SCIENZA & COSCIENZA
per la libertà terapeutica dei medici
e il diritto alle cure dei cittadini farmacodipendenti


Gli obiettivi di Scienza & Coscienza

Libertà di cura: vittima negletta del proibizionismo

Ad una prima lettura, ad un primo ascolto, potrebbe sembrare la denominazione di un gruppo operante nel Terzo Mondo, in realtà, proprio perché il proibizionismo (sulle sostanze e sulle cure) è un rigurgito fondamentalista-giacobino della cultura occidentale, atto a giustificare e perpetuare l'esistenza della megamacchina narcoburocratica, esso produce -fingendo di non rendersene conto- una frantumazione delle libertà individuali (caposaldo di ogni vera democrazia) in nome di una "salvazione collettiva" dai contorni molto sfumati. Il Terzo Mondo, dunque, è arrivato da noi.

Il Gruppo S&C è stato costituito da militanti del CO.R.A. e del P.R. per affrontare specificamente quel derivato del proibizionismo sulle sostanze stupefacenti e psicotrope che va sotto il nome di "proibizionismo sulle cure". È un derivato, perché la proibizione o la forte limitazione dell'uso delle sostanze prevista dalla legge tende a negare illimitatamente anche la loro peculiarità farmacologica e quindi il loro uso medico.

L'interferenza nel campo medico e quindi la limitazione dell'uso farmaceutico di certe sostanze, è in qualche misura una necessità della politica proibizionista per autogiustificarsi di fronte all'opinione pubblica.

Invece di scegliere la via di una corretta informazione pubblica sulle caratteristiche e gli effetti farmacologici di certe sostanze, la politica proibizionista ha dovuto strumentalizzare il versante sanitario del fenomeno dell'abuso di tali sostanze per indurre nell'opinione pubblica quella paura che fa scattare a sua volta, in assenza di conoscenza, il riflesso proibizionista come riflesso autoprotettivo, e quindi il consenso per tutte le scelte politiche proibizioniste.

Il proibizionismo sulle cure è servito altresì a confermare un modello di trattamento delle tossicodipendenze che alimenta la grande macchina assistenzialista, dalla quale infine il "tossicodipendente", più che dalla sostanza, si sente ed è reso effettivamente dipendente.

L'importanza di smascherare questa impostazione è evidente, se pensiamo che gran parte dell'opinione pubblica alla fine è frenata, nell'adesione all'antiproibizionismo, da questa remora indotta con falso moralismo sugli aspetti sanitari del problema, avendo invece già progredito nella riflessione sulla necessità di superare il proibizionismo per gli aspetti di favoreggiamento della criminalità organizzata, di diffusione della microcriminalità, di paralisi degli apparati di polizia e giudiziari, di corruzione dell'economia legale.

Il proibizionismo sulle cure colpisce non l'uso illegale delle sostanze, ma diritti fondamentali quali la libertà dei cittadini medici di esercitare la professione secondo "scienza e coscienza", con l'obbligo dei mezzi di cura resi disponibili dalla scienza, e la libertà dei cittadini - in particolare farmacodipendenti - di scegliersi il medico e il luogo di cura e in definitiva, attraverso questi passaggi, anche la cura che ritiene più adatta per sé.

Può sembrare riduttivo partire dalla risposta sanitaria a dir poco "anomala" data ai cittadini tossicodipendenti, perché alla fine siano trattati da normali farmacodipendenti, e quindi abbiano vie legali di cura e comunque di assunzione sotto controllo medico di sostanze con caratteristiche di farmaci, cioè prodotti dall'industria farmaceutica, a titolazione farmacologica costante e quindi dosabili e prescrivibili. Significherebbe sottrarli in gran parte alla strada - e all'eroina di strada.

Non è cosa di poco conto, se pensiamo che alla fine è il farmacodipendente con la sua necessità di consumo - legale o illegale - a tenere in piedi, se la scelta politica è di costringerlo al consumo illegale, le colossali macchine narcocriminali di accumulazione del denaro e narcoburocratiche, di spesa pubblica e di potere, connesse alle risposte istituzionali a livello poliziesco, giudiziario, socioassistenziale e anche sanitario, per quanto inadeguate.

Il campo di interesse del Gruppo comprende i tre aspetti non separabili del proibizionismo sulle cure:
1. la libertà terapeutica del medico;
2. il diritto alle cure dei cittadini farmacodipendenti;
3. la disponibilità dei farmaci e quindi la loro registrazione nella farmacopea ufficiale e la possibilità di impiegarli per la cura delle farmacodipendenze.

La decisione di costituire il Gruppo S&C è maturata con l'arrivo a Giorgio Inzani, medico antiproibizionista, dell'avviso di garanzia per il reato di spaccio di sostanze stupefacenti, ipotesi scattata automaticamente sulla base di una illazione di non terapeuticità delle prescrizioni di metadone fatte da Inzani per diversi pazienti farmacodipendenti da eroina, curati invece secondo le norme di legge vigenti.

Un excursus effettuato sulla giurisprudenza in materia, in particolare di quella della Cassazione, ha evidenziato una realtà incredibile. Non solo le sentenze emesse durante la piena vigenza della Legge Jervolino-Vassalli, ispirata dal disintossicazionismo muccioliniano, ma anche quelle successive al referendum del 18 aprile 1993 (alcune applicano il D.M. 445/90, che il referendum ha privato di ogni base legale!) e addirittura quelle precedenti, degli anni '80, sotto la Legge 695/75, applicano l'assunto, tipico del proibizionismo sulle cure, per cui è considerato terapeutico solo il trattamento della tossicodipendenza finalizzato all'astensione definitiva dalla sostanza d'abuso, ottenuta a partire dalla totale disintossicazione del paziente effettuata con dosi a scalare e in tempi definiti.

È lo stesso criterio applicato dagli inquirenti per valutare la non terapeuticità delle prescrizioni di Inzani e, poiché esso non collima con quanto elaborato dalla scienza medica e dall'esperienza clinica, non si comprende da dove la Magistratura derivi la sua autorità in campo sanitario. È quindi evidente come una spada di Damocle sia sospesa sul collo di qualsiasi medico intenda curare i propri pazienti anche per la eventuale farmacodipendenza da eroina, soprattutto se intendesse seguire, come dovrebbe, i criteri della scienza medica più avanzati in materia. Per esempio, il trattamento metadonico, a tempo indeterminato e a dosaggio personalizzato, finalizzato a stabilizzare il sistema di risposta dopaminergico, compensando il deficit endorfinico. O anche il trattamento metadonico a lungo termine previsto dalle Linee guida del Ministero della Sanità.

La questione riguarda in punto di diritto tutti i medici di base e liberi professionisti, circa 150 mila, ma in particolare e più immediatamente i circa 16 mila medici che stanno seguendo corsi di formazione al trattamento delle tossicodipendenze presso gli Ordini provinciali dei Medici.

Se consideriamo che il Presidente della Suprema Corte di Cassazione è quel Galli Fonseca che auspicava in Italia la sperimentazione di somministrazione di eroina sotto controllo medico secondo il modello svizzero, si comprende che non si tratta di un pregiudizio o di una congiura della Magistratura, ma di qualcosa di più misterioso ed inquietante, che richiede un chiarimento in sede parlamentare sui criteri di nomina degli esperti dei Tribunali e sulla formazione dei giudizi.

Il pregiudizio contro l'uso farmacologico delle sostanze stupefacenti, indotto dal proibizionismo sulle sostanze e reso efficace come proibizionismo sulle cure attraverso misure vessatorie e procedure ad elevato rischio di errore materiale e conseguente incriminazione penale per il medico, emerge in tutta la sua gravità nel caso della disponibilità e prescrivibilità di farmaci a base di sostanze stupefacenti, in particolare morfina, ma anche metadone, per la terapia del dolore da cancro.

Su tale questione il Gruppo S&C ha trovato una evidente sovrapposizione di interesse ed una utilissima opportunità di sinergia con un mondo, quello del dolore da cancro, che tocca la sensibilità di diversi milioni di italiani, tra malati e parenti, certamente insoddisfatti dell'attuale normativa.

Il Narcotic International Control Bureau dell'ONU ritiene che il quantitativo di morfina venduto in Italia sia probabilmente insufficiente a fronteggiare il dolore da cancro statisticamente prevedibile in una popolazione di 57 milioni di persone.

Il contatto preso con il Prof. De Conno dell'Istituto Nazionale dei Tumori, di Milano, ha fruttato l'acquisizione di una serie molto precisa di proposte di modifica delle norme vigenti al fine di facilitare la prescrizione dei farmaci a base di sostanze stupefacenti, in particolare morfina e derivati, molto utili anche al caso nostro, e che ci siamo impegnati a girare ai parlamentari antiproibizionisti perché siano presentate in sede di discussione delle modifiche al D.P.R. 309/90.

In tale occasione, saranno presentate anche le nostre proposte di modifica del D.P.R. (in particolare, l'abrogazione dell'art. 83 sulle prescrizioni abusive), specificamente finalizzate alla rimozione degli ostacoli pratici all'esercizio della libertà terapeutica dei medici e della libertà di cura dei cittadini farmacodipendenti da eroina, nonché alla disponibilità dei farmaci.

Se consideriamo che le linee guida dell'OMS raccomandano l'impiego dei farmaci a base di sostanze stupefacenti anche per la terapia del dolore cronico benigno (cefalee, mal di schiena, artrosi), la questione può arrivare ad interessare in Italia qualcosa come 30 milioni di persone. Si tratta di una possibilità di coinvolgimento ben maggiore di quella rappresentata dai 200 mila tossicodipendenti stimati e dei loro familiari, per altro solo teorica.

Per questo al Congresso di Parigi del CO.R.A. è stata presentata sugli argomenti congiunti una mozione particolare, approvata all'unanimità.

In Italia, il caso del Dott. Giorgio Inzani, altri casi analoghi, e gli stessi casi di persecuzione giudiziaria dei medici che hanno prescritto morfina ai cittadini farmacodipendenti da eroina negli anni di più duro proibizionismo sulle cure (fino al referendum del 1993), non possono trovare una giusta lettura se non sullo sfondo e nel contesto della realtà della risposta sanitaria pubblica al trattamento delle tossicodipendenze, rappresentata dall'azione largamente inadeguata e spesso controproducente dei Ser.T..

Per questo, un passaggio fondamentale è il tentativo di S&C di responsabilizzare la Magistratura sulle inadempienze delle norme vigenti da parte dei Ser.T., attraverso una estesa presentazione di esposti alle Procure della Repubblica presso i Tribunali di numerose città, a partire da quelle nelle quali i Ser.T. erano più largamente indiziati di "maltrattamento" dei farmacodipendenti da eroina, con dati raccolti sin dai primi anni novanta.

L'iniziativa si è saldata con quella di Giulio Manfredi, più centrata sulla questione degli orari di apertura dei Ser.T. rispetto alla nostra, più centrata sul tipo di offerta terapeutica e sulle modalità di cura, nonché sulla questione della violazione della legge rispetto al trattamento dei tossicodipendenti in carcere, che conferma, anche rispetto al diritto alle cure, la totale separatezza della realtà carceraria dal mondo esterno.

La questione della risposta sanitaria offerta dai Ser.T. è di non poco conto, se consideriamo che molti dei 12 mila morti tra i tossicodipendenti negli ultimi 10 anni, per overdose, per Aids e altre infezioni, per suicidio, per omicidio di tossicodipendenti costrette alla prostituzione, sono ascrivibili allo zelo con cui i Ser.T. hanno interpretato le norme proibizioniste sulle cure.

Infatti, a nostro avviso, non tutti i deceduti erano tossicodipendenti di strada, ma molti erano in carico ai Ser.T., o appena dimessi dai Ser.T., dalle Comunità di recupero o dal carcere. A tal proposito una proposta di richiesta di indagine parlamentare era stata avanzata alla Direzione del CO.R.A. sin dal 1993, ed è tuttora attuale, potendosi ancora rivelare una vera e propria bomba di verità sulla morte di molti cittadini certamente discriminati nel loro diritto alla cura.

In particolare, l'esposto presentato alla Procura i Modena solleva il caso di quali cure erano state riservate dai Ser.T. alle dieci donne tossicodipendenti uccise tra il 1975 e il 1985 mentre esercitavano la prostituzione per la necessità di acquistare l'eroina. In attesa di una risposta della Procura, ci saranno anche interrogazioni parlamentari, mentre una inchiesta in loco è già iniziata e si basa sulla collaborazione di alcuni dei genitori delle vittime.

Il Gruppo S&C sta infine cercando di sviluppare una particolare iniziativa per sbloccare la possibilità della prescrizione di eroina sotto controllo medico. Il Dott. Augusto Magnone di Milano ha inviato una petizione ad hoc ai Presidenti della Camera e del Senato, entrambe ricevute, ed ha chiesto di essere audito dalle rispettive Commissioni Sanità. La petizione individuale del Dott. Magnone dovrebbe costituire la traccia per altre petizioni individuali di altri medici volte al medesimo scopo.

Tra breve, inizierà anche la ricerca di un soggetto farmacodipendente da eroina con le caratteristiche necessarie e sufficienti per farne un soggetto di diritto che promuova una azione giudiziaria. I soggetti verranno dapprima selezionati sulla base di caratteristiche predefinite in una scheda predisposta dal Dott. Magnone, e successivamente esaminati approfonditamente da una équipe medica per individuare il soggetto più adatto.

Il Pretore, riconoscendo l'urgenza di intervenire a tutela della vita del soggetto ricorrente, potrebbe ordinare, inaudita altera parte, al servizio sanitario nazionale di mettere a disposizione del suo medico di fiducia (o presso il Ser.T. di riferimento eventualmente già coinvolto) il farmaco "eroina", con la disposizione data al Ministro della Sanità di procedere alla sua immissione nella farmacopea italiana, o la disposizione data alla farmacia di approvvigionarsi anche all'estero, per esempio in Inghilterra, dove il farmaco è già disponibile per l'uso medico.

Infine, è stata studiata un'azione nonviolenta nei confronti del Ministro della Sanità, con consegna di dosi di eroina di strada sottratte al mercato criminale perché potenzialmente letali, e richiesta di immissione nella farmacopea del farmaco eroina e sua prescrivibilità a soggetti farmacodipendenti con particolari requisiti. Un progetto in tal senso è già stato studiato in dettaglio e potrebbe scattare una volta mature le iniziative politiche e giudiziarie volte allo stesso scopo.

 

Info e adesioni: Giorgio Inzani

Ultimo aggiornamento: 07/08/2000