Materiali didattici di italiano per stranieri, a cura di Roberto Tartaglione e Giulia Grassi, Scuola d'Italiano Roma

 
   

Giulia Grassi

 

DAMMI
MILLE BACI...

  
Baci d'artista: spizzicando qua e là
 
 

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Dammi mille baci
 
 

Viviamo, mia Lesbia, e amiamo
e ogni mormorio perfido dei vecchi

valga per noi la più vile moneta.
Il giorno può morire e poi risorgere,
 ma quando muore il nostro breve giorno,
una notte infinita dormiremo.

Tu dammi mille baci, e quindi cento,
poi dammene altri mille, e quindi cento,
 quindi mille continui, e quindi cento.
E quando poi saranno mille e mille
  nasconderemo il loro vero numero,
che non getti il malocchio l'invidioso
per un numero di baci così alto.

Gli amori di Polifemo e Galatea, affresco dalla "casa dei capitelli dorati" di Pompei, I secolo d.C. (Napoli, Museo Archeologico Nazionale)
(traduzione di Salvatore Quasimodo)
 
C. Valerio Catullo, Carme V - La versione originale in latino:  Vivamus, mea Lesbia, atque amemus / rumoresque senum severiorum / omnes unius aestimemus assis. / Soles occidere et redire possunt: / nobis, cum semel occidit brevis lux, / nox est perpetua una dormienda. / Da mi basia mille, deinde centum, / dein mille altera, dein secunda centum, / deinde usque altera mille, deinde centum. / Dein, cum milia multa fecerimus, / conturbabimus illa ne sciamus, / aut nequis malus invidere possit, / cum tantum sciat esse basiorum.
 
 

 Un bacio rubato

Noi leggiavamo un giorno per diletto
di Lancialotto come amor lo strinse;
soli eravamo e sanza alcun sospetto.

Per più fïate li occhi ci sospinse
quella lettura, e scolorocci il viso;
ma solo un punto fu quel che ci vinse.

Quando leggemmo il disïato riso
esser baciato da cotanto amante,
questi, che mai da me non fia diviso,

la bocca mi baciò tutto tremante.
Galeotto fu 'l libro e chi lo scrisse:
quel giorno più non vi leggemmo avante».

(Dante, dal Canto V dell'Inferno - Paolo e Francesca)

DANTE GABRIELE ROSSETTI, Paolo e Francesca, particolare, 1855 (London, Tate Gallery)
 
 
 
CORREGGIO, Giove e Io, olio su tela, circa 1530 (Wien, Kunsthistorisches Museum) Il bacio di un dio

La tela fa parte di una serie di quattro tele commissionate nel 1530 circa a Correggio da Federico Gonzaga ed aventi come argomento "Gli amori di Zeus": Danae (Roma, Galleria Borghese), Leda (Berlin, Staatliche Museen), Giove ed Io (questa) e Ganimede (entrambe a Wien, Kunsthistorisches Museum).
Zeus, si sa, era un instancabile seduttore: dee, ninfe, donne comuni, non faceva alcuna differenza. Tra le sue passioni ci fu anche un bellissimo fanciullo, Ganimede, che rapì per poterlo avere sempre accanto a lui, sull'Olimpo. Per sfuggire al controllo di Hera, sua moglie e sorella, ma anche all'occhio di padri e mariti, Zeus non esitava a mutare il suo aspetto per poter più tranquillamente far l'amore con la prescelta.
Correggio ripropone il mito di Io, sacerdotessa del tempio di Hera. Io rifiutava l'amore di Zeus e allora il dio si trasformò in una nuvola per poterla sedurre: il pittore rappresenta proprio il momento in cui Io, seduta, si abbandona con passione al bacio di Giove, che la stringe tra le braccia. L'immagine del dio si confonde con quella di una nuvola argentea. La rappresentazione è molto sensuale e il corpo sinuoso, morbido e carnale di Io sarà un modello per le figure femminili di Rubens.   
 
 
Un bacio non dato e la passione che non muore
 
Ancora una favola mitologica, questa volta tratta dall'Asino d'oro di Apuleio: la storia dell'amore tormentato fra Psiche, fanciulla bellissima, ed Eros, figlio di Afrodite, con incomprensioni, colpi di scena e difficoltà quasi insuperabili.
Lo scultore Canova rappresenta Amore e Psiche giacenti nell'istante che precede il bacio. Psiche ha le braccia sollevate e avvicina alla sua testa la testa di Eros/Amore, le labbra semiaperte per il desiderio. Eros con una mano le sostiene la testa, con l'altra le cinge il seno e stringe con dolcezza la sua piccola mammella. Il corpo di Psiche è languidamente abbandonato, quello di Eros è teso e le due ali erette danno il senso della passione che lo domina; la luce scivola sulle curve lisce e perfette e l'intreccio dei volumi suggerisce lo struggimento dell'attesa.
 

ANTONIO CANOVA, Amore e Psiche giacenti, entro 1793 (Paris, Musée du Louvre)

 
Amore e Psiche giacenti è una celebrazione dell'amore, e del desiderio non soddisfatto. I due amanti sono fissati eternamente in un bacio non dato, mentre si sfiorano, e proprio per questo la loro passione è destinata a non spegnersi, a durare in eterno, perché ancora piena di promesse e di aspettative. 
Passione e struggimento, tensione erotica e dolcezza: tutto questo ha saputo esprimere il grande scultore neoclassico, per molto tempo considerato "freddo", "accademico", incapace di trasmettere emozioni.
 
 
 

Un bacio per due: Hayez e Visconti

 
FRANCESCO HAYEZ, Il bacio, 1859 (Milano, Pinacoteca di Brera)

 
Il bacio (1859) di Francesco Hayez esprime molto bene il sentimentalismo romantico. Il pittore ha creato un'immagine efficace, di grande suggestione, in più densa di richiami letterari (i due giovani amanti,  vestiti in abiti medievali, richiamano i grandi amori celebrati dai poeti, da Paolo e Francesca a Giulietta e Romeo).
Nel film Senso (1954), Luchino Visconti segue perfettamente il dipinto di Hayez nel bacio tra la contessa veneziana Livia Serpieri/Alida Valli e il tenente austriaco Franz Mahler/Farley Granger. Ma rispetto al modello pittorico, c'è nei gesti dei due amanti un senso di disperazione e di tragedia, per l'impossibilità del loro amore.

Fotogramma dal film "Senso", di LUCHINO VISCONTI (1954)

     

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