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SORGE A BOLOGNA L'ASSOCIAZIONE
"PROGETTO PER LA SCUOLA"

Da almeno vent'anni sulla scuola secondaria è calato il sipario. Dietro, irrisolti, sono rimasti i molti problemi che affliggono uno dei settori più delicati della società e della pubblica amministrazione. L'ultimo provvedimento legislativo risale al 1974, quando furono varati i "decreti delegati". Poi venne la "legge quadro" del 1983, che esonerò il Parlamento da ogni intervento e delegò di fatto la politica scolastica al Governo e alla contrattazione tra le parti; un gesto pilatesco che ha dato i risultati che ognuno può vedere.

Diversamente da molti altri paesi sviluppati, in Italia l'obbligo scolastico è ancora fermo a otto anni; l'esame di maturità, frutto di modifiche dettate dall'emergenza sul finire degli anni Sessanta, è un guscio vuoto che scontenta tutti senza gratificare nessuno; i fenomeni di abbandono prematuro si fanno sempre più preoccupanti; l'edilizia scolastica è in uno stato di abbandono tale da far gridare allo scandalo.

La scuola secondaria superiore (che non ha più conosciuto interventi organici dopo la Legge Gentile del 1923) è entrata in una crisi che coinvolge gran parte dei sistemi formativi delle nazioni avanzate ma che nel nostro Paese ha assunto il carattere di una disfunzione sempre più grave.

Tra speranze e delusioni, tra momenti frenanti e brusche accelerazioni, a seconda delle diverse circostanze politiche, è proseguito sin qui il dibattito sulla Riforma. Nel 1992 la Commissione presieduta dall'on. Brocca ha concluso i suoi lavori presentando un progetto di ridefinizione dei programmi, su cui si è discusso poco e male nella scuola, nient'affatto in Parlamento e che, tuttavia, si è già in parte surrettiziamente imposto attraverso l'indirizzo forzoso della sperimentazione. Il 22 settembre scorso il Senato ha approvato un testo che in queste settimane è in discussione alla Camera. Si dice che lo scioglimento anticipato della Legislatura dovrebbe favorirne l'approvazione. Vedremo.

I suoi punti salienti sono: l'elevazione dell'obbligo (ma solo a dieci anni, contro i dodici ormai da tempo previsti negli ordinamenti dei paesi europei più evoluti...); un biennio unitario a fianco di un triennio suddiviso per aree (quindi cinque anni per tutti gli indirizzi); la personalità giuridica degli istituti (vale a dire la facoltà di gestire risorse professionali e finanziarie); la ristrutturazione dei curricula e delle discipline; i corsi post-secondari di perfezionamento; il sistema nazionale per la verifica e la valutazione; l'autonomia scolastica. Tutto sotto il segno di una nuova, presunta "managerialità".

Attendiamo di conoscere i regolamenti attuativi promossi da un Ministero della P.I. che ci appare poco attrezzato culturalmente, e tanto meno accreditato politicamente, per sciogliere i molti nodi politici e culturali connessi ad una Riforma così ambiziosa. Né sarà sufficiente un corso straordinario di aggiornamento per fare dei Presidi, dei Collegi dei

docenti, dei Consigli di Istituto di oggi i protagonisti della scuola di domani, visti i compiti radicalmente "nuovi" cui il testo della legge li destina.

Nel frattempo, senza che nessuno ne parli, a seguito della riforma del pubblico impiego il rapporto di lavoro è diventato di tipo privatistico. Non è una novità di poco conto, anche se la Finanziaria attualmente in discussione non prevede ancora la messa in cassa integrazione per gli insegnanti. Naturalmente nessuno, che ricopra una qualche responsabilità in materia, osa esprimersi, spiegando con serietà e chiarezza che cosa ciò potrà significare nei prossimi anni.

Il mondo della scuola intanto rimane alla finestra. Senza contratto né "automatismi", chissà per quanto tempo ancora. Escluso dalle decisioni che direttamente lo riguardano. Continua a non contare. Vi sono d ei progetti: ma rimangono materia di discussione a porte chiuse, dentro i partiti, nei sindacati, negli uffici studi, specie confindustriali. Tutti possono esprimere la loro opinione sulla scuola. La scuola invece non ha voce. O finisce per parlare il linguaggio degli altri. Occorre invece ridare forza e credibilità alla scuola. Occorre ridarle la parola.

Col tempo sono cresciute e si sono moltiplicate le delusioni, il senso di impotenza, le frustrazioni. Ciò nonostante hanno potuto esprimersi anche iniziative coraggiose e innovative, che consentono di guardare con maggior ottimismo e un rinnovato orgoglio al futuro. Oggi la situazione si presenta quanto mai frastagliata; dentro la scuola vi è di tutto. Ed è difficile trarne un'immagine unitaria; nel bene e nel male: esperienze che hanno assunto caratteri di eccellenza convivono accanto al solito "tirare a campare".

La scuola, in realtà, è un mondo che pochi conoscono. Che pochi intendono avvicinare e capire, senza pregiudizi. L'immagine della scuola è affidata ad una stampa pigra, interessata per lo più ad ingrandire artificiosamente i suoi titoli, per parlare di Lupo Alberto o del decreto "tagliaclassi", annunciato, com'è costume della nostra politica politicante, nel cuore dell'estate. Anche questa situazione contribuisce a degradare il settore dell'istruzione, a renderlo impenetrabile, incompreso nel suo autentico significato (un significato che è andato profondamente modificandosi negli ultimi decenni proprio in virtù della presenza, nella società, di un ricco scenario di possibilità formative).

E' certo che una situazione come questa non porta da nessuna parte. Serve solo a consegnare la scuola a una maschera, ad una caricatura di se stessa. Preparando il terreno allo sfascio. Mentre il disagio, dentro le aule, si fa sempre più acuto. Per ragioni non solo economiche, com'è dolorosamente noto, ma inerenti al senso di una professione costretta a ripensarsi senza riferimenti certi. L'"identità" dell'insegnante è sottoposta alle trasformazioni rapide e laceranti di una società che non ha più progetti forti e ideologicamente attraenti.

Proprio per correggere questa immagine opaca e inautentica, un gruppo di persone impegnate nella scuola, insegnanti ma non solo, ha avviato l'esperienza di una nuova Associazione indipendente - "PROGETTO PER LA SCUOLA" -, con l'intenzione di abbandonare le rituali lamentazioni e promuovere, con un pizzico di responsabile leggerezza, un'iniziativa aperta, di studio e di proposta, per incidere e pesare su aspetti specifici e concreti nelle scelte che riguarderanno il mondo dell'istruzione negli anni a venire.

Tale Associazione, in particolare, "si propone di: 1) assumere iniziative volte a sensibilizzare l'opinione pubblica sulla reale condizione della scuola italiana; 2) creare un centro provinciale di documentazione sulle politiche dell'istruzione; 3) promuovere momenti di studio e di approfondimento in tema di politica scolastica; 4) sollecitare il più ampio e impregiudicato confronto fra le forze politiche, i sindacati, il mondo del lavoro, l'amministrazione locale, l'Università, gli enti di ricerca e il mondo della scuola; 5) contribuire, con la propria attività, al dibattito sulla Riforma della scuola secondaria superiore, sul piano dell'ordinamento come su quello dei programmi" (Art. 2 dello Statuto). […]

Bologna, 12 novembre 1993

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