IL BLENDED WHISKY

E’ lo scotch più noto ed ha uno strabiliante assortimento di marche ed un infinito numero di diversi tipi di miscele. Il blended è costituito dall’unione di una varietà di malti con uno o più whisky di cereali. Sono quelli che anche il neofita conosce: Ballantine’s, Bell’s, Black and White, J&B, Johnny Walker, Cutty Sark, Chivas Regal e tanti altri. Nel blend, per ciascuno dei suoi whisky di prima scelta, il miscelatore (detto anche “il naso”) ne unisce uno o due di supporto, scegliendoli con caratteristiche simili. Anche nel caso del più blando whisky di cereali si segue una procedura analoga per dare più enfasi. Nel caso in cui una base di 10 o 12 whisky di malto di prima scelta sia supportata da uno o due whisky di cereali è subito evidente quanto l’insieme sia numeroso. Una miscela ben fatta non è mai al di sotto di 25 e la media si aggira sui 30. Non meno comuni sono i blended che ne contano 40 e più. La presenza di whisky di supporto è dovuta alla necessità di eliminare ogni minima angolosità degli whisky di prima scelta. Un altro motivo è la tranquillità: nel caso in cui in futuro ci siano problemi di disponibilità per uno dei whisky di prima scelta, non è difficile porvi rimedio. I blended scotch whisky sono in giro ormai da tempo, perciò la preoccupazione del miscelatore è di mantenere il suo prodotto costante, così che il consumatore fedele non abbia delusioni o sorprese. Se gli tocca di creare un nuovo blended, non deve partire dal nulla, ma può servirsi del prodotto esistente come guida sulla quale lavorare. E’ possibile produrre un whisky di qualità con rispettabili proporzioni di malto e ottenere un sapore relativamente leggero. Lo si ottiene usando una grossa parte di whisky di malto delle Lowlands, di particolare leggerezza, e unendo i whisky di cereali più leggeri. Tipici esempi di questo tipo sono il J&B e il Cutty Sark. Sul versante opposto troviamo invece i blended pieni di corpo, con gradevole sapore etereo e profumata fragranza: il più classico è 

 

 

 

 

 

 

The Famous Grouse, il whisky in assoluto più venduto in Scozia e anche lo sponsor unico della squadra nazionale di rugby. E’ un blended splendidamente complesso, rotondo e persistente, con una trattenuta dolcezza di malto e una punta di sherry nel finale. Ma attenzione: morbidezza non è sinonimo di leggerezza. Per esempio, non è tanto la leggerezza quanto la morbidezza, con un tocco di invecchiamento in barili di Bourbon, che caratterizza i whisky Ballantine’s. Essi hanno la secchezza delle Highlands e un sentore di Islay, arrotondata dall’invecchiamento; sono whisky gentili, riflessivi, meditativi. Esistono anche alcuni, pochi in verità, blended tipicamente regionali come l’Islay Mist, prodotto dalla stessa casa della Laphroaig, con un solido e caratteristico carattere isolano. Infine come non citare il Teacher’s, un blended dolce e vellutato, con un contenuto di malto nettamente superiore alla media. Se sulla bottiglia è indicata l’età minima d’invecchiamento, allora si può essere sicuri che tutti gli whisky presenti nella bottiglia, compresi quelli di cereali, sono invecchiati almeno quanto indicato dall’etichetta. L’invecchiamento ha minore importanza nel caso dei cosiddetti standard blended, cioè quelli senza indicazione di invecchiamento, molti dei quali sono di quattro anni anche se alcuni, come Mackinlay’s (uno dei migliori), sono invecchiati cinque anni, mentre altri ancora, che raramente mettono in evidenza il fatto, sono di tre anni, il minimo consentito per legge. Comunque, in genere l’età è pur sempre un fattore abbastanza indicativo. Ed infine, duole dirlo, la forza della pubblicità e della promozione è davvero enorme nei blended: alcuni di questi sono davvero ottimi, altri invece meritano molto meno il successo che riscuotono.