Il Convivio

A. IV n. 3
Luglio - Settembre 2003

Michele Andrea Ursini, struttura lineare dei racconti di Elegie Frisiane (ed. Tinari)

Dopo i Racconti di Guasta, il poeta Michele Ursini torna alla narrativa con Elegie Frisiane. Diremo subito che in questi racconti sono individuabili due aspetti fondamentali: aspetti sui quali ragioneremmo distesamente, se solo lo spazio fosse meno tiranno, e dunque ci limiteremo a in-dicarli. Il primo risiede in alcune costanti (ma si ricordi il Flora: “in uno scrittore non esistono “costanti” che non siano innovate in ogni loro ritorno, e le “costanti” inerti sono aggregati meccanici”), cioè a dire i personaggi maschili come protagonisti delle storie, la struttura lineare dei racconti, la loro matrice autobiografica, l’enunciazione narrativa uniforme, la connotazione ambientale – nel senso descrittivo e onomastico – coerente, la morte come presenza-assenza attuale o potenziale. Il secondo aspetto emerge invece dal ricorrere dell’idea di conflitto, sebbene non necessariamente drammatico o violento: tra l’uomo e la malattia ne Il dottor chirurgo, tra essere e dover essere in Arcadio, tra l’uomo e la solitudine in Grazio, tra debole e forte in Don Iorio, tra l’uomo e la sua epoca in Fidelio, tra desiderio e realtà in Marullo, tra uomo e mistero in Yorick. Aggiungiamo poi che la prosa di Ursini sovente si apre a slanci lirici ora più intensi ora più sobri, ma sempre indicativi di un sentire poetico e di una sensibilità pensosa, posseduta dall’assillo dell’osservare, del riflettere: va anzi notato come egli isoli nelle pagine momenti di poesia, stille d’esperienza, frammenti di taciute meditazioni, fiotti di storia personale che talvolta acquisiscono persino dignità aforistica. E se poi, in alcuni luoghi, descrive il mondo contadino abruzzese con riflessioni a sfondo storico e sociale, Ursini sempre rivela un amore per la scrittura che si traduce in amore per l’atto materiale dello scrivere, in desiderio fisicamente sentito, ma che si esprime pure in ricerca e dotto gioco, come nel caso della doppia citazione ad Addio alle armi di Hemingway e a Tempo di uccidere di Flaiano, nel racconto Fidelio. È poi peculiarità dell’Ursini narratore scrivere in maniera sorvegliata eppure al contempo volutamente disinvolta, come a voler liberare la carta da verbosità e rigidezza: ciò appunto perché mentre scrive, Ursini si diverte, e sua preoccupazione è imprimere immediatezza alle varie cartelle (si pensi al procedere paratattico). Seppure le Elegie Frisiane rappresentano la prosecuzione ideale dei Racconti di Guasta, da questi si differenziano per la minore fusione fra dati reali e fantastici, ma a quelli si riallacciano per il modo di portare il racconto e per la tenuta generale delle storie.

Simone Gambacorta