La professoressa Rossella
D'Alfonso, nella sua qualità di presidente dell'Associazione Progetto per la Scuola, apre
questo nuovo ciclo di seminari ricordando i temi dibattuti nel ciclo del 2001 e in quello
del 2002, entrambi in stretta continuità con quello che sta per iniziare. Curricolo delle
competenze, nuclei fondanti, selezione dei contenuti, rifiuto dell'enciclopedismo, profili
formativi individualizzati. Queste categorie concettuali oggi diffuse come coesistono con
i diversi saperi disciplinari? Come viene messa in discussione l'identità epistemica
delle discipline? Come si devono tradurre in materie dell'apprendimento?
Dopo avere cercato risposte a queste domande a partire dai
saperi, riconsiderandone criticamente l'identità, attraverso il confronto impregiudicato
di angoli visuali diversi, che mettessero in luce gli incroci possibili fra i domini
linguistico-letterario, storiografico-antropologico e scientifico-epistemologico, R.
D'Alfonso ricorda che a questo nuovo ciclo è stato affidato il compito di portare la
riflessione su di un altro piano. Al centro della riflessione sarà la domanda: in quali
condizioni apprendimento si trova oggi lo studente?
Il primo incontro ha affrontato dunque il tema della crisi
delle strutture logiche del discorso. Lo hanno introdotto il professor Vincenzo Fano
(filosofo della scienza presso l'università di Urbinoi) e il professor Andrea Mioni
(linguista presso l'università di Padova).
Ha condotto il dibattito il professor Francesco Piero
Franchi, docente di greco e latino al liceo Galvani di Bologna. Il professor Franchi, nel
presentare il tema dell'incontro, si interroga sulla portata dell'iniziativa definendo la
questione da indagare: i nuovi media potrebbero aver trasformato il mezzo nel messaggio e
aver modificato le strutture cognitive, soprattutto dei giovani? Diffusione
dell'intelligenza artificiale e pressione di quelle tradizioni culturali capaci di
mantenersi, avvento di altre culture: ecco i soggetti che agiscono sullo sfondo di questo
problema.
LA PROPOSTA DI VINCENZO FANO
Il professor Fano inizia il proprio esame soffermandosi prima di
tutto sulle condizioni epistemologiche dell'apprendimento. C'è un rapporto biunivoco tra
fondamento epistemologico della disciplina e sua didattica. Oggi dovremmo capire se, dal
punto di vista degli adolescenti, le loro caratteristiche cognitive sono mutate.
Io - sostiene il relatore - vorrei affrontare tale questione limitandomi ad un solo
problema, in genere scarsamente dibattuto. Lo studente secondario, quando incontra i
saperi così come gli sono presentati dalla scuola (manuali ad es.), che impressione
epistemologica ne ricava? Come si sente davanti ai fondamenti di questo sapere e alle loro
immagini?
Per rispondere a questa domanda, ho fatto un rapido esame di alcuni manuali:
- il primo esempio si riferisce ad un manuale di storia del triennio, un manuale
considerato universalmente innovativo, il Desideri della casa editrice D'Anna. Esso
presenta la storia come una ricerca scientifica incapace, però, di pervenire a risultati
certi;
- anche il manuale di letteratura italiana di Guido Armellini e di Adriano Colombo
presenta un'immagine alquanto problematica della disciplina, iniziando così: "Non
esiste una cosa chiamata letteratura. Esistono uomini e donne che scrivono libri, uomini e
donne che li leggono. Nessuno però è riuscito a trovare criteri universalmente accettati
che possano definire cos'è la letteratura" (la citazione è a memoria).
- non sfugge alla medesima impronta anche il terzo esempio, il manuale di filosofia,
"Il testo filosofico", B. Mondatori, curato da Cioffi e altri: "La
filosofia è una forma di indagine razionale ... e di essa è possibile discutere
mostrando la transitorietà delle teorie filosofiche" (anche questa citazione è a
memoria).
- Non cambia l'approccio anche estendendo l'analisi ai manuali di discipline scientifiche.
La fisica viene proposta non solo come un elenco di fatti, ma soprattutto come
un'attività attraverso la quale gli uomini tentano di comprendere la natura del mondo
fisico.
Fanno eccezione a questo quadro generale i manuali di matematica e di biologia:
- nel campo della matematica l'identità della disciplina è presentata in modo molto più
forte. Emma Castelnuovo (autrice di un manuale notissimo) afferma che gli studenti
troveranno nel suo libro di testo la matematica, la matematica che risolve i grandi
problemi;
- i manuali di biologia danno un'immagine molto trionfalistica della disciplina, forse
perché questa disciplina si può fregiare dei risultati straordinari delle scoperte
biologiche dell'ultimo mezzo secolo.
Come reagisce il ragazzo davanti a queste immagini? Più che la ricchezza problematica
della storia, della filosofia, della fisica, della letteratura egli coglie la loro
fragilità, la loro debolezza nell'avanzare risposte certe. Nonostante la forte proposta
che viene fatta della matematica, gli adolescenti non ne sono attratti e non riescono a
coglierne l'utilità, l'importanza. Il campo è sovrastato dalla biologia. L'adolescente
ne ricava che l'immagine del proprio sé è di carattere strettamente biologico. Non solo
la scuola, ma anche tutti i soggetti che gestiscono l'informazione culturale accreditano
questa idea.
Un bambino che proviene da una storia personale di certezze, proprio nel momento in cui
ristruttura interamente la propria prospettiva logica e psicologica, si imbatte in un
sapere di cui viene enfatizzata la fragilità. La reazione è la paura poiché è chiamato
a passare da un insieme di solide condivisioni provenienti dal senso comune ad una
dilatazione delle possibili risposte offertegli dai saperi.
La ricchezza problematica di questi saperi scatena profondo disagio anziché motivazione
per la conoscenza. Ecco una delle cause per cui assistiamo ad un grande successo della new
age che sa presentare le sue certezze in pillole.
In un mondo in cui i valori individualistici hanno una forte presa su di lui, questo modo
di presentare i saperi non dà forza alla costruzione dell'identità individuale.
Io ritengo (prosegue Fano), confortato anche da altre autorevoli opinioni compresa quella
di Alberto Mioni, che ci sia ragione di essere ottimisti, che i giovani siano portatori di
una grande creatività. Il vero problema è capire perché questa creatività non si
esprima a scuola.
Gardner, nel suo tesro Formae mentis, Feltrinelli, illustra la sua, ormai celeberrima,
teoria delle intelligenze multiple riferendosi sia all'esistenza di una intelligenza
personale sia all'esistenza di un'intelligenza interpersonale.
Ma come si può fare per valorizzare nella scuola tutte queste intelligenze? La scuola
italiana, nella sua tradizione, non ha saputo valorizzare adeguatamente l'intelligenza
personale, vale a dire la capacità di comprendere il proprio sé. Questa incomprensione
mutila inevitabilmente la creatività individuale e mortifica molte potenziali risorse
cognitive.
Più che mai, soprattutto nel mondo presente, sarebbe importante valorizzare
l'intelligenza intrapersonale, poiché, in un mondo che propone un modello
individualistico, ogni individuo dovrebbe essere aiutato a imparare quello che è in grado
di fare.
Il dibattito sviluppatosi attorno alla prospettiva della riforma scolastica ha mostrato di
comprendere l'importanza dell'intelligenza intrapersonale, ma sarebbe un grave limite
trascurare il genere di intelligenza di cui si diceva prima: l'intelligenza interpersonale
ha il grande merito, infatti, di mettere insieme la percezione fragile di sé con la
fragilità degli altri, di mostrare che i punti di vista parziali non sono sempre indice
di incapacità, ma sono costitutivi dell'individuo e di ogni sapere, e che
dall'interazione e collaborazione di punti di vista nasce un sapere non onnisciente ma
più forte perché condiviso.
E' su questo incontro intersoggettivo che si fondano le speranze della presente e futura
vita democratica. La vita activa va distinta tra l'azione dell'homo faber e l'azione
etica, politica. Il pericolo della individualizzazione dei curricoli sta proprio qui:
curare la costruzione del "fai da te" e trascurare la dimensione del rapporto
con gli altri.
LA PROPOSTA DI ANDREA MIONI
Al centro della riflessione del professor Mioni c'è il problema
dell'apprendimento, più precisamente dell'apprendimento linguistico.
Come avviene in rapporto alle nuove strutture mediatiche? A proposito di ogni media Mioni
ha voluto indicare, con una dovizia di esempi e citazioni impossibili da ricordare qui, la
struttura comunicativa del media e come l'adolescente li riceve: che operazioni richiedono
l'uso e la fruizione comunicativa di questi media? Come utilizzare correttamente ciò che
offrono?
- LA TELEVISIONE
Prevalenza dell'immagine, ricchezza degli stimoli, scarsa attenzione pedagogica: ecco le
caratteristiche salienti dell'informazione televisiva. Nei telegiornali odierni, per es.,
tabelle e carte geografiche sono scomparse: quel che rimane è la parola
"volante".
La televisione, con tutte queste peculiarità, si impone come un media di grande
autorevolezza in aperta contraddizione con il carisma famigliare o scolastico.
Questo vale anche per i film. Essi raccontano la letteratura a modo loro definiscono con
imporne la loro visione.
- NUOVI MEDIA
Essi ripropongono l'importanza della scrittura. Il personal computer incoraggia le
competenze linguistiche di pianificare il discorso, di redigere testi, di gerarchizzare le
parti del discorso. Inoltre, esso rafforza le competenze linguistiche grazie alla
'perfezionabilità' del testo e alle abilità classificatorie.
Per quanto riguarda la redazione dei testi, il testo a computer è un'opera sempre aperta.
Se fossi un romanziere, dice, sarei tentato di riscrivere sempre il testo. Questa
plasmabilità testuale rischia di rendere obsoleta, con le conseguenze che si possono
immaginare, la critica delle varianti, facendo decadere una delle principali attività
della filologia. Ma non ci si può fermare qui. La restaurazione dell'uso della scrittura
si è accentuata anche con le varie applicazioni di Internet a dimostrazione del fatto che
la centralità della scrittura in rapporto alle nuove multimedialità non è un fenomeno
transitorio o estrinseco. 'Chattare' in Internet, scrivere 'messaggini' (con figure,
abbreviazioni ecc.): ecco altre forme emergenti di scrittura.
Ad un certo momento la centralità della scrittura sembrò minacciata dall'affermazione
del carattere "interfacciale" dei sistemi operativi, in cui la grafica
predominava. Ma la tendenza si è invertita. Negli ultimi anni, ad es., è tornata in auge
la lettera che sembrava decisamente condannata a morte dal telefono.
In conclusione, sono da respingere le affermazioni apocalittiche sul destino della
scrittura, ritenuta da molti alla fine dei suoi giorni a causa dello sviluppo dei
linguaggi informatici e dai programmi di videoscrittura.
Ipertestualità e multimedialità, piuttosto, attendono di essere comprese nel loro
significato profondo in riferimento alle modalità della loro fruizione: vario è il modo
di fruirne.
La più meccanica delle fruizioni è l'inserimento in rete di un testo scritto. E' una
fruizione che non presenta caratteristiche multimediali né ipertestuali. Si tratta
semplicemente di una trasposizione di un testo da un supporto cartaceo ad uno elettronico
senza che questo trasferimento mobiliti competenze specifiche.
Diversi sono altri casi: distinguiamo tra media asincroni (forum) e media sincroni (chat
line). Una chat line prevede testi brevissimi, simultaneità dello scambio comunicativo,
prontezza sintetica. Il forum, in quanto media asincrono, invece presenta un sapere
programmato, un testo pianificato, un testo lungo.
Tutte queste attività sono attività scritte, ma è la solita scrittura? Prima di tutto
ci sono differenze semiotiche: la multimedialità, soprattutto nel caso del media
sincrono, comporta un certo ritorno dell'oralità: scarsa aggettivazione, brevità. Ci
sono anche differenze grafiche; nelle chat ci sono iconografia, logografia, grafia a
rebus, grafie difettive come quelle delle lingue semitiche, abbreviazioni e sigle,
innovazione lessicale.
C'è da allarmarsi? Non credo. Non siamo in presenza della morte della scrittura, ma di
una sua trasformazione ancorché profonda. C'è da chiedersi, invece, se questi media
concorrono positivamente o negativamente alla crescita personale dei bambini e degli
adolescenti.
Il protagonista della propria crescita può essere solo lo studente stesso con l'aiuto
dell'insegnante. La crescita non è però sempre facilitata da questi media. Da un punto
di vista dell'acquisizione delle conoscenze essi fanno accedere ad una massa informativa
non vagliata. Chiunque può scrivere su un sito delle sciocchezze su temi come l'anima, la
morte ecc...
Da un punto di vista della maturazione personale e della socializzazione, questi media
favoriscono spesso cattive socializzazioni e gli esempi sono innumerevoli. Ma la
valutazione può essere capovolta se si pensa che questo contatto possiede una
potenzialità estremamente positiva: offre aperture culturalmente molto ampie e diverse
provincializzando il punto di vista dei "navigatori".
(sintesi di Mario Pinotti, Associazione Progetto per la scuola e
Istituto Storico Parri) |