Istituto Superiore Statale "Angela Veronese" Montebelluna (TV)
I giovani : introduzione

I giovani

I giovani sono un elemento fondamentale su cui ogni società fa affidamento per la propria sopravvivenza e soprattutto per la propria espansione. Per questo motivo ci si interessa sempre di più alla condizione giovanile, la quale diventa più difficile con lo svilupparsi della società.

La vita dei giovani, centrata su famiglia, scuola, lavoro, politica, tempo libero, ecc, è continuo oggetto di ricerca e viene analizzata secondo vari approcci:

Ø l’approccio strutturale analizza soprattutto le situazioni obbiettive in cui i giovani vivono e da cui sono condizionati: Cioè le coordinate storiche, politiche, economiche e culturali…la lettura strutturale mira ad offrire un quadro di conoscenze sui giovani così come sono in rapporto alla società.

Sotto il profilo strutturale è possibile fornire dati sulla consistenza quantitativa dei giovani nella società (e constatare ad esempio che i giovani sono in diminuzione e che aumentano invece le persone anziane), a descrivere come si compone l’universo giovanile rispetto alle variabili di sesso, età, scolarità, occupazione, estrazione sociale ed altri elementi che confermano l’esistenza di differenze tra diversi strati di popolazione giovanile.

Ø L’approccio culturale invece analizza la soggettività giovanile, cioè l’insieme dei valori, bisogni, opinioni, atteggiamenti, stereotipi e attese che formano la "Cultura Giovanile" , il modo giovanile di interpretare la vita in tutte le sue manifestazioni.

Sotto il profilo culturale è possibile ipotizzare sia l’esistenza di una specifica cultura giovanile sia di più subculture variamente caratterizzate.

Per giungere poi ad una definizione soddisfacente di gioventù è necessario tener presente che essa è in gran parte un prodotto sociale, nel senso che i problemi tipici della condizione giovanile sono l’effetto del prolungamento artificiale della gioventù che si registra presso le società moderne, industriali e complesse, provocando la dipendenza e la marginalità di interi strati giovanili.

D’altra parte in altre società, caratterizzate dalla povertà e dal bisogno si registra il fenomeno opposto dell’assenza dell’ adolescenza e della giovinezza, dal momento che i giovani sono precocemente inseriti nelle attività produttive e costretti ad assumere ruoli da adulti, per sopperire alle necessità della famiglia.

 

Sono state elaborate delle teorie che tentano di illustrare gli aspetti essenziali del condizionamento socio culturale a cui i giovani sono sottoposti, e del protagonismo di cui possono essere i rappresentanti.

LA CATEGORIA DELLA MARGINALITA' (1970)

La categoria della marginalità definisce correttamente i giovani che per diverse ragioni subiscono un processo di emarginazione da parte della società oppure si auto emarginano volontariamente.

La marginalità viene definita in termini di effettiva esclusione, esclusione dal godimento dei diritti e dalle opportunità offerte dalla società a tutti i cittadini; Marginalità significa isolamento, dipendenza e sfruttamento.

Le forme della marginalità giovanile sono numerose soprattutto nell’ambito della scuola (espulsione, abbandono precoce, abbandono, insuccesso) e del lavoro (disoccupazione, dequalificazione, retribuzione insufficiente).

Gli effetti della marginalità sono rilevanti: si nota perdita di autostima, sentimenti di inutilità , il venir meno del protagonismo ed infine la progressiva interiorizzazione dell'emarginazione stessa come cultura, cioè come ragione di vita.

 

LA CATEGORIA DELLA FRAMMENTARIETA'

La frammentarietà è l’effetto principale della logica delle società complesse, in cui tutto è relativizzato ed i processi di socializzazione rispecchiano la situazione di pluralismo culturale portata alle estreme conseguenze.

Frammentazione significa crisi dell’identità collettiva dei giovani, cioè crisi del concetto di "condizione" giovanile, che lascia il posto ad una pluralità di "coscienze di gruppo" diversificate.

Frammentarietà significa anche segmentazione del vissuto individuale, da intendersi come rottura del tempo psichico, cioè del legame passato, presente, futuro, con affermazione di un diffuso senso della precarietà; significa in fine incapacità di dare un senso unitario alle esperienze di ogni giorno, che vengono vissute in modo del tutto sporadico.

LA CATEGORIA DEL CAMBIAMENTO CULTURALE

Questa categoria attribuisce ai giovani un ruolo di protagonismo sociale, in quanto gestori di una rivoluzione culturale lenta verso nuovi modi di interpretare la vita, mantenendo però una certa continuità con il passato. Secondo questa teoria i giovani non "avrebbero" più dei valori acquisiti (cioè ispirati all'avere) ma ne ricercherebbero di nuovi (post-materiali, espressivi, ecc., quali la libertà, l'autorealizzazione, la pace…), l'ipotesi tende ad accreditare l'idea che i giovani sono in grado di realizzare, all'interno della società complessa, una sintesi felice tra passato e presente in modo non traumatico ma duraturo e profondo.

 

LA CATEGORIA DELL'ECCEDENZA DELLE OPPORTUNITA'

 

Il concetto di eccedenza delle opportunità implica che i giovani si trovano di fronte a numerosi percorsi che offrono l'opportunità di crescere, affermarsi e di inserirsi nella società. Tuttavia si nota una certa resistenza ad impegnarsi lungo un solo percorso. I giovani tenderebbero cioè a fare numerose esperienze senza mai però impegnarsi in nessuna di esse, rinviando le decisioni e le scelte definitive il più tardi possibile. Nelle situazioni di eccedenza di opportunità i giovani mostrano una grande capacità di adattarsi, di convivere con la precarietà; il tempo libero, l'amicizia, l'affettività, i temi della formazione e della coscienza così come gli hobbies diventano gli ambiti in cui ogni individuo investe le proprie risorse vitali per raggiungere un'identità personale direttamente controllabile.

 

LA CATEGORIA DELL'IDENTITA' COLLETTIVA (sostenuta da Erikson)

 

Il tema della lotta per l'identità mette in evidenza la situazione di conflittualità che viene a crearsi nelle società industriali e post-industriali, esiste conflitto poiché il sistema sociale tende ad imporre identità psicologiche predeterminate a cui i giovani si ribellano. Il tema dell'identità collettiva emerge in quelle situazioni in cui sembra compromessa la possibilità di identificare con chiarezza (e soprattutto di realizzare) i valori che danno senso alla vita; ciò avviene nelle fasi di transazione sociale rapida e confusa in cui vengono messe in discussione le precedenti certezze circa il senso della vita e della morte, della sicurezza e dell'autorealizzazione, dell'amore e dell'amicizia. E' attorno a questi temi che si sviluppa oggi il dibattito culturale.

 

COME SI DIVENTA GIOVANI?

La funzione di socializzazione della famiglia deve condividere la sua funzione formativa con la scuola, con il gruppo dei coetanei, con numerose associazioni, i gruppi, la radio la tv e tutti i mass media. Tutte queste istituzioni propongono un loro messaggio educativo che non coincide o è in contrasto con la famiglia.

Malgrado ciò la famiglia resta il valore principale dei giovani come punto di riferimento che dà sicurezza economica e psicologica e come "area di parcheggio" provvidenziale nell’attesa di un’autonomia che è rinviata nel tempo.

Il modello di famiglia ideale dei giovani è la convivenza fondata sulla reciproca scelta e non necessariamente sull’istituzione matrimoniale e alla coppia con figli.

La scuola invece svolge un ruolo positivo per la socializzazione, nonostante i motivi di disagio e di indifferenza manifestata da alcuni giovani.

Si registrano perciò tassi di scolarizzazione elevati anche nelle nuove generazioni. Essi sono controbilanciati dal fenomeno della mortalità scolastica che colpisce molti studenti soprattutto nel passaggio da un grado d’istruzione all’altro. La zona d’Italia più colpita da questo fenomeno sembra essere il sud.

Gli atteggiamenti dei giovani verso la scuola sono, infatti, ambivalenti: da una parte si esprime soddisfazioni nei riguardi delle relazioni interpersonali che la scuola favorisce tra gli alunni, dall’altra si sottolineano le numerose carenze organizzative e formative che sono alla base del disagio.

 

I GIOVANI E IL TEMPO LIBERO

Esistono vari modelli di utilizzo del tempo libero da parte dei giovani, che corrispondono alle diverse condizioni di vita e alle disponibilità economiche:

"Tempo libero essenziale" tipico di chi ha poco tempo a disposizione;

"Tempo libero compensativo" caratteristico dei giovani lavoratori;

"Tempo libero esuberante" tipico dei giovani che dispongono di molto denaro;

"Tempo libero esuberante finalizzato" specifico dei giovani che mirano all’autorealizzazione in senso individualistico;

"Tempo libero finalizzato" proprio dei giovani che hanno un preciso progetto di sé aperto al sociale.

Il tempo libero è in alcuni casi ridotto alla funzione compensativa, in quanto è vissuto come momento di recupero, rispetto al tempo dello studio e del lavoro in cui si consumano energie produttive. In altri casi è finalizzato a precisi obiettivi ed è organizzato in modo efficiente. Nella maggioranza dei casi, però, il tempo libero è vissuto secondo il modello dell’evasione e del consumo.

Una parte consistente dei giovani (Circa il 35%) occupa il tempo libero partecipando ad attività promosse da gruppi, movimenti, associazioni. Lo sviluppo psico-sociale dei giovani avviene con la partecipazione a questi gruppi, che si occupano di problemi sociali, di ecologia e di cultura.

Le "compagnie" svolgono una funzione importante, e insostituibile, per completare i processi di socializzazione già avviati dalla scuola e dalla famiglia, offrendo sostegno psicologico, senso dell’appartenenza e sicurezza.

I giovani che fanno parte di questi gruppi, primari, tendono a prendere decisioni più avventate e questo non fa che accrescere il rischio di devianza.

Tra i consumi giovanili la musica rappresenta uno strumento di socializzazione, che conferisce identità collettiva e offre l’opportunità di esprimersi in modo non conformista e spontaneo. La musica è vissuta da alcuni come espressione del disagio, della frustrazione e dell’alienazione.

Molto diffusa tra i giovani è anche la pratica sportiva vissuta come un momento di sfogo. La spettacolarizzazione dell’evento sportivo ha creato una forte partecipazione emotiva, che spesso porta i giovani alla trasgressione, come la violenza negli stadi.

Questo tipo di comportamento, che è la trasgressione, rispecchia la situazione della società, che non offre molte opportunità di sfogo delle tensioni e che invece contribuisce ad accrescerle.

 

Bibliografia :Giancarlo Milanesi "Sociologia dell’educazione e scienze sociali" ATLAS, Bergamo 1997

A cura di Alessandra Cunial & Alice Umana

Cl. 2^D Liceo delle Scienze Sociali

 

 

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