari, che i suoi pensieri intimi. «Primi vagiti miei l’Arno raccolse». È nato a Firenze, la bellissima città dell’arte e della cultura di cui egli ricorda la natura meravigliosa, le Cascine, i superbi monumenti (Ponte Vecchio, Monte Oliviero, il Campanile di Giotto, Palazzo della Signoria, il Battistero, ecc..), i vicoli angusti, «i tanfi di cavolo marcio e del ghetto», il piazzale di Sotto l’Arco dove si svolgevano i suoi giochi di bambino, “L’Avo Vicolo”, scritto nel simpatico e comprensibilissimo dialetto fiorentino - così come “Il Battibecco tra l’Arno e la luna” ed altre liriche - e tanti tanti particolari ancora... Nella “Pastorella” è tratteggiato il suo amore giovanile che, dopo lungo tempo e peripezie varie, si concluse, «schiuse il suo animo e gli fece ritrovare se stesso». Una lettura piacevole e distensiva che porta al “the end” senza annoiare.

Antonia Izzi Rufo