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Don Giacomo Caiozzo

   

L'ex Chiesa dei Crociferi
E
rano gli anni '30 e sulla corriera che da Palermo saliva a Montelepre, un prete che aveva superato evidentemente la mezza età stava per mettere il piede sinistro sul predellino di accesso, quando un uomo facendo le corna si rivolse ad un altro: "Per carità qualcosa succederà, meglio non salire". Il prete, dall'udito fine e dall'intelligenza sveglia, lo sente e gli si rivolge: "per accadere una disgrazia occorrono due condizioni. la prima che vi sia un prete e la seconda che vi sia un cretino, se lei appartiene a questa categoria, me lo dica che io non salgo".

Era quel prete, il Sac. Giacomo Caiozzo da Castellammare (1881-1972) che in quel tempo si recava a Montelepre, perchè insegnava nelle scuole elementari di quel paesetto sperduto in mezzo ai monti, e fra gli alunni di una classe annotava un ragazzino sveglio ed intelligente, divenuto una decina di anni dopo famoso e noto in tutto il mondo civile. Salvatore Giuliano.

Nacque il Caiozzo da Antonio e da Maria Borruso, appartenenti a famiglie note ed agiate. 

Durante la prima guerra mondiale fu ufficiale cappellano militare ed al ritorno ebbe affidata la cura della Chiesa del 'Convento', cioè dei Crociferi.

Spirito indipendente, non prono alle imposizioni mafiose ed alle soperchierie altrui, nell'Agosto del 1943 fu nominato, dal Comando Alleato, Sindaco di Castellammare, nel primo periodo di assestamento democratico e di grande miseria.

Il mese prima, assieme a Vito Romano, si era adoperato presso i Tedeschi affinchè non fosse minata la montagna che sovrasta il paese.

L'ordine pubblico in quell'agosto lasciava molto a desiderare: erano rientrati in paese i mafiosi già confinati, ed i delinquenti, liberati dalle carceri, man mano che le truppe alleate avanzavano, incominciavano a far ritorno.

Con l'arrivo di questi elementi ebbero inizio le uccisioni, i furti e le malversazioni.

Le difficoltà di approviggionamento alimentare erano molte e padre Caiozzo si diede da fare per reperire granaglie.

Fu uno dei sindaci dell'epoca che riusciva a dare alla popolazione affamata pane e pasta durante il mese. Talvolta, partito in cerca di grano, a bordo di un camion "precettato" e con la scorta di una guardia urbana o di un carabiniere, ritornava, anzicchè carico di grano, con patate e cipolle.

Ebbe il coraggio, dopo aver trovato il grano e fatta confezionare la pasta nei pastifici locali, per distribuirla ai cittadini che da diversi giorni non ne vedevano, di far ritornare vuoti a Trapani gli autocarri inviati dal Prefetto per requisire la pasta a favore dei trapanesi.

La sua azione e la sua figura di prete "ribelle" gli suscitarono l'invidia e l'inimicizia delle classi notabili, più o meno mafiose, e degli esponenti della nascente Democrazia Cristiana cittadina.

Ai primi di novembre 1943, travisando i fatti, fu messa in giro la voce che padre Caiozzo stava mandando la pasta a Trapani, per cui nelle prime ore pomeridiane una gran folla di cittadini si riunì a vociare sotto al balcone. Egli cercò di sedare il tumulto, esponendo i fatti, ma riusciti vani i tentativi, imbraccato un fucile sparò un colpo in aria; contemporaneamente si sentì un altro sparo ed una donna venne ferita ad un braccio.

Nonostante fosse stato accertato che il colpo che aveva ferito la donna fosse stato sparato dal basso, il prefetto, sollecitato dagli elementi avversari che avevano provocato il tumulto, sollevò il Caiozzo dall'incarico di Sindaco, nominando Commissario Prefettizio il Rag. Antonio Venza.

Da allora Padre caiozzo diventò il più acerrimo avversario della Democrazia Cristiana, dei prepotenti e dei mafiosi locali.

Si spense, novantenne, a Genova in casa di un nipote.

Da : Silvio Garofalo, Miscellanea di Storia, fatti, notizie e dati su Castellammare del Golfo (Ai piedi del Castello).
Edizioni Campo Alcamo - marzo 1989


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