Avuta notizia della nota emanata dal Centrale e attivato come previsto dal Piano Operativo Nazionale dall'Incaricato Nazionale del settore Emergenze e Protezione Civile Mauro Mulas, il nostro Incaricato Regionale Antonello Fancello, in collaborazione con la segreteria Regionale Sarda, provvedeva a contattare i capi della Pattuglia EPC e tutti quei capi che avevano precedentemente dato la loro disponibilità e di cui sono ben note le capacità, per formare una squadra per partire con il minimo preavviso in Albania.
Questo l'elenco dei capi della pattuglia: |
Antonello Tino Maria Lucia Giangavino Lino Aldo Paoletta Tore Lucia Franco Giulio Marco Matteo Willy |
Fancello Temo Cabizza Dettori Bandiera Meloni Nieddu Pinna Gadau Pinna Oppes Feltrin Ramin Altavilla |
Sassari Sassari Sassari Sassari Sassari Sassari Sassari Sassari Sassari Bono (SS) Cagliari Trento Padova Bologna |
Di questo contingente facevano parte anche Giuseppe Curreli e Luigi Fiori, che all'ultimo momento sono stati costretti a rinunciare alla partenza, rispettivamente per motivi di famiglia e di lavoro.
Dopo l'incontro avuto con l'I.N. EPC il sabato 10 aprile a Roma e ottenuto il nulla osta dall'AGESCI, il Dipartimento della Protezione Civile ci autorizza alla partenza, fissata per il 16 aprile alle ore 20.00 dal Porto di Bari. |
L'insostituibile Tino, preso contatto con il Sindaco di Sassari, la Sig.ra Anna Sanna, e dopo un breve colloquio riesce a ottenere la promessa della copertura delle spese sostenute.
L'allora Incaricato Regionale Fabio Scanu, anticipava la somma che consentiva l'imbarco dal porto di Olbia di 2 fuoristrada e di 10 capi; a Roma si sarebbe unito al gruppo un terzo fuoristrada, del Centrale, condotto da Antonello che già si trovava a Roma e da Matteo, un capo proveniente da Padova. All'arrivo a Bari troviamo ad attenderci un quarto fuoristrada e altri due capi, Marco e Willy provenienti rispettivamente da Trento e da Bologna: in questo modo la pattuglia AGESCI è composta da 14 capi, 4 fuoristrada, di cui uno con al traino un carrello, carichi di viveri, giochi, medicinali, zappe, pale e, picconi. Dopo avere espletato le lunghe pratiche burocratiche finalmente l'imbarco sulla nave Laburnum per l'Albania, destinazione Durazzo. |
Dopo una notte (quasi) insonne per il mare forza 7 e dopo una sosta in rada di due ore si arriva a Durazzo: le operazioni di sbarco, come quelle di imbarco della sera precedente sono esasperatamente lunghe per le operazioni burocratiche necessarie: controllo e rilascio di documenti e di permessi per l'ingresso e la circolazione di persone e mezzi in Albania.
Altra attesa, una volta sbarcati, per formare la colonna dei mezzi dei volontari e ottenere la scorta per accompagnare il convoglio all'Hotel Florida (circa 5 Km dal porto), albergo "noleggiato" dal dipartimento e utilizzato come centro di accoglienza e smistamento dei volontari in arrivo e in partenza. Dopo la sosta e l'attesa per una destinazione, passata a sistemare un deposito di medicinali catalogandoli e raggruppandoli con l'aiuto e il coordinamento di Paoletta e di Lino (medici), attività che ci ha fatto capire come le buone intenzioni (le raccolte in genere) possano non essere efficaci: i materiali non catalogati sono difficilmente reperibili e fruibili e il rischio che rimangano inutilizzati è davvero alto. Per la notte abbiamo dovuto lasciare le stanze che ci erano state assegnate in quanto stavano per arrivare a Durazzo i circa 150 alpini che nel periodo precedente al nostro arrivo hanno lavorato nel campo di Kukes al confine tra l'Albania e il Kossovo. Il nostro pernottamento è stato, quindi, spostato presso dei locali di privati presso il Miami Beach Golem a circa 5 km da Durazzo. |
Porto di Durazzo: uno dei depositi di container della missione Porto di Durazzo: operazioni di sbarco e imbarco |
La mattina due capi della Pattuglia, Tino e Tore, si recano a Tirana presso il Centro Operativo, poiché arriva la richiesta di avere due capi con automezzo a disposizione per l'intera giornata presso il Centro.
Successivamente viene chiesto loro di seguire per due giorni il responsabile del campo di Valona, campo che deve essere allestito exnovo per ospitare gli occupanti del campo Pellicano. Il resto della Pattuglia viene destinata al campo di Kavaje, circa 10 Km da Durazzo, allestito nelle vicinanze di una pineta a poca distanza dal mare, e che ospita in quei giorni 5.360 profughi alloggiati in circa 600 tende. Coadiuvati dagli amici scout già presenti al campo abbiamo iniziato a prendere dimestichezza con i diversi incarichi e a rilevare alcune importanti funzioni lasciate scoperte dai volontari in partenza. |
Campo di Kavaje: situazione dopo la pioggia |
I compiti della pattuglia in questo periodo di tempo, nel campo di Kavaje, sono stati i più disparati. Accoglienza, e assistenza alla popolazione (Giangavino e Matteo): in una tenda allestita allo scopo, vengono accolti i nuovi arrivi, viene distribuito del cibo e generi di conforto, viene assegnata una tenda in uno dei settori del campo; in questo compito come in altri si è coadiuvati da profughi che conoscendo l'italiano o l'inglese, si offrono come interpreti. Anagrafe e censimento (Aldo): uno dei capi, utilizzando un computer e un software adatto, registra i nuovi arrivati e rilascia un certificato in sostituzione di tutti quei documenti di cui i profughi sono stati privati nell'attraversare il confine. Logistica (Lino): individuazione, valutazione, e predisposizione dei luoghi dove installare servizi, docce, tende, ecc.. Montaggio e bonifica tende (tutti): nel periodo precedente al nostro arrivo e durante la nostra permanenza ha piovuto quasi tutti i giorni; questo fa si che il terreno argilloso non riesce ad assorbire tutta l'acqua piovana e che si formino delle pozzanghere sia sotto le tende che negli spazi tra queste, soprattutto dove in precedenza sono transitati i mezzi pesanti per il trasporto di materiali e le cisterne per il trasporto dell'acqua.È quindi necessario far svuotare la tenda agli occupanti, sollevarla e spostarla, livellare il terreno e fare dei canaletti per fare defluire l'acqua, trasportare con le carriole della ghiaia per creare un piano drenante, riposizionare la tenda nel punto originale. Uno dei capi, Marco, capace di utilizzare un piccolo escavatore ha lavorato all'interno del campo realizzando canali di scolo dell'acqua piovana, ripristinando quelli esistenti, livellando il terreno e trasportando i materiali dove fosse possibile arrivare senza rovinare il terreno e creare nuove zone fangose. Assistenza medica: dal terzo giorno Paoletta e Lino, medici, vengono distaccati a Durazzo nella condotta medica allestita in una tenda nel cortile di una scuola, per la copertura di un periodo di qualche giorno tra la partenza di un medico e l'arrivo del successivo. |
Bonfica tende, raccolta e trasporto della ghiaia Bonifica tende, sollevamento e spostamento della tenda Durazzo: "Tenda-Ambulatorio" nel cortile di una scuola che ospita dei profughi |
Nello stesso periodo a Valona, veniva localizzato un terreno adatto per l'allestimento del nuovo campo: la pista di un aeroporto militare ormai in disuso da circa dieci anni e che in questo periodo è stata riempita di materiali inerti, carcasse di auto e spazzatura in genere. La decisione quindi di ripulire la pista trasportando via tutto il materiale depositato e riportare alla luce il manto di asfalto che avrebbe garantito la posa delle tende in un luogo piano e sicuramente esente dal problema fango che sino ad oggi ha afflitto tutti i campi.
I due capi destinati a Valona si sono occupati di: |
Valona: pista dell'ex areoporto militare prima dei lavori di bonifica Valona: situazione originale del ponte prima della ricostruzione |
Animazione: Durante il lavoro di bonifica delle tende, lavoro che non è mai mancato, e durante l'attesa della ghiaia indispensabile per rifare il piano delle piazzole, non si è persa l'occasione per allacciare rapporti amichevoli con la popolazione che, anche con l'aiuto di interpreti o con uno stentato italiano, raccontavano le loro tristi storie, la fuga e le sofferenze, le angherie subite ma anche della loro vita nel Kosovo, prima che questo venisse invaso dai serbi, come loro ci tenevano a sottolineare.
I giochi con i bambini, numerosissimi, la partita di calcio "Volontari - Kosovari", vinta dai profughi per 9 a 1 (!) e fortunatamente sospesa per la pioggia, la nostra disponibilità e competenza ci portavano ad instaurare un ottimo rapporto con gli ospiti del campo, fossero Kosovari o volontari come noi. |
Campo di Kavaje: un momento di gioco con i bambini Campo di Kavaje: ancora qualche gioco |
Subito dopo la colazione, e dopo aver distribuito parte del materiale e dei viveri ancora in nostro possesso lasciamo due capi, Giulio e Willy che hanno voluto continuare la loro permanenza, e ci si avvia a Durazzo prima all' Hotel Florida e successivamente al porto in colonna , per l'imbarco previsto per le 12.00.
I ritardi dovuti allo sbarco del contingente dei volontari e dei materiali in arrivo hanno fatto si che l'imbarco slittasse di circa tre ore e la partenza della nave è avvenuta alle ore 17.30 con arrivo a Bari alle ore 01.30. Al porto ad attenderci Gianmarino, un capo del Bari che ci accompagna alla sede del suo gruppo allestita con il necessario per ospitarci per la notte. La mattina di domenica si parte per Roma dove lasciamo il fuoristrada del Centrale AGESCI, noleggiamo un'altra auto e si parte per Civitavecchia dove è previsto l'imbarco sul traghetto alle ore 23.00 per arrivare a Olbia alle 6.00 di lunedì e, finalmente a Sassari alle ore 9.00 I tanti grazie ricevuti sono stati la nostra più cara paga per i giorni sottratti alle nostre famiglie, al lavoro, agli amici, paga mai richiesta ma gradita. Porteremo nel cuore, insieme alla disponibilità e alla voglia di impegnarci per dare un piccolo aiuto a chi ne necessita, la certezza di aver fatto solo il nostro dovere e la consapevolezza di essere persone normali, forse solo un pochino più competenti (vedi esperienze fatte in Umbria e Marche per il terremoto, a Sarno per l'alluvione ecc.). Mi auguro che questo possa servire da piccolo esempio per tutti e da stimolo perché la nostra zona e tutta la Regione possa dare ulteriore disponibilità di capi per testimoniare la nostra volontà di "essere preparati" a portare una goccia di solidarietà in qualunque mare di sofferenza e di disagio. |
Campo di Kavaje: una delle tante mamme con il figlio Campo di Kavaje: una piccola ospite nata al campo Campo di Kavaje: distribuzione di un po' di cancelleria prima della partenza Campo di Kavaje: saluti prima della partenza |