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Per trovare la rotta in mare aperto, i marinai facevano riferimento alla stella polare che indica il nord. Il problema dell’orientamento, fu risolto dalla bussola, che fu inventata dai Cinesi, e poi portata in Occidente dagli Arabi e diffusa dagli Amalfitani; è divenuta di uso corrente nei mari europei intorno al 1300. La bussola, era costituita da una piccola scatola con un ago calamitato montato su di un perno, posto nel mezzo di una rosa dei venti, l’ago calamitato dirigeva sempre una delle due punte verso il nord magnetico della Terra. Soltanto più tardi, sul finire del Medioevo, entrò nella pratica nautica l’astrolabio, uno strumento già noto ai Greci, che gli Arabi perfezionarono e diffusero nel Mediterraneo. L’astrolabio era costituito da un disco metallico con l’orlo diviso in 360° (il quadrante): su di esso ruotava un’asta con due mirini (alidade). Fissando l’astro su cui si voleva orientare la rotta, attraverso di essa si poteva leggere sul quadrante la distanza in gradi dalla nave. Per conoscere l’altezza dell’astro nei diversi luoghi, giorno per giorno, e quindi, potere stabilire la latitudine(non ancora la longitudine) della nave in mezzo al mare calcolando l’altezza di una stella sull’orizzonte. Per tracciare le rotte il pilota aveva a disposizione anche i portolani, carte nautiche nelle quali era disegnata con grande precisione la linea di costa, con tutti i porti e gli approdi. Mancavano i meridiani e i paralleli, ma a loro posto c’erano alcune rose dei venti, collocate in punti diversi della carta. Le rotte marittime erano indicate Dai raggi di una rosa dei venti centrale, che arrivavano ai margini e si intersecavano con quelli dei raggi di rose dei venti più piccole, poste in punti diversi. Queste innovazioni, oltre a rendere più sicura e veloce le navigazioni, permisero di ridurre il periodo d’inoperosità delle navi durante l’inverno. Strade e ponti erano spesso inservibili a causa della cattiva manutenzione, perciò la navigazione era, in genere, più vantaggiosa. Con il vento favorevole si potevano coprire distanze impensabili per viaggiatori di terra e con costi assai minori. Un vento contrario, o la bonaccia persistente, però, rendevano il viaggio per mare interminabile e ancora più penoso per il tormento della sete.                                              

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                                                                                                        © S.Lannino 2001

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