Il Convivio

A. IV n. 3
Luglio - Settembre 2003

Maestra, ho paura

Luigi - Maestra, ho paura.

Maestra - Non temere, Luigi, presto verranno a liberarci e torneremo a casa Francesco Maestra, ma che è successo? Io ero chino sul banco e di nascosto a te, mangiavo la mia merendina. Poi ho sentito un gran botto e ora non capisco dove sono. Ho battuto la testa perché mi fa molto male.

Maestra - Francesco, io ti vedevo mangiare la merendina. Tu credevi di nasconderti e io ti lasciavo fare, perché lo so che ti alzi all’ultimo minuto per venire a scuola e non hai il tempo di fare colazione. Se usciremo da qui, sani e salvi, ti darò sempre il permesso di mangiare la tua merendina, senza più nasconderti.

Melissa - Maestra, non sento la mia compagna Antonella, ti stava chiedendo di andare ai servizi, prima che tu gridassi di scappar via. Io non riesco a muovermi, mi sento addosso un macigno. (Singhiozzando) Antonellaaaa, rispondi, ti prego, rispondi!

Maestra - Melissa, stai calma. La tua compagna forse sarà svenuta o è più in là e non ci sente. Tu continua a parlare, così se Antonella rinviene, sentendoti non avrà paura.

Melissa - Maestra, se vuoi, invento una storiella:

                “C’era una volta una bambina che non voleva

                mai andare a scuola, ma ...”     

MAESTRA - (tra sé e sé) Dio mio, non ce la faremo ad essere tirati fuori, mi sento venir meno, mi sembra di volare ed invece sono immobile. Ma sono ancora viva? Respiro, parlo, sento la bocca piena di polvere ed il volto...    

ENRICO - Maestra, mi pare di sentire tanti rumori e la mia mamma che mi chiama. Stasera papà mi porterà un cagnolino,cosi mi farà compagnia. Maestra, mi dai poi il permesso di portarlo qualche volta a scuola? (Dopo attimi di assoluto silenzio) Maestra, perché non rispondi ? Che stai pen-sando? Giuseppe, ci sei?

GIUSEPPE - La maestra non ti risponde, perché forse è svenuta. Pure mia nonna ce l’ha il cagnolino e me lo vuole regalare. Però mia mamma non lo vuole a casa e mi ha detto che quando voglio giocarci, posso andare dalla nonna. Enrico, poi giochiamo assieme.

MARTINA - Le mie dita sono intrecciate ai riccioli di Chiara, la sento respirare, ma poco poco.

CARLO -Voglio andare a casa, mamma, mammaaaa...

Il pianto straziante, ma ovattato, di Carlo fa rinvenire la maestra. Nel prendere coscienza l’assale l’angoscia. Alla fine, la ragione e l’amore prevalgono. Deve mostrarsi forte e coraggiosa per infondere fiducia e rassicurare i piccoli alunn.

MAESTRA - Bambini, che ne dite, mentre aspettiamo facciamo un gioco? Iniziamo una storiella: ciascuno racconterà un pezzetto. Poco fa ha iniziato Melissa, adesso continua tu , Carlo.

MARTINA - Posso continuarla io?

MAESTRA - Che bello, Martina, ci sei anche tu?

MARTINA - Per forza, ero in classe con voi, quando siamo precipitati. Però ho lo stomaco freddo e mi sento...

MAESTRA - Allora, Martina, continua la storia di Melissa. Iniziava così: “C’era una volta una bambina che non voleva andare a scuola...

MARTINA - “..Ma non poteva restare a casa a giocare, perché le sarebbero cresciute le orecchie, come a Pinocchio.

MELISSA - Si, però non mi troverei qui.

LUIGI - Perché sei tu la bambina che non voleva andare a scuola? E poi non è vero che crescono le orecchie. (Si inserisce Carlo).

CARLO - Ma le nostre case pure sono precipitate?

Francesco - La mia casa è nuova nuova, di sicuro è rimasta in piedi.

GIUSEPPE - Le case cadono quando c’è il terremoto o la frana.

FRANCESCO - Maestra, ma perché c’è il terremoto?

MAESTRA - I continenti, Europa, Asia... poggiano tutti su una specie di gelatina incandescente, si muovono, si urtano, e nell’urto fanno cadere le case. Poi in classe ve lo spiegherò meglio.

GIUSEPPE - Non serve, maestra, perché l’abbiamo capito cosa succede con il terremoto.

ENRICO - Io non voglio più starci qui.Voglio andare ad abitare in un paese, dove non ci sono terremoti.

MAESTRA - Ma c’è di peggio. Ci sono paesi dove c’è sempre la guerra e anche d’inverno i bambini sono nudi e scalzi, se ancora non sono morti con le bombe.

LUIGI - Si però lì, lo sai che c’è li guerra, noi, invece, non sapevamo che qui c’era il terremoto.

GIUSEPPE - E poi il terremoto viene all’improvviso. La guerra, invece, la inventano gli uomini.

MARTINA - Maestra, perché gli uomini fanno la guerra?

MAESTRA - Chi lo sa.

ENRICO - Mio padre dice che la fanno per il petrolio.

MARTINA - E che fanno poi con il petrolio?

GIUSEPPE - I paesi che hanno il petrolio, sono paesi ricchi e progrediti.

ENRICO - In Africa c’è il petrolio, eppure muoiono di fame!

MARTINA - Maestra, arriva uno spiraglio di luce ...

MELISSA - Non ce la faccio più. Ho una sete!!!

MAESTRA - Bambini, resistete ormai manca poco...

 

I rumori si fanno sempre più intensi e vicini. Tutti, civili e militari, scavano senza mai fermarsi, per soccorrere le piccole vittime del terremoto. Le loro mani sanguinano, ma non si fermano. Ed ecco... dopo tanti calcinacci, arrivano in quell’aula, dove Luigi, Enrico, Martina e tutti gli altri con la loro maestra tentavano di raccontare una storia senza senso.