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DOMENICA DELLE PALME

 

Per lasciare più spazio per la preghiera e la riflessione vi offro questa settimana solo l’indicazione delle parola di Dio odierna e solo il testo della seconda lettura

 

1° Lettura: Is 50, 4-7

Salmo 21

Lettura della Passione: Mt 26,14 – 27,60

 

2^ Lettura (Fil 2, 6-11)

Dalla lettera ai Filippesi

Cristo Gesù, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Per questo Dio l'ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome; perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre. Parola di Dio

 

RIFLESSIONE

 

"Verrà Gesù alla festa?" si chiedevano chi con ansia, chi con speranza i contemporanei di Gesù. "Verrà Gesù alla festa?" si chiedevano i sacerdoti e i capi del popolo che avevano ormai decretato la morte del Signore. E Gesù, puntuale, viene alla festa, alla festa della Pasqua ebraica che ricorda le meraviglie del Signore operate nel suo popolo, alla festa del suo appuntamento con l’amore totale per Dio e per l’uomo e anche alla festa della nostra Pasqua, della nostra possibilità di risurrezione. La Settimana Santa che abbiamo iniziato oggi con la festosa accoglienza di Gesù, nel ricordo del suo ingresso in Gerusalemme, con il ramo d’ulivo segno e impegno di pace e benedizione per la nostra famiglia, e con l’ascolto della Passione di Gesù, ci aiuterà a rivivere il centro della nostra fede, la Passione, morte e Risurrezione di Cristo. Non sempre i ritmi della vita del giorno d’oggi ci permetteranno di partecipare a tutte le celebrazioni del Triduo Santo e allora, cominciamo a fermarci oggi, mettendoci davanti alla croce di Gesù. Io ho provato a farlo per me e per voi, voi fatelo facendo vostre e ampliando queste povere parole. Gesù, oggi, dopo aver ascoltato la storia della tua Passione e morte, mi metto in ginocchio davanti alla tua croce. Davvero mi sembra di essere là, sul Golgota, inginocchiato davanti all’Amore che appeso alla croce, come frutto arrossato di sangue, in mezzo alle sofferenze più atroci, dona se stesso per noi e grida misericordia al Padre non per sé e per le proprie sofferenze, ma per me e per noi. Sento il bisogno di essere in ginocchio, non per ritualismo o per falsa umiltà, ma perché davanti a un amore così grande deve parlare non solo la mia lingua ma anche il mio corpo che riconosce con il centurione che Tu sei davvero il Figlio di Dio, che io sono davvero poca cosa davanti a te, che anch’io ho partecipato e partecipo con le mie colpe alla tua continua passione di amore e di misericordia per noi. Davanti alla croce rabbrividisco. E per tanti motivi. Non mi piace la tua croce e non mi piacciono le croci. Chi ha potuto inventare un supplizio cosi sadico e cattivo? Dove’ è la giustizia umana nel far soffrire un uomo così a lungo, nell’inchiodarlo scientemente ad un legno, nel lasciarlo soffocare poco per volte a causa del proprio peso e della propria stanchezza? I Romani pensavano che tale supplizio servisse per gli schiavi, e tu ti sei fatto schiavo della Verità, dell’Amore e come schiavo che già si era inchinato davanti ai piedi sporchi dei tuoi discepoli e che si è messo a servizio dell’uomo e che è stato tradito e venduto al prezzo di trenta monete, quello dello schiavo, hai accettato questo supplizio. Si crocifiggeva perché la cosa servisse da esempio e da monito e Tu, lì appeso ci sei da esempio e da monito non per ricordarci l’ira di Dio incombente ma per indicarci il suo amore totale che supera ogni nostra fantasia. Non mi piacciono le croci! Ma guardando alla cattiveria che ha inventato un simile supplizio ripenso con dolore alle croci che noi uomini civili inventiamo ogni giorno. Le croci dell’ignoranza e del potere che tengono legati e crocifissi migliaia di bambini resi schiavi, obbligati a lavorare anche sedici o diciotto ore al giorno per poco meno di un dollaro per la loro fame e quella della loro famiglia, penso alle donne crocifisse da ciò che hanno di più bello, la loro stessa femminilità, e costrette a non contare nulla, a tacere e soffrire, penso alla presunta saggezza civile che fa marcire innocenti in prigioni o che ha inventato modi detto "meno crudeli" per giustiziare un uomo, dopo magari averlo fatto aspettare per anni nel braccio della morte. Penso alle croci che la voglia di potere e di danaro di alcuni ha messo sulle spalle di altri, alla croce dell’assuefazione alla droga, alla violenza, al sesso rubato e profanato per tante bambine povere, alla morte silenziosa per avvelenamento causata dalla incuria di altri interessati solo a far soldi. E penso anche alle croci che ho costruito io, con il mio mettermi al centro del mondo, con il pensare di essere l’unico ad aver sempre ragione su tutto, alle croci che ho fatto pesare sulle spalle dei miei compagni di lavoro, mettendo sempre e solo in evidenze le loro mancanze, alle croci di sopportazione che ho fatto subire ai miei familiari quando davanti ad un loro errore ho voluto essere giudice insindacabile che punisce.

Gesù, guardo alla tua croce e ti dico che non mi piacciono le croci, quelle della malattia, della solitudine, delle sofferenze, del non amore... Eppure quante ce ne sono nel mondo! Tu sei riuscito a tramutare la tua croce in amore, io spesso bestemmio solo la croce senza riuscirci. Aiutami a guardare a te! Ti hanno steso su quel letto di legno. Ti hanno inchiodato lì sopra. Avevano paura che fuggissi. E tu gridando per il dolore lo hai accettato. Gesù ti vedo inchiodato sulla croce come nel letto di quell’anziana che da tre anni non può più alzarsi e come è inchiodato suo marito che da tre anni con amore non abbandona quel letto, ti vedo sulla carrozzina, inchiodato a quelle due ruote come quel ragazzo nel pieno della sua giovinezza che sa che non potrà mai più né correre né camminare. Gesù la tua passione continua e, come ai piedi della croce leggo la tua passione negli occhi e nel cuore e nel corpo di tua madre, così la vedo continuare negli occhi, nel cuore e nel corpo di quella madre che ha portato il suo figlioletto in fin di vita all’ospedale e aspetta con ansia e tremore una risposta che si fa aspettare dai medici. Ma ti vedo anche solo, abbandonato. Dove sono le folle che solo pochi giorni fa gridavano: "Osanna"? dove sono i tuoi baldanzosi discepoli che promettevano di andare a morire con te? A parte Maria, Giovanni e quelle poche donne, ai piedi della tua croce non c’è nessuno. No, qualcuno c’è: la Chiesa dei giudei, ma sono lì solo per accertarsi che tu muoia davvero e la smetta di essere un fastidio per loro, per il loro perbenismo e per la loro religione ufficiale. Quante volte ti ho lasciato solo, quante volte davanti alla sofferenza ho preferito far finta di non vedere, nascondermi dietro i luoghi comuni, pensare che di sofferenza ce ne è già tanta nella vita senza aver bisogno di addossarsi anche quella degli altri. Signore, sei nudo su quella croce. Ti hanno voluto togliere anche la dignità di un po’ di pudore e penso ai nostri occhi indecenti che vogliono violare la dignità dell’uomo e della donna, e penso a quelle donne messe in vetrina o spogliate e violate nei giornali e nelle televisioni per soddisfare il gusto di una sessualità bacata, penso a quelle prostitute di cui noi ben pensanti ci scandalizziamo e vogliamo far piazza pulita, che venute per un sogno di libertà si sono trovate costrette a suon di botte e di violenze a questo mestiere che certamente non amano. Signore stai soffocando, il dolore, il tuo peso ti fanno mancare l’aria, ogni tuo respiro è un rantolo doloroso uguale al rantolo a volte protratto per giorni dei moribondi. Eppure tu hai ancora la forza per parlare, per dirci qualcosa. Non sono le parole dell’eroe. Tu gridi anche il tuo dolore, tu senti la sofferenza sia fisica che morale e come uomo provi anche la presunta assenza di Dio al tuo soffrire, ma le tue parole sono soprattutto di donazione, di fiducia, di misericordia. Ti hanno spogliato e tu ti spogli anche di tua Madre, per donarcela. Ti abbiamo giudicato colpevole e reo di morte e Tu chiedi a tuo Padre di perdonarci. Quasi nessuno ti ha riconosciuto ed ha accettato il tuo invito alla salvezza e Tu assicuri ad un ladro, ad un crocifisso come te, il Paradiso. Anch’io, come te, davanti alla tua croce e alle croci del mondo e della mia vita, grido: "Dio dove sei?" ma poi continuo a guardate Te crocifisso e mi sembra di capire che Dio c’è in ogni prova in ogni lotta, in ogni dolore. Tu sei il crocifisso di sempre, tu stai patendo ogni nostro patimento, Tu redimi ogni nostra sofferenza, Tu sei il figlio di Dio morto e risorto in ogni momento, sei inchiodato alle nostre sofferenze per sempre ma sei anche il risorto che ha trasformato i segni del dolore in segni di vita che dura per sempre, che ha trasformato la vendetta in perdono. E allora ritrovo il bambino che spesso ho seppellito in me, mi alzo e mi butto tra quelle braccia aperte, inchiodate sulla croce, sicuro, nonostante la mia povertà di essere accolto, nella misericordia, e, nella fede di quell’abbraccio, riesco anch’io a balbettare: "Nelle tue mani, Signore affido il mio spirito"

 

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