Istituto Superiore Statale "Angela Veronese" Montebelluna (TV)
La posizione della donna nell'Islam

 

LA POSIZIONE DELLA DONNA NELL'ISLAM

 

La posizione della donna nell’islam è sempre stata un argomento di contraddizione e malintesi perché, sin dal XVIII secolo, l’Occidente ha riportato un’immagine della donna islamica come seduttrice e voluttuosa. Basti pensare a tutta la pittura del XIX secolo, per esempio Ingres, la quale fa allusione a questo Oriente mitico e voluttuoso appunto. In seguito si scoprì che i paesi islamici sono al contrario molto severi, rigidi ma comunque adeguati alle esigenze reali. Per spiegare ciò prendiamo in considerazione il caso del re cristiano Luigi XIV e del sultano degli Ottomani, vissuti nello stesso periodo. Luigi XIV, il re cristiano, sposato ad una sola donna, alla quale si deve pensare egli sia fedele, manteneva una serie di favorite con le quali ebbe figli riconosciuti e nobiliati, Egli in pratica mantenne un harem non molto diverso da quello del sultano degli Ottomani, L’unica differenza è che da parte turca è ufficiale, legale e da parte francese è ufficiosa, vale a dire fuori legge ma conforme ai costumi. Nessun sultano ha mai immaginato che il fatto di avere un harem potesse costituire un peccato morale, al contrario Luigi XIV soffriva grandi angosce. Si può quindi affermare che l’Occidente cristiano proclama un grande rigore ma consente tutte le eccezioni, mentre nell’islam le esigenze sono più realiste ma più rigide.

 

E’ necessario, dopo questa premessa, analizzare determinati aspetti della condizione della donna islamica, ai giorni nostri, quali:

Il foulard islamico

L’istruzione delle ragazze nell’islam

La donna nella moschea

La poligamia

Il matrimonio e il matrimonio misto

Il divorzio

L’adulterio e le sue sanzioni

La pena di morte

La sessualità

La contraccezione

L’aborto

L’assenza di una norma unica

Due esempi di evoluzione

 

Un particolare argomento che ha colpito molto l’opinione pubblica occidentale è quello del foulard islamico indossato dalle donne. Il termine foulard è spesso confuso con i termini negativi chador e velo, perché portare il chador significa sostenere il potere iraniano e portare il velo significa nascondere tutto delle donne. Esistono vari tipi di foulard:

Rusari, tipico dell’Iran, incornicia il volto e lascia apparire fronte, occhi, labbra, naso e mento per poi scendere fino ai piedi, è di colore nero;

Hijab, diffuso nei paesi persiani, copre i capelli delle donne lasciando scoperto il volto, non è necessariamente nero;

Nikab, presente nei paesi mussulmani sunniti, è un velo integrale nero che lascia scoperti solo gli occhi;

Burka, obbligatorio in Afganistan, copre tutto il corpo ed ha una specie di grata all’altezza degli occhi per consentire la vista;

Indossare il foulard per la donne dell’islam è espressione di fede, delle dimensioni spirituali dell’essere, è segno di sensibilità e di pratica islamica. Nonostante ciò casi francesi dimostrano l’intolleranza occidentale verso manifestazioni religiose islamiche. Pochi anni fa una famiglia magrebina si trasferisce definitivamente in Francia, la ristrettezza di spirito della società francese impedisce di integrare le giovani nella scuola accettando che esse portino il foulard come la famiglia mussulmana desidera. All’aggressione della società francese la reazione della famiglia magrebina resta inquietante; si rassegna a dare un’istruzione alla figlia. In pratica, una ragazza francese può dimostrare di essere cristiana, eventualmente ebrea, ma non mussulmana, perché un segno di appartenenza religiosa è tollerato purché sia così discreto da non notarsi: va bene per una catenina al collo con appesa una croce o per una stella di David, ma non va bene per un foulard.

Problema centrale è l’istruzione delle ragazze nell’islam. E’ necessario sottolineare che esiste una differenza tra quanto si trova nei testi e quanto avviene nella società. Nei testi, infatti, la ricerca del sapere è un obbligo per ogni mussulmano ed ogni mussulmana perché un sapere vasto è la condizione di una fede profonda. Nella realtà l’ignoranza delle donne è diffusa e spesso mantenuta così che esse non riescono a conoscere i loro diritti. Per esempio in Egitto troviamo molte studentesse nelle università egiziane e donne professori di università, al contrario in Afganistan la regola è la negazione totale dell’educazione e dell’istruzione per le donne.

Come per il problema dell’istruzione esiste una differenz, tra quanto si trova nei testi e quanto avviene nella società, anche per quanto riguarda la posizione della donna nella moschea vale ciò. Infatti, uomini e donne sono separati nelle moschee, entrambi però hanno gli stessi obblighi, le stesse esigenze in materia di partecipazione alla preghiera comunitaria. Capita che a volte gli uomini sono davanti e le donne dietro, a volte c’è una separazione tra due spazi contigui, a volte ci sono due piani. L’obiettivo di tale separazione è di concentrare totalmente il proprio essere, il proprio cuore, la propria coscienza verso Dio, in modo da evitare le preoccupazioni umane e le distrazioni. Comunque la moschea resta un luogo di vita, di studio, di preghiera sia per le donne sia per gli uomini. Non impedite alle vostre spose di recarsi in moschea, recitava il Profeta. Nella realtà alcune moschee non permettono l’entrata della donne. Un esempio particolare è quello della Mecca. A la Mecca, durante il pellegrinaggio, uomini e donne pregano l’uno accanto all’altra, espressione, in quel momento, di intensa spiritualità, di un’eguaglianza totale tra uomini e donne insieme davanti al Creatore. Si comprende che la filosofia generale della separazione non ha nulla a che vedere con una discriminazione di fatto ma piuttosto con un riguardo particolare alle esigenze di una spiritualità profonda, concentrata, esclusivamente attenta alla presenza dell’Unico.

A proposito della poligamia è necessario spiegare che cos’è e da dove nasce. E’ una struttura sociale nata con i patriarchi d’Israele la quale prevede per un uomo la possibilità di avere quattro spose e molte concubine, in circostanze però particolari, regolate da leggi, perché l’orientamento generale dell’insegnamento islamico tende alla monogamia. Quindi la poligamia rappresenta la preoccupazione di non lasciare mai una donna da sola con i suoi bambini, è una forma di sicurezza sociale. Esiste però una differenza tra quanto si trova nei testi e quanto avviene nella società, vi sono delle leggi che tutelano i diritti della donna per quanto riguarda il matrimonio ma nella realtà, poiché, come è stato già detto, la donna, non essendo istruita, non conosce tali diritti. Ricordiamo che paesi come Tunisia e Turchia hanno abolito la poligamia.

Collegato alla poligamia è il matrimonio e il matrimonio misto. Nell’islam il matrimonio è un contratto i cui termini devono essere chiaramente stipulati (in particolare sui bambini, educazione e custodia). Il principio del matrimonio è l’uguaglianza degli esseri e la complementarietà dei ruoli e delle funzioni. L’uomo ha perciò il dovere di sovvenire ai bisogni della famiglia, la donna ha il diritto di non preoccuparsi dei suoi bisogni materiali. E’ per questo che un uomo mussulmano può sposare una donna cristiana o ebrea, egli deve rispettare la fede di sua moglie e provvedere sempre ai suoi bisogni, mentre una donna mussulmana non può sposare un uomo di un’altra religione, essa potrebbe ritrovarsi in una situazione in cui suo marito non riconosce la sua fede e non vuole mantenerla.

A questo punto è inevitabile parlare di divorzio. Esiste una differenza tra quanto si trova nei testi e quanto avviene nella società. Nei testi il divorzio tra le cose permesse è quella più odiata da Dio. E’ inoltre un atto grave che per l’uomo come per la donna deve essere giustificato; la donna può poi esigere che i suoi diritti vengano stipulati nel contratto di matrimonio. Il matrimonio non riguarda solo due esseri, ma riguarda anche l’unione di due famiglie. Ciascuno conserva la propria identità e resta legato alla famiglia d’origine. Lasciare la moglie o il marito significa ritrovare la propria famiglia Nella realtà sociale ciò non è possibile a causa della povertà, delle condizioni di vita, delle famiglie smembrate. Spesso gli uomini rivelano esagerazioni con trattamenti discriminanti e disumani nei confronti della sposa, la donna si ritrova sola, isolata e con a carico molti bambini. Questa questione è trattata in maniera diversa nei diversi paesi islamici. Si veda per esempio lo statuto personale imposto in Algeria; gli articoli di legge fanno della donna un minore senza diritti che non può chiedere il divorzio.

Per quanto riguarda l’adulterio la pena citata nel Corano è la lapidazione, questa però è accompagnata da clausole di condizionalità che ne determinano l’impossibilità di attuarla. Le pene hanno quindi finalità educativa e dissuasiva, sono un forte insegnamento morale. Un caso particolare avviene però nelle oasi del sud della Tunisia dove la popolazione è costituita da beduini, che sono più o meno stabili coltivatori. Se una donna tradisce il marito può essere punita con la pena di morte, ma una donna non ha il diritto di chiedere al marito se ha commesso o no adulterio.

Come le sanzioni per l’adulterio, anche la pena di morte ha le stesse finalità e inoltre si pone come pretesto per lo sviluppo di un progetto che basa le azioni individuali:

Sulla coscienza davanti a Dio

Sull’orientamento al bene

Sulla equità davanti agli uomini

E’ da sottolineare che le condizioni che accompagnano queste pene le rendono inapplicabili. Bisogna anche operare una differenza, per esempio, tra Arabia, Sudan, Afganistan che applicano le sanzioni sull’adulterio e la pena di morte, e tra Marocco, Egitto, Siria che non le applicano.

La sessualità, come adorazione del creatore, è trattata in antichi testi dell’Islam che parlano del piacere, dei preliminari, dei corpi, delle posizioni possibili dell’amore, tutto è permesso, nel rispetto delle aspettative e del piacere dell’uomo e della donna, eccetto la sodomia. Il Profeta associa all’atto sessuale l’elemosina, nel senso che diventa espressione di un atto di adorazione di fronte al Creatore. La sessualità è espressione dell’essere che accetta tutto del dono di Dio, compreso il proprio corpo. L’uomo ha inoltre coscienza della propria responsabilità nel dominare le sue pulsioni ed i suoi istinti per permettere loro di vivere nella trasparenza del dono che hanno ricevuto.

A proposito di escissione e di omosessualità possiamo affermare che l’islam non favorisce l’escissione e non ne fa un atto raccomandato, come avviene invece per la circoncisione maschile, l’idea di negare alla donna la sua sessualità e/o il suo piacere nella sessualità è in disaccordo con l’insegnamento islamico. Nella realtà questa pratica è molto diffusa. L’omosessualità non è permessa nell’islam perché essa non è naturale, rivela un turbamento, una disfunzione, uno squilibrio, esce dalla via e dalle norme della realizzazione degli esseri umani davanti a Dio.

Nasce qui il problema della contraccezione. Il principio generale tenderebbe ad opporsi alla contraccezione, ma i casi particolari che la permettono sono numerosi (troppi bambini, impossibilità di sopperire ai loro bisogni, la salute della madre, la situazione della società). Inoltre, poiché la decisione di usare contraccezione deve essere presa in due, (marito e moglie), sono qui tutelati due diritti della donna: il piacere sessuale e il piacere di vivere la maternità. Ne deriva una visone dell’atto sessuale, come già detto, non solo come mezzo di procreazione ma anche come mezzo di piacere.

L’aborto invece non è autorizzato salvo situazioni nelle quali la vita della madre è in pericolo. Vengono poi i casi particolari che richiedono interpretazioni specifiche e precise con l’intervento e/o il parere di alcuni specialisti. Si prenda per esempio il caso degli stupri in Bosnia. Le donne violentate avevano o no il diritto di abortire? Alcuni sapienti hanno risposto di no in nome del principio generale, altri, la maggioranza, erano di parere opposto e sostenevano che l’aborto in questi casi precisi era autorizzato alla luce dei testi. Le donne stuprate abortirono.

Esistono per l’appunto diversi consigli di sapienti e di specialisti che hanno poteri decisionali in materia religiosa e politica. L’islam, infatti, non possiede un’unica istituzione di riferimento. Si può parlare quindi di assenza di norma unica. Su alcune decisioni il Consiglio di sapienti è totalmente condizionato da pressioni politiche, come per esempio avviene in Afganistan e in Arabia Saudita.

Per concludere è opportuno riflettere su due esempi di evoluzione:

Paesi come la Turchia e la Tunisia hanno per esempio abolito la poligamia, potrebbero questi paesi essere presi come modelli per un islam futuro? La risposta è NO perché le legislazioni applicate sono state imposte con aggressività dagli stati coloniali, si tratta quindi di dittature sanguinarie le quali vengono mascherate sotto una falsa modernità.

Paesi come Iran e Bangladesh hanno fatto progressi riguardo ai diritti della donna, senza sentire il bisogno di introdurre norme occidentali, ma grazie a movimenti femministi interni. Ecco che le donne sono presenti in Parlamento in gran numero, partecipano alle attività culturali e sportive. L’evoluzione fu possibile grazie a modifiche avvenute dall’interno.

Non si può far evolvere mentalità imponendo a martellate valori venuti da fuori o in ogni modo percepiti coma tali. Bisogna privilegiare l’educazione, il lavoro dall’interno e a lungo termine.

(Allegato n°3)

 

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