LA LINGUA DEI GENI

di ROBTAR
(riduzione da "Risposta a Italiano lingua di civiltà", in Culturiana, 26.3.96)

 

La lettura di un articolo pubblicato su Culturiana (Italiano lingua di civiltà, in Culturiana, anno VII, n. 26, settembre 1995, pagg 30-31) mi suggerisce qualche considerazione.

La Dante Alighieri ha fallito. Nonostante una vecchia legge le abbia messo a disposizione i proventi della tassa sulle insegne in lingua straniera proprio perché si prodigasse nella difesa dell'italiano, la nostra lingua è ormai inevitabilmente corrotta. Perciò una proposta: ripristiniamo il decreto legge dell'11 febbraio 1923, destinando stavolta i proventi della tassazione all'autore dell'articolo di cui sopra, affinché si prodighi lui nella difesa di quello che ha definito "il capolavoro italiano": la nostra bella lingua che dell'opera d'arte ha il senso della misura e della proporzione, l'eleganza e l'armonia, tant'è che ha generato innuerevoli capolavori di letteratura.

Disarmonico è invece lo stile di Firduzi e notoriamente sproporzionata la lingua di Shakespeare: e tuttavia accade che anche gli stranieri si illudano talvolta di parlare una lingua bella. Da Peire Vidal che diceva almans trob deschauzitz e vilas e quan negus se fen d'esser cortes ira mortals et dols et enois es (quando i tedeschi si sforzano di fare poesia lo fanno in modo brutto e villano: e quando provano a sembrar cortesi non riescono che a provocare ira, noia e dolore), a Neidhart, che essendo tedesco se l'era giustamente presa a male Uf minen sanc ahtent die Wahlen niht, so wol dir, diutschiu zunge! (Ah, perché non si rallegrano sul mio canto i barbari? Salute a te, lingua tedesca mia!).

Sicché, in realtà, solo il nostro Petrarca aveva capito come stavano davvero le cose: "Ben provvide natura al nostro stato quando de l'Alpi schermo pose fra noi e la tedesca rabbia!"

La crisi della nostra lingua dipende dai forestierismi (anzi, chiamiamoli per quello che sono: barbarismi!) entrati nel lessico italiano. "Il fatto è che gli italiani sono da sempre esterofili convinti", segue il nostro articolo. Perciò non si può restare insensibili di fronte alla penetrazione di arabismi che, insinuatisi nella nostra lingua attraverso la breccia di Villa Literno, minacciano la candida purezza dell'idioma parlato a Caserta. Ma specialmente è dai francesismi e dagli anglismi che dobbiamo guardarci. E fare il mea culpa (anzi, il "colpa mia"). Per esempio, io stesso, insegnante di italiano, mi sono un tempo appassionato alle note di "29 settembre" e ne ho perfino canticchiato i versi: "Seduto in quel caffè, io non pensavo a teee...". Come ho potuto? Si tratta infatti di una canzone che, pur scritta dall'italico Lucio Battisti (cognome che ci evoca subito un palpito unitario e risorgimentale) è stata poi lanciata da un complesso che portava il bastardissimo nome di Equipe 84: eppure la nostra bella lingua dispone del termine squadra che, come dice giustamente l'articolo citato, è perfettamente equivalente. Una tassa anche sui nomi in lingua straniera, ci vorrebbe!

Ecco la mia proposta. Addio ai grandi del western all'italiana (Bob Robertson, pseudonimo di Sergio Leone, Montgomery Wood nome con cui si è lanciato Giuliano Gemma. E poi Terence Hill-Mario Girotti, per non parlare di Bud Spencer-Carlo Pedersoli). Una multa straordinaria poi per il patetico Little Tony (Antonio Ciacci di Ciampino). Ma soprattutto leviamoci golf (e golfetti e golfettini) e indossiamo maglioni, licenziamo le baby sitter olandesi e assumiamo bambinaie ciociare, smettiamola di giocare a tennis e smaltiamo i lardelli addominali con l'italico "pallacorda". E per strada non suoniamo il clacson, per carità, che è pure fastidioso!

E se proprio non riusciamo ancora a "fiorellare" col nostro amore, lasciamoci pure andare a qualsiasi perversione sessuale, ma, per favore, non flirtiamo!

S'intende, non sono solo i barbarismi a "imbastardirci", dice il nostro articolo, ma anche "il riemergere del sostrato dialettale e il turpiloquio, per non parlare delle bestemmie! ... I grandi geni del passato si esprimevano in italiano" (be', almeno quelli nati in Italia, ndr.) Il perché è ovvio: prima in Italia non si dicevano tante parolacce!

Insomma sono questi i mali della lingua italiana. Se invece ci si esprime senza usare barbarismi, dialetto e turpiloquio, al massimo dovremo correggere con la matita rossa e blu qualche strafalcione:

« Quando noi assistiamo durante l'ultima campagna elettorale lo stesso Bossi che ha definito razza meridionale, e sia ben chiaro che non sto cercando di fare del razzismo, perché parlo nell'interesse della collettività nazionale, e quindi un'Italia unita il Mezzogiorno, che in questo varo di governo ci siamo ritrovati che lo stesso Berlusconi, sia chiaro che io parlo da uomo di destra, però mi rendo conto che il cavalier Berlusconi nulla ha detto sul Mezzogiorno d'Italia, solo alla fine del discorso ha detto dei 4 mila miliardi sul Mezzogiorno che ne stava parlando anche Ciampi da tre o quattro anni, soldi che n on sono mai arrivati »

(N. Rangeri, Cito-horror a Tribuna Politica, in Il Manifesto, 25 maggio 1994, pag. 24)

Questa è misura, eleganza e proporzione: la nostra bella lingua parlata dai grandi geni del passato.

robtar@iol.it 
 

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