Il Convivio

A. IV n. 3
Luglio - Settembre 2003

Uccello migratore perso al vento (prima classificata)
di Umberto Vicaretti


La notte distilla silenzi e attese

a guado inquiete tornano memorie.

Sul quadrante dell’orologio a muro

lente salpano le ore verso l’alba

sognando naufragi di cobalto e luce.

 

Qui tra pareti stupefatte 

come il ragno immemore e tenace

anch’io fallaci reti tendo ai sogni

e aspetto.

Ma le farfalle volano altri cieli

e il tempo sfalda inesorabile

certezze e accordi

corrompe calici reclina steli:

il giorno sarà sangue e lunghi artigli

luce decomposta disarmonia

che lacera presepi e redenzioni

(ahi! fiumi messaggeri della terra

dov’è ora l’Eden e perché l’azzurro

delle vostre vene trascolora in minio?).

Bruciano le città del mondo e alti

crepitano fuochi e ampolle d’odio.

Già s‘invera il presagio della notte

ed io ritrovo intatta la mia pena

uccello migratore perso al vento

straniero ai cieli ed alle rotte amiche:

invano cerco approdi oltre le nebbie

e ignoti e incerti séguito orizzonti.

Confusamente stretto alla mia resa

smarriti viaggiatori insieme andiamo.

E non sappiamo dove.