Materiali didattici di italiano per stranieri, a cura di Roberto Tartaglione e Giulia Grassi, Scuola d'Italiano Roma

 
   

 Roberto Tartaglione - Giulia Grassi

 

La strana storia dell'Inno di Mameli

  
Avventure e disavventure dell'Inno Nazionale  italiano
Il testo e l'audio dell'Inno di Mameli
Esercizi con soluzione

 

 Livello intermedio 2


 
DOMENICO INDUNO, Ritratto di Goffredo Mameli (Genova, Museo del Risorgimento) Strana storia quella dell'Inno Nazionale italiano.
Il testo lo ha scritto nel 1847 un ragazzo genovese di vent'anni, Goffredo Mameli. Un altro genovese, Michele Novaro, lo ha messo in musica poco dopo.
Sono gli anni del Risorgimento, il periodo in cui sotto la guida di personaggi come Garibaldi, Mazzini, Cavour, l'Italia comincia la lotta che la porterà alla sua definitiva unificazione.
Goffredo Mameli è un giovanissimo poeta e combattente (un eroe romantico?) che partecipa entusiasticamente alle battaglie di quegli anni.
Nel 1849 è a Roma, dove è nata la Repubblica Romana.
A Roma combatte al fianco di Garibaldi contro i francesi  e, ferito ad una gamba, muore per la cancrena, all'età di 22 anni. 
  
Il canto di Mameli-Novaro (noto con il nome di "Fratelli d'Italia", dalle parole del primo verso) fu subito accettato dai giovani combattenti del Risorgimento come il loro Inno nazionale. Chiaramente a noi moderni il testo sembra molto retorico e la musica  sembra una marcetta non troppo solenne, specialmente se suonata da una banda militare. Ma quel testo scritto di getto, spontaneo, appassionato e composto poi da un giovanissimo combattente per la libertà, sembrava il più adatto a simboleggiare la giovane Italia rivoluzionaria.
Tuttavia i "limiti artistici" di quella composizione portarono lo stesso Mazzini, nel 1848, a chiedere a Mameli di scrivere un nuovo inno. Questo sarebbe stato musicato da Giuseppe Verdi e sarebbe dovuto diventare  la "Marsigliese" della nuova Italia.
Il risultato pare che sia stato catastrofico: la più brutta musica scritta da Giuseppe Verdi e un testo assolutamente non appassionante.
Insomma, "Fratelli d'Italia" resta così il simbolo del Risorgimento italiano.
  
GIOVANNI FATTORI, Il campo italiano dopo la battaglia di Magenta - 1861, olio su tela, 1861 (Firenze, Galleria d'Arte Moderna) Durante il Fascismo "Fratelli d'Italia" va un po' fuori moda: i fascisti infatti preferivano cantare le loro marce. 
Nel 1946, con la nascita della moderna Repubblica Italiana, si decide che "provvisoriamente" quella musica poteva essere adottata come Inno Nazionale. Provvisoriamente: perché prima di tutto si doveva trovare un'altra musica, magari più bella, adatta a rappresentare lo Stato Italiano. E qualche problema c'era anche perché il testo avrebbe potuto disturbare 
il Papa (Mameli evidentemente non aveva una grande simpatia per il Vaticano)

Ma si sa: in Italia niente è più definitivo delle cose provvisorie. E "Fratelli d'Italia" è rimasto lì per molti decenni.
Fino agli anni Novanta l'Inno Nazionale si cantava e si suonava solo nelle manifestazioni ufficiali (molto ufficiali) e soprattutto prima delle partite di calcio internazionali. I partiti di destra, anche se durante il fascismo l'Inno di Mameli era stato un po' emarginato, avevano cominciato ad amarlo perché era il simbolo della Patria. La sinistra lo amava molto meno.
 
Negli anni Novanta arriva sulla scena politica italiana la Lega Nord, il partito di Umberto Bossi. Questo partito, con le sue idee di autonomia e di indipendenza dell'Italia del nord, naturalmente non può amare i simboli dell'unità d'Italia, la bandiera tricolore e l'Inno Nazionale. E il massimo della confusione arriva quando la Lega Nord va al governo con Berlusconi e la destra: nella stessa coalizione ci sono i ministri ex fascisti (che difendono fortemente la bandiera e l'Inno Nazionale) e Umberto Bossi (che dice che per lui la bandiera è solo un sostituto della carta igienica). Qualcuno (la sinistra della destra!!) propone allora una soluzione per mettere d'accordo tutti: sostituire l'Inno di Mameli con "Il Nabucco" di Giuseppe Verdi, certamente più bello musicalmente.
E la sinistra allora che fa? Fa un bel dispetto alla destra che è alleata di Bossi e comincia a rivalutare "Fratelli d'Italia", anche se il ritmo di quella marcetta non le era mai piaciuto. Così nelle manifestazioni politiche e sindacali della sinistra succede che al posto dell'Internazionale o di Bandiera Rossa, si canta Fratelli d'Italia
 
Roma - Piazza del Quirinale, 31/12/1999: Il Presidente Ciampi con il Maestro Giuseppe Sinopoli al termine del concerto di Capodanno Per fortuna Carlo Azeglio Ciampi, il Presidente della Repubblica, ha una idea geniale: affida a dei grandi musicisti, Salvatore Accardo, Giuseppe Sinopoli, Claudio Abbado, Zubin Mehta, il compito di dirigere l'Inno di Mameli. E, grazie alla bravura di questi direttori d'orchestra, l'Inno Nazionale diventa decisamente bello (volete sentire la bellissima versione di Accardo? Click!).

Mamma mia, che confusione! E non è finita.
Gianni Baget Bozzo, un consigliere del partito Forza Italia, nel 2000 propone di sostituire il testo di Mameli con un Inno a Berlusconi (Baget Bozzo ha già scritto i versi).
I giocatori della nazionale italiana, già nel 1994, ma poi anche nel 1998 e ora nel 2002, provocano scandalo perché non cantano l'inno prima della partita (perché 

non lo cantano, si domandano tutti? Non sanno le parole? Non gli piace? Vogliono essere pagati per farlo? Mah!)
Una giovane cantante rock, Elisa, fa una versione moderna di "Fratelli d'Italia". Questa versione deve diventare la sigla delle trasmissioni televisive dedicate ai mondiali di calcio in Giappone. Scandalo! Il Ministro delle Comunicazioni (di estrema destra) dice che quella versione rock è offensiva ("Solo in Italia succedono queste cose!" grida il ministro; solo in Italia? E la versione dell'Inno Americano fatta da Jimi Hendrix con la chitarra elettrica? E l'Inno Inglese "rifatto" dai Sex Pistols?). La televisione accetta subito il consiglio e cambia la sigla.
 
Basta, basta! Siamo disperati.
Lo sappiamo: "Fratelli d'Italia" non sarà forse bello come un'aria di Giuseppe Verdi. Ma una cosa è certa: in questa strana storia tutta la nostra simpatia va a Goffredo Mameli, che forse come poeta non è stato un grande (oh, ma aveva solo 20 anni!), ma come uomo almeno era onesto, appassionato e pulito.

Roma - Palazzo del Quirinale, 01/06/2001: Esecuzione dell'Inno Nazionale all'interno del Cortile d'Onore del Palazzo del Quirinale in occasione della Festa della Repubblica
 


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