Il Convivio

A. IV n. 3
Luglio - Settembre 2003

Luigi Terreri, sfondo psicanalitico in Il sogno di Anne Karin (Montedit)

Se non si è specializzati in psicoterapia, non si riesce a trovare nel libro un filo logico, a capire, ad arrivare fino alla fine. Tutto quanto per lo specialista è percorso razionale e ordinato che conduce ad un risultato positivo, ad un traguardo programmato, ad una meta certa, per il profano o incompetente è un puzzle, un miscuglio di incongruenze, di discorsi sconnessi, frasi prive di senso e trasparenza. E ciò perché non è facile agire sulla mente così come  sul corpo. Il corpo si vede e si tocca, la mente non è visibile né tangibile. Per penetrare in essa e cercare di intuirne i moti e scoprirne i segreti, si deve andare a tentoni, bisogna usare tecniche particolari. Due i protagonisti principali della lunga seduta psicanalitica, Anne Karin e «quell’uomo che comincia a parlare per primo (il dottore)». Tra i due si svolge un intenso e strano dialogo. Le domande che l’uomo rivolge ad Anne sembrano incoerenti, “sballate”, ma inducono la donna a riflettere, a trarre conclusioni, anche se dopo un lungo lavorio interiore. «Mi sembra di avere tante menti» ella dice. «Con la prima guardo i pensieri di Grethe, con la seconda mi chiedo a che gioco stiamo giocando, con la terza comincio a provare strane sensazioni». È la sua personalità che si scinde. Certo, non è facile leggere i pensieri di Grethe (il modello che lo psicoterapeuta le pone sempre davanti), ma ella ci riesce e spesso i ruoli s’invertono, sembra che sia lei a condurre la seduta. Tra la mente e il corpo in ipnosi c’è comunicazione, il pensiero si riflette sul fisico. Anne, infatti, «se pensa in negativo, avverte una costrizione nel petto». E non per questo è da esorcizzare: esistono studi che non sono d’origine metafisica, ma che traggono origine dalla struttura anatomica e fisiologica dell'uomo. L’argomento è interessante, ma non accessibile a tutti. Per addentrarsi a fondo nella materia e placare la sete di conoscenza, è bene seguire il consiglio di Massimo Basile: leggere il libro.

Antonia Izzi Rufo