IL CASTORO PER LA SCUOLA
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Giulia Antonelli

"Istruzione e formazione. Il modello scolastico dell'Emilia-Romagna: il biennio integrato"
(LA LEGGE REGIONALE N.12/2003 QUALE STRUMENTO DI CAPITALIZZAZIONE DELLE ESPERIENZE E FONDAMENTO DEL NUOVO PRINCIPIO DI OPPORTUNITÀ DI ACCESSO AL SAPERE)
 

   La Legge regionale n.12 del 30 giugno 2003 “Norme per l’uguaglianza delle opportunità di accesso al sapere, per ognuno e per tutto l’arco della vita, attraverso il rafforzamento dell’istruzione e della formazione professionale, anche in integrazione tra loro” sancisce, rilanciandolo, il concetto di integrazione tra sistemi e capitalizzando le pregresse esperienze, supera la logica delle buone pratiche favorendone la messa a regime dentro un sistema condiviso di regole e di cultura.

     L’integrazione, come si è detto, mette al centro la persona anziché l’esercizio settoriale di competenze, per cui i diversi soggetti o livelli istituzionali devono concordare l’esercizio delle loro attività in modo da rendere massimo il beneficio per il cittadino e, nel contempo, ridurre sprechi e duplicazioni. Dopo l’abrogazione della legge sull’innalzamento dell’obbligo scolastico il nostro sistema si caratterizza per un passaggio brusco da un impianto unitario ad una pluralità di opzioni tra il canale dell’istruzione e quello della formazione professionale; scelte che allo stato attuale sono difficilmente reversibili e quindi passibili di frustrazioni se queste, compiute a 13/14 anni, dovessero rivelarsi sbagliate.  L’integrazione rappresenta il risultato di un’intesa tra soggetti che hanno precise identità e specifiche missioni istituzionali; la progettazione in comune è motivata dall’unificante obiettivo di assicurare il successo formativo a tutti i soggetti favorendo lo sviluppo personale di ciascuno, valorizzando le loro caratteristiche, innalzandone i livelli culturali e favorendo l’acquisizione di competenze generali e specifiche, indipendentemente dal canale formativo scelto.

     La strategia di integrazione finalizzata al superamento dei canali formativi separati tra loro è uno dei punti caratterizzanti l’intera legge regionale. È infatti volta a connotare l’offerta formativa attraverso un forte intreccio tra conoscenze teoriche ed applicazioni pratiche; a rafforzare il valore della cultura tecnico professionale e ad introdurre metodologie di apprendimento basate su concrete esperienze e sulla conoscenza degli ambienti e dell’organizzazione del lavoro, al fine di rafforzare la formazione alla cittadinanza, la maturazione di scelte consapevoli e le possibilità occupazionali delle persone.

     Si riconosce quale metodologia didattica l’ apprendimento in ambiente lavorativo, attraverso stage, tirocini e alternanza, ma in aziende che abbiano i requisiti necessari ad essere imprese formative: eccellenza nei risultati ottenuti nella gestione aziendale, propensione al miglioramento ed alla valorizzazione delle risorse umane, alla disponibilità di supporto all’apprendimento, alla dotazione di tecnologie avanzate. Si introduce il concetto di libretto formativo, che non entra nella valutazione delle persone, ma “certifica” percorsi e curriculum, registrando ciò che una persona ha fatto nei tre contesti del formal, non formal ed informal learning.

     La Legge regionale prevede che la modalità dell’integrazione nel biennio costituisca una metodologia didattica rivolta a tutti gli allievi che al termine della terza media proseguono gli studi nell’istruzione o nella formazione, quale valore aggiunto della loro preparazione, per diventare cittadini consapevoli, prima ancora che futuri lavoratori. Per l’anno 2003/2004, in ottemperanza all’Accordo del 19 giugno 2003 siglato tra il MIUR e le Regioni, per sperimentare nei diversi territori l’esercizio del diritto dovere di istruzione e formazione nelle more dell’emanazione dei decreti legislativi di cui alla legge 28 marzo 2003, n.53, le azioni si rivolgono prevalentemente a coloro che manifestano incertezza o difficoltà circa la prosecuzione del proprio itinerario formativo e a quegli studenti che intendono proseguire la propria preparazione, anche a decorrere dall’ a.s. 2003/2004, nella formazione professionale.
Si vuole promuovere, a partire dai diversi segmenti della scuola e della formazione, un percorso integrato che comprenda elementi culturali e professionali e che consenta, al termine di ogni anno, di proseguire in entrambi i sistemi con il riconoscimento dei crediti maturati.

     “L’integrazione (nota 1) dei percorsi costituisce un irrobustimento complessivo al sistema formativo, valorizzando metodologie e professionalità che operano secondo modelli logico–sistematici, tipici della scuola e quelli empirico–problematici della formazione professionale. L’una trae origine dall’analisi della tradizione culturale, declinata dalle diverse discipline, cerca di aprirsi alla realtà e di dare significato ai processi formativi, l’altra che parte dai profili tecnico–professionali, in genere più motivante, amplia la dimensione conoscitiva richiesta dalla diffusione delle tecnologie, dalla complessità dell’organizzazione produttiva, ambientale e sociale.
In nessun caso questa seconda opzione si configura di minore potenzialità formativa rispetto alla prima, ma proprio la collaborazione tra le due è per il momento la migliore garanzia di implementazione di un apparato conoscitivo–operativo che deve tendere alla trasformazione dello stesso modello formativo attraverso l’innovazione didattica, la comune progettazione degli interventi, il riconoscimento delle competenze maturate, per la prosecuzione nei due rispettivi ambiti, scuola e formazione professionale, o per un più elevato livello di integrazione. Questa strategia, sulla base delle migliori pratiche fin qui realizzate, sembra avere riscontri positivi rispetto ad una separazione all’origine tra i due canali, soprattutto in un periodo in cui l’età evolutiva fa emergere non poche contraddizioni circa la stabilità della scelta, che spesso non viene compiuta sulla base di sereni percorsi orientativi, ma ancora condizionata da stereotipi culturali e familiari, nonché da situazioni di difficoltà alla diffusa fruizione del diritto allo studio. Spesso tale seconda opzione non trova fondamento nella predetta accezione della cultura del lavoro, ma in una proposta adattiva al lavoro il più presto possibile, intesa come alternativa minore allo studio speculativo.”

     Per rendere operativa la proposta già in questo anno scolastico 2003/2004, la Regione ha formulato delle Linee-guida per accompagnare il processo di integrazione tra curricula scolastici e progetti formativi, secondo i criteri che seguono:

1. Integrazione fra i sistemi. (nota 2). Il percorso sarà co–progettato, la gestione didattica paritetica nella potenzialità dell’azione formativa, complementare nell’organizzazione, anche attraverso la co–docenza. Corresponsabilità piena dei soggetti formativi dei due sistemi nelle fasi di verifica degli apprendimenti e condivisione degli strumenti per la valutazione e per la formalizzazione dei crediti per i passaggi da un sistema all’altro, tenendo conto anche dei successivi percorsi di istruzione e di formazione professionale.

2. Modularità. La progettazione modulare viene considerata quella che meglio consente l’autonomia necessaria a portare alla certificazione delle competenze, soprattutto quando è necessario procedere al riconoscimento dei crediti, con conseguente eventuale passaggio tra i sistemi. I moduli didattici sono riferiti alle competenze generali, con funzione prevalentemente formativa, alle aree di indirizzo/professionali, con funzione prevalentemente orientativa, ad interventi trasversali come rinforzo sul piano relazionale e socializzante, con particolare riferimento alla situazione di alunni che manifestano stati di disagio e di difficoltà.

3. Efficacia. Il percorso va progettato e svolto analizzando i bisogni formativi, realizzando azioni di accompagnamento e di tutoraggio, adottando metodologie didattiche attive, individualizzando i percorsi, stabilendo criteri condivisi di monitoraggio e di verifica dell’esperienza, garantendo il rapporto con le famiglie e tenendo conto di tutte le risorse educative, culturali, professionali disponibili sul territorio. È opportuno svolgere interventi di orientamento nella scuola media, azioni di informazione agli studenti ed alle famiglie, iniziative di formazione congiunta dei docenti della scuola e dell’organismo di formazione professionale coinvolti.

4. Riproducibilità. Va prodotta documentazione organica e sistematica dell’esperienza (che, a seguito di valutazione, si potrà successivamente inserire anche nel sistema nazionale di documentazione GOLD, INDIRE/IRRE). Al termine del primo anno di sperimentazione, Regione e Province organizzeranno momenti di riflessione con i protagonisti delle esperienze, al fine di rilevare gli aspetti di forza e i punti critici sui quali lavorare per migliorare l’integrazione.

5. Settori di intervento. I settori che si prestano maggiormente alla realizzazione dei percorsi integrati, tenendo conto delle attuali qualifiche, sia statali che regionali, sono:

a) industriale (meccanico ed elettrico);

b) turistico (alberghiero/ristorazione);

c) grafico;

d) sociale;

e) servizi alle imprese;

f) altri settori localmente rilevanti.

6. Stage ed alternanza scuola-lavoro. Stage e moduli di alternanza con formazione in impresa sono metodologie didattiche di supporto alle scelte, alle motivazioni, alle competenze sociali; sono pertanto da intendersi come visite guidate, simulazione di impresa, osservazione in ambiente lavorativo, diffusione della cultura del lavoro.

7. Tutoraggio. In tutto il biennio è necessario assicurare un costante tutoraggio agli allievi, sia per quanto riguarda il sostegno all’apprendimento, sia per l’azione orientativa/riorientativa, sia per la predisposizione del libretto formativo personale.

     Sul piano metodologico dovranno essere considerati gli obiettivi formativi: cognitivi, operativi, relazionali e metacognitivi, le competenze generali, quelle relative soprattutto all’apprendimento personale, tecniche, con particolare riferimento all’orientamento ed all’apprendimento funzionale, in vista del profilo in uscita, trasversali, come supporto, individuale o di gruppo, al sistema delle relazioni, al bilancio delle competenze, alle problematiche più squisitamente educative: cittadinanza europea, ambiente, legalità e sicurezze ecc. L’integrazione avrà come collante la cultura professionale di coloro che vi partecipano, e perciò dovrà muovere dall’evoluzione delle esperienze positive legate ad attività già sperimentate, con particolare riferimento ad esempio all’obbligo scolastico e formativo, che sono quelle realmente praticabili nei diversi contesti e che costituiscono l’oggetto di comuni riflessioni e indicazioni sul reciproco riconoscimento.
     Per l’anno scolastico 2003/2004 pertanto la programmazione consta di 72 percorsi integrati che coinvolgono 1860 studenti delle scuole superiori (circa il 10 % della popolazione scolastica), 68 scuole, 55 enti di formazione e un investimento 6,4 milioni di euro.

     Se la delibera n°1052 del giugno 2003 fissa le linee-guida essenziali per la nuova offerta integrata; la delibera n°2049/003 definisce le modalità di selezione degli organismi di formazione accreditati, per la realizzazione del biennio integrato, a partire dall’anno scolastico 2004/2005, in accordo con le istituzioni scolastiche interessate e per la selezione dei soggetti dell’offerta di formazione professionale nel segmento dell’obbligo formativo, assicurando il ricorso a procedure uniformi ed a criteri omogenei di relazione con i soggetti operanti in tale ambito e dando così un quadro di coerenza al sistema dell’offerta su tutto il territorio regionale.

     “Parlare (nota 3) di integrazione come occasione di ampliamento dell’offerta formativa, alla luce delle migliori pratiche realizzate nei due sistemi, della scuola e della formazione professionale, indipendentemente che questo approdi ad un nuovo indirizzo, è sicuramente una modalità per incentivare un maggiore contatto con la realtà e con i saperi professionali, senza privare l’allievo e la stessa prospettiva lavorativa delle necessarie competenze di base, che più che da una semplificazione di quelle accademiche, sono prodotte da una profonda rivisitazione delle metodologie didattiche. Realizzare l’integrazione, a partire dalla collaborazione dei due predetti sistemi, significa far entrare gli operatori in una dimensione di ricerca e di riconversione epistemologica, che supera la loro stessa formazione iniziale e richiede la capacità che parte dal sistema di capitalizzare e di saper riutilizzare proficuamente il sapere professionale.”

     L’integrazione con la quale si intende rispondere, in questa Regione, alla proposta contenuta nella Legge n°53 e sostanziata nel Protocollo d’Intesa siglato con il MIUR contiene pertanto elementi molto più pregnanti e sostanziali dell’accezione per cui un percorso integrato è fatto di attività lavorativa e di scuola “leggera” per recuperare gli oltre settantamila ragazzi potenziali evasori del diritto-dovere all’istruzione, per insofferenza alla routine scolastica o per il bisogno della famiglia di un rapido inserimento lavorativo.
L’integrazione è una risposta metodologica, organizzativa, didattica e pedagogica rivolta in prima istanza a tutti coloro che scelgono un percorso integrato che inizia nella scuola e nella scuola può continuare, caratterizzato da contenuti che propongono la nuova idea di complementarietà tra formazione generale e professionale, conoscenze culturali e competenze sociali e pre-professionali.
Percorsi che rendono sempre reversibile la scelta effettuata, consentendo passaggi reciproci tra scuola e formazione, poiché basati sulla capitalizzazione delle acquisizioni, piuttosto che sulla valutazione dei debiti, favoriti fra l’altro, dall’ individualizzazione della metodologia didattica e dal nuovo paradigma progettuale delle unità formative capitalizzabili, che modularizza il percorso e rende possibile individuare obiettivi formativi condivisi.

     Un tale approccio rende superato il concetto di prevenzione/cura, in quanto è offerto come valore aggiunto per tutti, costituendo solo dal secondo anno una opportunità diversa, attraverso il passaggio al 1° anno di formazione professionale regionale per l’utenza con strumenti culturali meno forti e comunque rendendo sempre possibile rientrare nel sistema dell’istruzione attraverso la spendibilità dei crediti acquisiti. L’integrazione secondo la legge regionale riguarda tutte le scuole superiori, soprattutto nel primo biennio, benché prioritari nello stabilire rapporti con la formazione professionale siano considerati gli istituti professionali.

     Legge regionale e Protocollo sono dunque le due facce di una stessa medaglia: la legge ha alzato il livello di interazione tra sistemi che si occupano di apprendimento, come principio contenuto nella legge Moratti, definendo l’integrazione come opzione possibile tra istruzione e formazione, per rafforzare entrambi i sistemi nei confronti di coloro che si rivolgono alla longlife learning; il Protocollo ne è diventato lo strumento operativo per il segmento di giovani dell’obbligo formativo, impostando una risposta non episodica, né strumentale, a partire dall’autonomia di entrambi i sistemi.

 

     Sperimentazione 2003/2004 e offerta formativa integrata 2004/2005

    “Sarà (nota 4) con l’anno scolastico 2004/2005 che entrerà nel vivo la legge regionale su scuola e formazione per quanto riguarda i percorsi integrati di istruzione e formazione professionale nelle scuole superiori, uno dei suoi punti più innovativi. Si tratta dei percorsi di studio, da scegliere dopo la scuola media, che permettono agli studenti di continuare a studiare materie teoriche pur avendo iniziato un percorso di formazione professionale, con la possibilità però di cambiare idea in qualsiasi momento e rientrare in un percorso tradizionale. Come ha sottolineato l’assessore alla scuola Mariangela Bastico: "La valenza particolare dei percorsi integrati è quella non solo di unire in un unico piano di studi l’apprendimento del sapere e del saper fare, ma anche quello di rivedere le modalità didattiche delle materie tradizionali. Inoltre, grazie alla molteplicità di opportunità sempre possibili, gli studenti hanno la possibilità di fare scelte ponderate, personalizzate, vicine alle loro esigenze e anche ai cambiamenti della loro personalità, limitando il rischio della dispersione e favorendo il raggiungimento di un traguardo, sia esso il diploma o la qualifica professionale".

     Per fare partire definitivamente i percorsi integrati, è stato messo a punto un bando con gli standard per scuole ed enti di formazione che già dall’inizio di novembre 2003 hanno elaborato i progetti per il prossimo anno scolastico. L'obiettivo era mettere al più presto a disposizione di famiglie e studenti un catalogo con tutte le opportunità formative per scegliere, entro il gennaio 2004, a quale scuola iscriversi.  Cosa succederà in concreto al termine della scuola media? I ragazzi potranno iscriversi a scuola sia nel caso siano interessati al ciclo di studi tradizionale sia che vogliano intraprendere un percorso di formazione professionale. Accanto all’offerta tradizionale infatti viene proposto un primo anno integrato tra istruzione e formazione che consentirà loro di continuare a studiare materie teoriche di base pur iniziando un percorso più professionalizzante. Tuttavia il valore di questo primo anno integrato è soprattutto quello di consentire allo studente di ripensare la propria scelta a un anno di distanza, mantenendo aperte anche al secondo anno tutte le possibilità: seguire i corsi di istruzione tradizionale, continuare il percorso integrato, rivolgersi alla formazione professionale regionale.
Questa apertura nelle tre direzioni (integrazione, istruzione, formazione) sarà possibile anche per il terzo anno, al termine del quale gli studenti che hanno seguito i percorsi integrati nell’istruzione potranno ottenere la qualifica professionale a valenza nazionale, avendo corrisposto agli standard minimi delle competenze di base fissati a livello nazionale.

     Come si è detto, i percorsi devono seguire degli standard comuni per corrispondere a competenze riconoscibili su tutto il territorio nazionale, ma declinate in modo da soddisfare anche esigenze locali specifiche, per la parte più professionalizzante. In tal senso sono state individuate le qualifiche del sistema regionale che maggiormente corrispondono ai fabbisogni del mercato per questo primo livello di competenze ed in analogia con i titoli rilasciati dagli Istituti professionali.

     Per il 2004/2005 è stata data priorità a proposte che interessano istituti professionali, d’arte e tecnici, perché maggiormente colpiti dal fenomeno della dispersione scolastica e soprattutto tradizionalmente abituati a lavorare in integrazione con la formazione.
L’offerta è di due tipi: un percorso integrato biennale per tutta una classe oppure percorsi modulari rivolti a gruppi di studenti provenienti da classi diverse finalizzati all’orientamento e alla rimotivazione. Questi ultimi potranno partire anche a metà anno.Il biennio integrato rivolto a un’intera classe (almeno 20 studenti) avrà una durata annua che varierà da un massimo di 300 a un minimo di 180 ore. Dovrà in ogni caso dotare il ragazzo dei crediti formativi necessari a proseguire il percorso in qualsiasi direzione (istruzione, formazione o, nuovamente, un terzo anno integrato). Il percorso modulare per alunni provenienti da più classi (non meno di 15 e non più di 20) durerà da un minimo di 120 ore a un massimo di 200.”

     A sostegno di una visione unitaria dell’offerta, la Regione ha inoltre bandito, unitamente ai percorsi integrati, l’offerta di formazione nel segmento dell’obbligo formativo, individuando le qualifiche a banda larga che rispondano alle esigenze territoriali, corredate di standard per Unità di competenza, desunte dal sistema regionale delle qualifiche in corso di revisione. In tal modo viene offerto il panorama completo dei percorsi possibili e delle opportunità di qualificazione per coloro che per scelta vogliano trovare collocazione sul mercato del lavoro, possedendo credenziali in grado di assicurarne l’ occupabilità

Il sistema regionale delle qualifiche

     Dopo quella effettuata nel 1996, nel 2002 è iniziata la seconda revisione del sistema regionale delle qualifiche e la loro declinazione in standard di competenza. Il Sistema Regionale delle Qualifiche (di seguito SRQ) è stato delineato fondandosi sulla legge Regionale n.12/2003, con particolare riferimento ai punti in cui si afferma che:
     “Ogni persona ha diritto di ottenere il riconoscimento formale delle competenze acquisite. Tale riconoscimento può essere utilizzato per conseguire un diploma, una qualifica o un inquadramento professionale. A tal fine la Regione promuove accordi con le componenti del sistema formativo e le parti sociali, per la definizione di procedure comuni per il riconoscimento, la certificazione e l’individuazione degli ambiti e del valore d’uso delle competenze acquisite.”
     “Spetta alla Giunta Regionale la definizione dei profili formativi e delle qualifiche professionali, dei rispettivi standard formativi, dei criteri e delle procedure per il rilascio delle certificazioni. La Regione concorre con lo Stato, le altre Regioni e gli Enti locali alla definizione degli standard essenziali nazionali per la formazione professionale, anche in integrazione e persegue il riconoscimento e la circolazione a livello nazionale ed europeo, adeguandosi a indicatori e standard dei titoli, delle qualifiche e delle certificazioni di competenze”

     Le norme e gli accordi che, sui temi dell’istruzione della formazione e del lavoro, sono stati prodotti negli ultimi mesi a livello nazionale e le iniziative realizzate sui medesimi temi nelle altre Regioni Italiane, hanno fornito ulteriori riferimenti e orientamenti.
L’obiettivo è contribuire alla definizione di un sistema nazionale di standard di competenze e certificazione che consentano di misurare, capitalizzare e spendere i risultati di un processo di apprendimento nei sistemi dell’istruzione, della formazione e del lavoro, riconfermando la centralità delle qualifiche come codice di comunicazione.

     Il SRQ è costituito da un “repertorio” (denominazioni e descrizioni), un “apparato concettuale” sui sistemi professionali che esplicita e fonda i criteri di individuazione e il “formato descrittivo”, un “quadro d’insieme” sulle connessioni e relazioni con altri sistemi (istruzione, formazione professionale e lavoro) che ne orientano l’utilizzabilità.
Il repertorio delle qualifiche è un insieme di figure professionali formabili attraverso percorsi di istruzione-formazione-lavoro, “formali” e “non formali”, identificate, connotate e descritte in modo da essere visibili e riconoscibili nei contesti lavorativi e nelle strutture che erogano servizi per il lavoro; sulle qualifiche/figure sono definiti standard professionali minimi omogenei in tutto il territorio regionale e dispositivi di certificazione delle qualifiche e delle competenze .  La descrizione delle qualifiche in standard professionali minimi consente oggi la definizione di progetti formativi appropriati all’utenza, al contesto, alla finalità, consentirà domani il confronto, la condivisione, l’eventuale adeguamento con quanto in materia sarà predisposto a livello nazionale e dalle altre Regioni e Province Autonome.

     Il repertorio delle qualifiche comprende le principali figure professionali che caratterizzano oggi il sistema economico e produttivo, quelle di cui è prevedibile lo sviluppo, quelle su cui la regione esercita un qualche tipo di intervento (regolativi, di promozione, di servizio). L’identificazione delle qualifiche/figure ha tenuto conto di quanto elaborato e predisposto dai diversi Enti Bilaterali, dalle comparazioni di livello europeo, di quanto hanno prodotto le altre regioni e degli esiti dei numerosi progetti regionali di mappatura delle competenze settoriali. Il completamento dell’elenco e la descrizione delle relative figure professionali richiederà alcuni approfondimenti e verifiche sul campo (ancora da programmare e realizzare), nonché la messa a punto di una procedura sorgente che garantisca l’aggiornamento e la manutenzione costante dell’elenco e delle relative competenze.

     Il SRQ oggi si compone di 82 qualifiche

  • rappresentative di tutti i settori e i principali comparti dell’economia emiliano-romagnola (Settori: agricoltura, manifatturiero, servizi; Comparti: meccanico, tessile, agroalimentare, legno, grafica, distribuzione commerciale, edilizia, servizi alla persona, intermediazione finanziaria, ambiente, verde…; Ambito professionale: amministrazione, marketing-vendite, informatica, logistica…)
  • collocate su quattro livelli professionali, collegabili ai livelli europei della decisione comunitaria 85/368CE, definiti sulla base della complessità delle competenze
  • raggruppate in Aree professionali in funzione dei processi di riferimento (non dei settori) e/o delle competenze professionali caratteristiche

     Il SRQ costituisce il riferimento unico per i diversi soggetti che fanno parte del sistema formativo (soggetti operanti “nell’istruzione, nella formazione professionale e nell’educazione non formale” L.R. 12/2003); non è specifico di alcun canale formativo, è un riferimento unitario per tutti e, in prospettiva anche per la certificazione delle competenze acquisite in contesti non formali; gli standard professionali minimi costituiscono il vincolo progettuale per i soggetti che realizzano percorsi formativi finalizzati al conseguimento della qualifica.
     Supporta lo sviluppo del sistema integrato, poiché le qualifiche sono riferite a “figure professionali” che risultano comprensibili e traducibili nell’universo del lavoro, ma prevedono anche l’identificazione di “capacità” e “conoscenze” comprensibili e traducibili nell’universo della formazione e dell’istruzione. Pertanto consente la definizione e la progettazione di spazi autonomi per i diversi soggetti del sistema integrato.

     Le qualifiche/figure si articolano in unità di competenza, intese come aggregati di “capacità e conoscenze” necessarie a svolgere insiemi di attività che producono un risultato osservabile e misurabile, da assumere a riferimento per la successiva progettazione formativa per UFC. Le UFC, si ricorda, rappresentano la “tecnologia” di progettazione formativa, funzionale alla sua flessibilizzazione e dunque all’ individualizzazione dei percorsi.

     Il Sistema Regionale delle Qualifiche così riviste diventa il riferimento per tutti i dispositivi che alimentano il sistema e l’interfaccia indispensabile per colloquiare con l’istruzione ed il mondo del lavoro. Nel SRQ, la qualifica è un titolo formale, attribuito al singolo, che evidenzia e garantisce il possesso da parte del singolo di tutte le competenze proprie di una determinata figura professionale; la qualifica è rilasciata secondo una procedura regolamentata dalla Regione; è acquisibile anche attraverso la somma di certificazioni parziali, ottenibili in percorsi di apprendimento diversi e in momenti diversi della propria vita, è registrabile nel “Libretto formativo individuale”. Il disegno è complesso e avrà bisogno di essere conosciuto e condiviso, di entrare a far parte delle prassi professionali dei diversi soggetti coinvolti, di approfondimenti soprattutto rispetto alle ricadute sulla revisione delle attuali procedure per il rilascio delle certificazioni.


NOTE

1 Cfr. Giancarlo Sacchi: Premessa pedagogica al biennio integrato. (torna al testo)

2 Cfr.: Progetto regionale per la realizzazione di percorsi formativi integrati fra l’istruzione e la formazione professionale. Linee guida per l’anno scolastico 2003-2004. (torna al testo)

3 Cfr. G. Sacchi – Istruzione e formazione professionale – da Scuolaer del 28/10/2003. (torna al testo)

4 Da: ERMES del 20 ottobre 2003 . (torna al testo)

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