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Biblioteca del Mulino - Bologna | Fondazione della Cassa di Risparmio di Forlì |
Ciclo di seminari per laggiornamento e la formazione dei docenti
"Governo della scuola e nuovi sistemi formativi.
Lincontro dei saperi e linsegnamento nella scuola"
A.S. 2001 - 1° Semestre
Sintesi 5 aprile 2001:
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Bologna, Emeroteca del Mulino, 5 aprile 2001 R. Di Donato, R. Ceserani, G. Cavinato Il 5 aprile 2001 si è tenuto a Bologna, presso lEmeroteca de "Il Mulino", un seminario sui nodi delleducazione linguistica e letteraria. Si è trattato del primo di quattro incontri, tutti dedicati allesplorazione dei nuclei fondanti del sapere linguistico-letterario e storico-antropologico. LA RISPOSTA DI RICCARDO DI DONATO Riccardo Di Donato (Università di Pisa), grecista ed antropologo del mondo antico, ha sottolineato con forza lurgenza di salvare il sapere "antico", termine che egli preferisce a "classico", perché più precisamente circoscrivibile da un punto di vista diacronico. LA PROPOSTA DI REMO CESERANI Anche per Remo Ceserani (Università di Bologna), italianista e comparatista, il tecnicismo è responsabile del degrado culturale della scuola italiana. E un tecnicismo, di cui sono colpevoli tutti coloro che hanno sostenuto la distinzione e la separazione tra educazione linguistica ed educazione storico-letteraria. A questultima, infatti, va il grande merito di formare limmaginario individuale e collettivo, vera fonte delle forme creative del pensiero umano. LA RISPOSTA DI GIANCARLO CAVINATO Un ruolo fondante nella scuola di base ha la narrazione. Essa può concorrere in modo decisivo alla valorizzazione della memoria ed alla strutturazione dellidentità personale, proprio a partire dal racconto dellesperienza vissuta.
Leducazione allimmaginario porta con sé una grande ricchezza formativa:
Il narrare, attraverso il racconto di se stessi, è la scoperta del valore della quotidianità come scambio, in quanto essa ha di diverso rispetto agli altri e di specifico, ma anche di comune a tutti gli altri.
E un momento importante della relazione interpersonale, la prova che la relazione ha acquisito un determinato livello di profondità: rispecchiarsi nellaltro, provare reciprocità. Il racconto apre a prospettive di educazione alla pace, alla scoperta di se stessi come partecipi in molte cose a tutti gli esseri umani (empatia), ma, nello stesso tempo, come diversi.
Sono in gioco i modi e i tramiti dellaccesso dal proprio guscio, dalla bolla personale, a tanti mondi possibili. Da questo punto di vista la narrazione schiude più di una potenzialità. (sintesi a cura di Mario Pinotti) ritorna all' all'inizio pagina |
Bologna, Emeroteca del Mulino, 18 aprile 2001 A.Battistini, V.Citti, A.Grillini, L.Stupazzini Il secondo seminario del ciclo è stato dedicato fondamentalmente alla questione della trasmissione della cultura linguistico-letteraria della nostra tradizione classica. Il fatto stesso di sussumere il problema della trasmissione didattica come problema ha rappresentato linteresse più profondo di questo confronto seminariale. LA PROPOSTA DI ANDREA BATTISTINI Fino alla fine degli anni Settanta il manuale, il compendio cioè della storia della letteratura italiana, è stato lo strumento principe attraverso il quale nella scuola veniva trasmessa alle giovani generazioni la cultura classico-letteraria. Il 1979, lanno dellentrata in vigore dei nuovi programmi della scuola media inferiore, può essere considerato come lanno di aperta contestazione del primato didattico del manuale tradizionale. Ad esso si sono progressivamente sostituite le raccolte antologiche ad un punto che spesso gli insegnanti si sono divisi nel dilemma: manuale o antologia? Primato del testo o del contesto? La fortuna dellantologia ed il declino del manuale vanno associati a due fattori culturalmente diversi ma convergenti nelle loro effettive conseguenze: il successo dello strutturalismo anticontestualizzante e la permanenza della lezione crociana sullautonomia del testo rispetto allautore.
La strategia didattica che dovrebbe scaturire da queste indicazioni si dovrebbe risolvere in una trasmissione culturale rappresentabile dalla metafora della fisarmonica: brevi sintesi manualistici per assicurare la visione culturale dinsieme ed approfondimenti, temporalmente più dilatati, sulla base di criteri interpretativi di cui occorre dar conto preliminarmente. LA PROPOSTA DI VITTORIO CITTI Oggi assistiamo alla grande difficoltà che la nostra cultura, la cultura occidentale, la cultura classica, sta vivendo in seguito allaggressione della cultura dellindifferenziato, progressivamente sempre più capace di conquistare il dominio mondiale. LA PROPOSTA DI ANDREA GRILLINI La consapevolezza dei limiti impliciti nel manuale di impianto storicistico rappresenta una diffusa consapevolezza nella scuola italiana: non è più possibile prescindere da quelle aporie. Lapproccio al testo deve rimanere la caratteristica centrale della didattica delleducazione linguistica e delleducazione letteraria. LA PROPOSTA DI LUCIANO STUPAZZINI Il problema della trasmissione della cultura classica alle giovani generazioni va affrontato nella sua reale complessità. (sintesi a cura di Mario Pinotti) ritorna all' all'inizio pagina |
Bologna, Emeroteca del Mulino, 9 maggio 2001 I.Dionigi, A.De Bernardi LA PROPOSTA DI IVANO DIONIGI Il passato bisogna conoscerlo. Da questo assunto, assolutamente prioritario, bisogna trarre tutte le conseguenze che implica. La prima conseguenza è di natura didattica e può essere condensata nella formula "signoria del che cosa sul come", delle conoscenze sulle competenze. Questa drastica asserzione si giustifica in nome della peculiare caratteristica del sapere umanistico: esso richiede una conoscenza più complessa di quella scientifica e tecnica che si incrementa sul paradigma della sostituzione; al discorso umanistico, invece, non si può applicare che il paradigma delladdizione, su cui fondare memoria e storia. Studiamo Dante anche attraverso tutti gli esegeti antichi, laddove del sistema tolemaico, per es., non ci occupiamo più. Secondariamente, la scuola deve mettere al primo posto ciò che non fa parte dellesperienza quotidiana, che può essere insegnata, come linglese e internet, più efficacemente in altre sedi, in fretta, come ha sostenuto anche M. Fumaroli. LA PROPOSTA DI ALBERTO DE BERNARDI La riflessione deve muovere dalla presa datto della contrapposizione fra gli avversari e i sostenitori della riforma dei curricoli così come è stata redatta per il primo ciclo dalla commissione ministeriale istituita dal ministro della Pubblica Istruzione, Tullio De Mauro. Come affrontare allora la scommessa culturale implicata dalla necessità di modificare la scuola? (sintesi a cura di Rossella DAlfonso) ritorna all' all'inizio pagina |
Bologna, Emeroteca del Mulino, 22 maggio 2001 A.Brusa, G. Poma, P.Pombeni Il quarto e conclusivo incontro seminariale ha continuato ad interrogarsi sul rapporto fra storia contemporanea e storia non contemporanea, ma ha anche affrontato temi più strettamente didattici concernenti il rapporto tra didattica trasmissiva e didattica laboratoriale. LA RISPOSTA DI ANTONIO BRUSA Il nuovo curricolo di storia della scuola di base è stato letto come se fosse un indice di contenuti prescrittivi, mentre la sua chiave di lettura riposa in tutti quei provvedimenti legislativi, recentemente varati dal Parlamento, che si possono sintetizzare nella formula: istituzione della scuola dellautonomia. LA PROPOSTA DI GABRIELLA POMA Gli storici dellantico stanno vivendo momenti di profonda inquietudine (come è risultato dai precedenti interventi di Ivano Dionigi, Vittorio Citti e Riccardo Di Donato). La domanda "Quale storia insegnare", non è la domanda prioritaria: la domanda prioritaria è "Quali finalità educative attribuiamo allinsegnamento della storia?". La storia greco-latina, compresa la storia italica pre-romana, contiene gli elementi di identificazione importanti nella formazione del cittadino dallunità dItalia in avanti. Il confronto con gli altri, il misurarsi con le altre culture non può prescindere dal bisogno di assicurare una forte identità culturale ai nostri cittadini: i moduli alluniversità su "I greci e gli altri" e simili rispondono al modello antropologico già erodoteo (cfr. studi di Herzog), per il quale la storia deve contribuire a far recuperare quei valori civili fondanti della polis, nella comunità. LA PROPOSTA DI PAOLO POMBENI Anche per lui la domanda vera da cui partire è "Perché insegnare storia". Pensa che la storia sia un ambito di conoscenze che interessi sempre meno e che il curricolo di educazione antropologica della riforma dei cicli abbia poco che fare con la storia. Questo curricolo si distingue per due caratteristiche, entrambe non condivisibili: laspirazione ad una concezione enciclopedica delle conoscenze e lenfasi sulletà contemporanea. Laspirazione enciclopedica, riconoscibile nella dilatazione dei contenuti (cita les. della civiltà sudsahariana), è irragionevole: gli insegnanti sarebbero chiamati ad insegnare ciò che non sanno e gli alunni a studiare troppe nozioni senza riconoscerne le priorità.
È un obiettivo altissimo, ma non è alla portata di tutti, né gli stessi docenti, mediamente parlando, sembrano in grado di dominare tutti i vasti campi delle scienze sociali o delle culture che non appartengono alla nostra. (sintesi a cura di Rossella DAlfonso) |
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