UN PO' DI STORIA

La borgata di prima Porta si è sviluppata ai lati dell'antica via consolare Flaminia, voluta dal console Gaio Flaminio nel 220 a.C., strada che da Porta Flaminia, a piazza del Popolo, giunge tuttora fino a Rimini.

Dal km. 8.300 cominciano le prime balze dei Saxa Rubra, il costone di tufo rossiccio che incombe sulla via fino a Prima Porta: in questa zona si accampò Annibale, ma senza l'intenzione di dirigersi a Roma.

Alla chiesa seicentesca dei SS. Urbano e Lorenzo, si addossa un pilastro romano in laterizio, che costituisce l'unico resto di un arco del tardo impero, ancora integro nel '600, da cui deriva il nome "Prima Porta" (era il primo ingresso per chi giungeva a Roma da nord).

chiesa dei SS.Urbano e Lorenzo, del1580, e resti dell'arco romano

 

A Prima Porta, la Via Flaminia seguiva il percorso dell'attuale via della villa di Livia. Verso est, si distacca la via Tiberina, che segue la valle del Tevere. Al bivio delle due strade, sorgeva una fontana, ancora visibile in piazza Saxa Rubra, il cui corpo centrale quadrangolare era coperto da una volta a botte.

 

   
Sulla collinetta sopra il bivio tra la via Flaminia e la via Tiberina, sorge la famosa "villa di Livia", ricca di affreschi e statue, fatta costruire dall'imperatore Cesare Ottaviano Augusto per la moglie Livia Drusilla, intorno al primo secolo dopo Cristo, nel luogo di un particolarissimo evento.

parte di affresco della villa di Livia

   

Gli storici, Plinio nella "Naturalis Historia" e Svetonio in "Galba", raccontano che, un giorno, Livia, promessa sposa dell'imperatore, mentre stava seduta sul prato con le sue ancelle, si vide cadere in grembo una gallina dalle piume candide che teneva in becco un ramoscello di alloro. Gli aruspici le consigliarono di allevare il volatile e di piantare il ramo, custodendolo religiosamente; ne nacque prodigiosamente un boschetto.In seguito Cesare, nei suoi trionfi, tenne in mano un ramo e portò sul capo una corona fatta con l'alloro di quel boschetto.

Gli imperatori che lo seguirono continuarono a cingersi con quell'alloro. Si trasmise in seguito la consuetudine di piantare i rami che loro avevano tenuto in mano; ma, alla morte di ciascuno di essi, la pianta generata da quel ramo inaridiva. La leggenda narra, inoltre, che nell'ultimo anno di Nerone, tutte le piante arsero fino alle radici e, nell'incendio, trovarono la morte tutte le galline lì custodite.

Le galline allevate da Livia hanno dato il nome a Via delle Galline Bianche e il loro schiamazzo a Via Baccano.

   
In epoca romana, Prima Porta fu anche teatro di una battaglia decisiva per Roma, tra Costantino e l'imperatore Massenzio, il 28 del 312 d.C.. La notte precedente la battaglia decisiva, a Costantino apparve in sogno la Croce con la scritta "IN HOC SIGNO VINCES"; egli dopo aver dipinto quel segno sullo stendardo (detto il "labaro costantiniano"), vinse la battaglia, da qui il nome alla zona di Labaro.
   
Nel secolo scorso, durante gli scavi, fu rinvenuta, come ulteriore testimonianza, una statua in marmo raffigurante Augusto, tra le più belle pervenuteci di quel periodo, oggi conservata ai Musei Vaticani.

statua di Augusto

   
   

 

 

 

In segno di ringraziamento, dopo l'editto del 313 d.C., Costantino fece erigere uno splendido arco quadrifronte, nella zona di Malborghetto, a circa sei km. da Prima Porta. Nel Medioevo, i fornici dell'arco furono chiusi ed esso trasformato in chiesa a croce greca.(altre immagini)

L'avvenimento è ricordato anche sull'iscrizione della lapide che domina Piazza Saxa Rubra, fatta porre da Papa S. Pio X nel 1912 per il 16° centenario.

 

Malborghetto

aspetto originario dell'arco di malborghetto

 

Al centro della piazza, fino al 1965, anno di un'ennesima inondazione catastrofica, passava la ferrovia che ancor'oggi unisce piazzale Flaminio con Viterbo.In occasione di quell'alluvione fu notevolmente danneggiata anche la piccola chiesa, che nel 1580 aveva voluto Papa Urbano VIII, dedicata ai SS. Urbano e Lorenzo. La nuova chiesa fu ricostruita per volere di Papa Paolo VI e da lui stesso inaugurata nel 1971.

torna al capitolo "dove siamo"