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 STEFANO ROVINETTI,
L’identità del docente professionista

La funzione prima del docente è l’attività didattica; la valutazione del servizio svolto dovrebbe basarsi sui seguenti criteri:

  1. impegno dedicato al successo formativo del maggior numero possibile di allievi anche attraverso opportune iniziative di riorientamento e discussione delle scelte effettuate
     
  2. conoscenza delle discipline insegnate ed efficacia dell’insegnamento
     
  3. organizzazione e monitoraggio dell’apprendimento e riflessione sulla pratica didattica.
    Per i punti a), b) e c) utile è l’attività nell’ambito di associazioni scientifiche e professionali
     
  4. partecipazione alla vita e allo sviluppo della scuola nelle sue relazioni interne ed esterne.

Il problema della valutazione [può] DEVE essere risolto RICORRENDO A DIVERSI CRITERI. ACCANTO A QUELLI GIA’ indicati IN DIVERSE SEDI DALLA NOSTRA ASSOCIAZIONE, [attraverso] TRA QUESTI RITENGO IMPORTANTE il giudizio delle famiglie e, nella scuola secondaria superiore, degli studenti. Il giudizio dell’utenza dovrebbe essere espresso dopo il termine del ciclo di studi perché sia assicurata l’obiettività nella valutazione del servizio ricevuto; a tutela del docente, la progressione di carriera dovrebbe essere articolata sul parere espresso da più classi in un congruo numero di anni. Questa proposta si basa sulla constatazione che, di norma, gli alunni e le loro famiglie riconoscono la qualità dell’attività didattica e, in quest’ottica, accettano anche un ragionevole rigore nella valutazione delle competenze.

Credo si debba evitare di legare la carriera a funzioni a tempo determinato: ciò che conta dovrebbe essere la preparazione culturale e didattica del docente che non è ‘a tempo determinato’ e deve essere incentivata anche in sicuri termini economici.
In quest’ottica assume grande importanza l’aggiornamento sia disciplinare che metodologico-didattico, affidato a università, enti di ricerca, scuole e agli stessi docenti che, quando riflettono sulla loro esperienza, fanno ricerca e aggiornamento. Penso però che la ricaduta di questa attività debba essere valutata dall’utenza nella concretezza dell’attività quotidiana dell’apprendimento: solo così si potrà evitare il formalismo sterile cui spesso i corsi d’aggiornamento ci hanno abituati.

Specifiche attività di ricerca ed innovazione disciplinare e didattica possono costituire elementi probanti nell’articolazione del curriculum; lo stesso dicasi per il lavoro svolto a livello gestionale ed organizzativo (staff di presidenza, rapporti con gli alunni e le famiglie ecc.).
Lo svolgimento di queste funzioni non può andare a detrimento della didattica.

In conclusione: il lavoro in aula è il nucleo forte della professionalità docente e come tale è valutato ed economicamente riconosciuto; si possono prevedere più livelli retributivi, a livello europeo, per accedere ai quali è necessaria una valutazione positiva dell’utenza. Funzioni diverse, sempre legate alla didattica, alla sua organizzazione e alle discipline insegnate, completano il curriculum.
 

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