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SACRA FAMIGLIA

 

1^ Lettura (Gn.15,1-6; 21,1-3)

Dal libro della Genesi.

Il Signore condusse Abramo fuori e gli disse: "Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle" e soggiunse "Tale sarà la tua discendenza. Egli credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia….Sara concepì e partorì ad Abramo un figlio nella vecchiaia, nel tempo che Dio aveva fissato. Abramo chiamò Isacco il figlio che gli era nato, che Sara gli aveva partorito.

 

2^ Lettura (Eb.11,8.11-12.17-19)

Dalla lettera agli Ebrei.

Fratelli, per fede, Abramo, chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava. Per fede anche Sara, sebbene fuori di età, ricevette la possibilità di diventare madre. Per questo da un uomo solo, e inoltre già segnato dalla morte, nacque una discendenza numerosa come le stelle del cielo e come la sabbia del mare….

 

Vangelo (Lc. 2,22.39-40)

Dal Vangelo secondo Luca.

Quando venne il tempo della loro purificazione secondo la legge di Mosè, Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore. Quando ebbero tutto compiuto secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea alla loro città di Nazaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza e la grazia di Dio era sopra di lui.

 

RIFLESSIONE

 

Ieri, il nostro sguardo si è posato sul Bambino, il Dio – con - noi, il Figlio di Dio, il Fratello, il Consigliere ammirabile, il Principe della pace e in Lui abbiamo contemplato il mistero che ha unito il cielo e la terra. Ma questo Bambino non è un extraterrestre che appare improvvisamente in mezzo agli uomini. E’ un Dio incarnato in una storia concreta, ricordavamo ieri il quasi affanno di Matteo nel darci indicazioni di luoghi e di tempi. E’ un Dio incarnato in una famiglia concreta. Ecco allora, che il nostro sguardo si allarga e scorgendo Gesù tra le braccia di Maria con la presenza discreta e premurosa di Giuseppe, abbiamo il quadro più completo sul senso della venuta di Gesù: l’incarnazione ha senso perché trova la concretezza di una famiglia come le nostre, e quindi Gesù è venuto a dirci che proprio la famiglia deve essere il luogo dove cielo e terra si congiungono, dove fede e mistero si coniugano, dove pace e amore devono trovare il loro luogo ideale. Se vogliamo essere ancora più convinti di questo possiamo dare un’occhiata all’intera vita di Gesù. Circa trentatré anni dalla nascita alla morte e risurrezione, di questi tre dedicati alla predicazione e trenta vissuti nel nascondimento della vita familiare di Nazaret, ed anche in quei tre anni di vita pubblica Gesù non è vissuto come se la famiglia non ci fosse. Maria era legata a Lui con discrezione e Gesù stesso ha allargato la sua famiglia a quella degli Apostoli. Proviamo dunque a guardare le nostre famiglie alla luce di quella Famiglia. Qualcuno dirà: "Impossibile! Quella era una famiglia straordinaria, dotata di grazie particolari. Noi e le nostre famiglie siamo molto più terra-terra e brancoliamo in mezzo alle prove quotidiane." E’ vero, Gesù è il Figlio di Dio, Maria è stata concepita senza peccato, Giuseppe ha degli angeli e dei sogni premonitori che lo guidano, ma è anche vero che Gesù è un bambino come tutti gli altri, con la voglia di correre, di giocare, di imparare, di crescere (provate a pensare all’episodio dove scappa alla vigilanza dei suoi per fermarsi nel tempio a discutere e ad imparare); Gesù impara il mestiere di suo padre, va alla sinagoga.. fa tutto quello che fanno i bambini e poi i giovani della sua generazione. Maria, pur essendo concepita senza peccato, non è esente dalla vita di donna di casa, di moglie, non è esente dalle prove e dalle sofferenze e quali prove, ad esempio, deve far nascere suo figlio in una stalla perché per loro "non c’era posto in albergo", deve andare esule con la sua famiglia perché il re Erode "cercava di uccidere il Bambino", per tre giorni vive nell’ansia di aver perso Gesù, vede suo figlio, il Figlio di Dio morire sulla croce come un malfattore.. E Giuseppe? Quanta fede combattuta per accettare il mistero della nascita di questo Figlio di cui lui non è il padre diretto, quanta ansia nel dover fare da "ombra del Padre" a questo Bambino, quanta fiducia nel dare affidamento ai suoi sogni, quanta fatica e coraggio nell’affrontare lavoro ed esilio…Questa famiglia, dunque, tutt’altro che essere lontana da noi può a pieno titolo dare delle indicazioni preziose anche a noi famiglie del 2000. Che cosa dovrebbe fondare le nostre famiglie? E’ l’amore. Purtroppo, però, sappiamo che questa parola si presta alle più disparate interpretazioni, qualcuno la intende esclusivamente come sentimento che lega più persone (ma, allora finito il sentimento, o nato un sentimento più forte è finito l’amore?); qualcun altro pensa sia una buona riuscita sessuale (certamente vi è anche questo aspetto ma non vi sembra un po’ poco ridurre la famiglia ad un semplice appagamento fisico vicendevole?); qualcuno pensa che l’amore possa sussistere se alla base ci sono i soldi e uno stato di benessere sufficiente ( ma come la mettiamo con certe famiglie povere che ci sono di esempio?) Proviamo a vedere come la Sacra Famiglia ha vissuto l’amore: Maria e Giuseppe due persone che si vogliono veramente bene ma che si rispettano profondamente nelle proprie storie ed esigenze personali. Pensate alla delicatezza e alla fiducia di Giuseppe in Maria: quando sa che aspetta un bambino non suo, prima per fedeltà alla legge, con dolore cerca di ripudiarla segretamente, perché non ne abbia alcun male, poi con grande fiducia accoglie Lei e il Bambino. Pensate a Maria che si fida delle decisioni di Giuseppe. Pensate a questi due che si mettono in fila al tempio (il vangelo di oggi) per "restituire a Dio" Gesù. Non un figlio a mio uso e consumo, ma un figlio che prima di tutto è Figlio di Dio, e poi è se stesso, e poi è anche figlio nostro (chissà se il nostro rapporto con i figli dal volerli e programmarli fino al farli crescere a nostra immagine e somiglianza è rispettoso fino in fondo della loro individualità?). E Gesù che rispetta il suo ruolo di figlio "crescendo in statura, in grazie ed essendo a loro sottomesso" non ha forse molto da insegnare ai ragazzi che spesso hanno ridotto la famiglia ad un luogo per mangiare e dormire e per chiedere senza mai dare? L’amore della Sacra Famiglia si fonda su Dio. Dicano pure i sociologi e gli esperti familiari di tutti i motivi della crisi attuale della famiglia. Un po’ di ragione ce l’hanno tutti: i forti mutamenti sociali, il passaggio dalla famiglia patriarcale a quella cellulare, il lavoro, l’economia, l’emancipazione della donna…Per me, motivo fondamentale è che l’amore familiare e i valori, spesso, non si fondano più su Dio, ma su io, e io è il nemico più grande dell’amore. Maria, Giuseppe, Gesù di fidano di Dio, si affidano a Dio, sanno anche aspettare, aver pazienza (se volete pensate anche all’Abramo della prima lettura e alla interpretazione che di lui ne dà Paolo nella seconda). Non pensate che finché i valori di una famiglia sono solo quelli materialistici, questo è il modo migliore per uccidere gli ideali e l’Amore? Non pensate che certi ragazzi educati così, davanti ai familiari anziani, li valuteranno soltanto per quello che rendono o meno? L’amore non è senza sofferenza. Se la famiglia è per la gioia dei suoi componenti, questo non significa che non ci siano prove. La Sacra Famiglia ne affronta di tutti i generi, prove morali, prove umane, tentazioni, prove fisiche. Ma le prove invece di dividere diventano motivo di lotta comune, di comune sostegno, di riscoperta della propria finitezza e di abbandono fiducioso al mistero di Dio. Anche le nostre famiglie vivono continuamente in mezzo ad ogni sorta di prove e tante volte non è facile affrontarle, pensiamo alla povertà di molti, alla precarietà del lavoro, alle incertezze del futuro, alle malattie a volte lunghe e ripetute, ai problemi degli anziani, alla morte di qualche componente la famiglia. Il nostro Dio che è vissuto in famiglia sa che cosa vuol dire tutto questo e sa anche delle nostre povertà. Ci sono poi problemi tutti particolari che riguardano difficoltà successe nelle storie delle nostre famiglie. Ogni volta che faccio la predica sul tema della famiglia so benissimo che a mettere poco almeno il 20 o il 30 per cento dei miei uditori vive con alle spalle delle esperienze negative di famiglia: figli di divorziati, separati in casa, divisi, figli che convivono, nipoti divisi a ore e giornate tra genitori e nonni, persone che hanno cercato di ricostruire, ma che trovano difficile e che spesso devono lottare contro una società da una parte permissiva ma anche estremamente esigente nei confronti di chi lotta da solo, e spesso anche contro la Chiesa che almeno in alcuni suoi rappresentati si mostra incapace di comprensione e di accoglienza. Ebbene, se indubbiamente è vero che all’origine di tutte queste prove c’è certamente dell’egoismo, qualche volta anche del peccato, mi sento di dirvi sulla base del Vangelo che Maria, Giuseppe, Gesù vi comprendono, vi sono vicini, che la stessa sofferenza che magari vivete in questo momento è già superamento del male, che la speranza e la fiducia che mettete nel cercare di ricostruire qualcosa per voi e per altri può essere già un riscoprire ancora una volta l’amore vero su cui fondare la vita. Il Vangelo di oggi termina con la frase: "Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza e la grazia di Dio era sopra di Lui. Ebbene io auguro a voi e a me, a tutte le vostre famiglie, anche e soprattutto a quelle in difficoltà, che in casa vostra Gesù possa crescere e sia Lui stesso, che è l’Amore, a fondare la vostra serenità e concordia.

 

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