STORIA

“Freedom and whisky
gang taegither-
la libertà e il whisky vanno insieme”

Robert Burns

Durante il XVI sec. la distillazione fece notevoli progressi in tutta Europa. A ciò contribuirono, per la Scozia e l’Inghilterra, l’abolizione dei monasteri in quanto molti monaci, cacciati dai loro “sancta sanctorum”, non ebbero altra scelta che mettere a frutto la loro competenza, e pertanto la conoscenza della distillazione si divulgò rapidamente ad altre persone. Quanto diffusa divenne in Scozia lo apprendiamo dall’Atto del Parlamento Scozzese del 1579 con cui si proibiva la distillazione dell’aqua vitae, ad eccezione dei signori e gentiluomini che potevano distillare per proprio uso personale. La ragione di tale provvedimento, il primo riguardante l’aqua vitae, era l’effetto deleterio di un’elevata attività di distillazione, non sulla sobrietà delle classi lavoratrici, bensì sulle forniture di cereali necessarie per il cibo. Il rapporto tra governo e distillatore si formalizzò con l’introduzione delle prime imposte sulle entrate effettuata da Carlo I nel 1644, che ispirò il Parlamento Scozzese a introdurre a sua volta una tassa sull’aqua vitae. Con alcune eccezioni, però. Al proprietario della distilleria Ferintosh di Dingwall, tale Duncan Forbes, in premio per la sua fedeltà verso la Corona, nel 1689 fu concesso il privilegio di distillare l’aqua vitae con esenzione dalle tasse. Questa speciale intesa andò avanti per circa un secolo. Durante quel periodo, il whisky Ferintosh divenne famoso in tutta la Scozia; ma alla fine il venir meno della condizione speciale di esenzione obbligò i discendenti di Forbes a ritirarsi dalla distillazione ed il whisky Ferintosh sparì: un avvenimento all’epoca molto deplorato dal poeta Robert Burns. 

Nel Sei e Settecento gli scrittori inglesi collegavano l’usque-baugh o whisky siacon l’Irlanda che con la Scozia. Nel dramma “The Malcontent” di John Marston, scritto nel 1603, ci sono due personaggi che cantano questa canzone:
“Gli olandesi sono ubriaconi,
i danesi hanno i capelli biondi,
gli irlandesi hanno l’usquebaugh
e i francesi hanno la sifilide.” Una testimonianza di quel periodo ci viene da Martin Martin che, alla fine del XVII secolo, nel suo diario di un viaggio attraverso le Ebridi, dice: “Esistono diversi tipi di liquori, detti comunemente Usquebaugh, e conosciuti altrimenti come Trestarig, vale a dire aquavitae, distillatitre volte, i quali sono forti e caldi(...) Un terzo tipo di liquore viene distillato quattro volte, e questo dai nativi viene chiamato Usquebaugh baul: al primo sorso scuote le membra del corpo e due cucchiaiate sono una dose sufficiente; se qualunque uomo eccede questa dose, il suo respiro può arrestarsi subito e mettere in pericolo la sua vita” . Il Settecento fu testimone dell’aspra lotta tra distillatori delle Highlands e contrabbandieri da una parte, e le autorità di Londra dall’altra. Pochi anni dopo l’Union Act per la creazione del Regno Unito del 1707, il Parlamento cercò di allineare la Scozia all’Inghilterra imponendo una tassa sul malto: ci fu una sollevazione popolare e non se ne fece più niente. Un altro tentativo, nel 1725, di introdurre una tassa sul malto causò sommosse sia a Glasgow che a Edimburgo, che si estesero sino alle lontane Orcadi. Infine, purtroppo, la legge passò e si giunse addirittura a vietare la distillazione privata (domestica) . Ulteriori pressioni portarono al Wash Act del 1784, studiato per fermare il flusso di alcol a buon mercato verso il sud, prodotto quasi esclusivamente da distillerie relativamente nuove sorte nelle Lowlands. Venne fatta una distinzione tra distillerie delle Highlands e distillerie delle Lowlands, dato che le prime erano tassate assai meno severamente delle seconde. La distinzione può essere stata fatta in parte per motivi politici ed in parte come riflesso della credenza che gli Highlanders dovevano affrontare svantaggi economici e fisici superiori a quelli dei loro concorrenti delle Lowlands. I contrabbandieri cominciarono a trasportare fiumi di whisky da nord a sud, sino a quando il governo dovette aumentare a dismisura la tassa per il rilascio della licenza. L’industria, già così tanto tormentata, dovette subire altre pressioni quando in momenti diversi la distillazione fu vietata del tutto a causa della mancanza di cereali in seguito a carestie. Nel 1814 il governo di Londra decise di tentare un nuova via. Fu abbandonato il vecchio sistema basato sulla capacità dell’alambicco a favore dell’introduzione di una quota fissa di 10 sterline ad alambicco, più una tassa sul wash . Al di sopra della linea delle Highlands vennero vietati gli alambicchi con capacità inferiore a 500 galloni, mentre nelle Highlands era fatto divieto ai distillatori di vendere direttamente il whisky da loro prodotto. La totale indifferenza della popolazione nei confronti del contrabbando non rendeva certo più facile il lavoro degli esattori e, quando perfino le persone più influenti del paese iniziarono a consumare apertamente whisky illegale, divenne chiaro che gli eventi avevano preso una piega assurda. L’apice di tutto ciò fu la visita ad Edimburgo di Re Giorgio IV nel 1822, che per l’occasione adottò il vestito delle Highlands e chiese un Glenlivet, sostenendo di non bere altro . Inutile dirlo, il Glenlivet servito era illegale! Fu istituita una commissione che riferì al Parlamento in tempo utile per permettere l’entrata in funzione, nel 1823, della “Legge per l’eliminazione della distillazione illegale”. Le dimensioni minime di un alambicco erano state portate nel 1816 a 40 galloni e quindi rimasero su questi più ragionevoli livelli. Ma la risposta fu negativa e spesso ostile, la Scozia era stata invasa dall’Inghilterra ma non vinta! Sia le tasse che le licenze vennero prese come un’interferenza nella libertà di distillare degli Highlanders e dovevano passare ancora molti anni prima che l’atteggiamento cambiasse. Malgrado ciò, nel 1824 George Smith della Glenlivet chiese, sotto la tutela del suo padrone, il Duca di Gordon, la prima licenza di distillazione...