IN
VISITA ALLA CAVA. Questa
mattina accompagnati dalle insegnanti noi, alunni della classe 5°A ci
siamo recati in visita alle cave sul monte Castellana. Partiti
da largo S.Michele, abbiamo imboccato la strada per Portovenere e poi
in località Acquasanta abbiamo preso la strada per Campiglia. Ad
attenderci c’erano due cavatori che ci hanno fatto da guida durante la
nostra visita. Questi due signori hanno cominciato a parlare del marmo facendoci osservare alcuni blocchi di marmo. Il
marmo è una roccia compatta fatta soprattutto di calcare Nella
cava da noi visitata si estrae un particolare tipo di marmo nero: il
portoro. La
lizzatura cioè il
trasporto a mano dei blocchi di marmo partiva dalle cave e arrivata fino
all’Acquasanta. Dopo
averlo tagliato , il blocco veniva appoggiato su due tronchi come delle
slitte , veniva legato allentando e tirando i cavi veniva trasportato a
valle. Un
tempo per spaccare il marmo si usavano tecniche diverse da quelle
attuali. Per
staccare la parte che non interessava si usava l’esplosivo caricandolo
con la polvere da sparo. Il
marmo veniva estratto dalle cave con l’aiuto del filo elicoidale cioè
una fune composta da tre robusti fili d’acciaio intrecciati fra loro. Il
filo veniva cosparso di sabbia proveniente dal lago di Massaciucoli e
fatto girare velocemente, in questo modo riusciva a tagliare i blocchi. Per
spostare i blocchi di marmo si usavano speciali cuscini di ferro pieni
d’acqua. Qualora
di questi cuscini scoppiasse l’acqua era meno pericolosa dell’aria. Per
sollevare il marmo si usava il martinetto che veniva manovrato a mano. Al
giorno d’oggi per tagliare il marmo si usa il filo diamantato, infatti
il procedimento è più veloce. Successivamente
abbiamo visitato una galleria illuminata da speciali fessure aperte
nelle pareti. Dall’interno
della galleria si estrae il marmo. Terminata
la visita abbiamo ringraziato e salutato le nostre guide e siamo
risaliti sul pullman che ci ha condotti fino a scuola. Questa visita per me è stata interessante perché mi ha fatto conoscere un po’ di storia sul marmo un materiale che ho sempre a portata di mano ma di cui non sapevo quasi nulla.
L’ESTRAZIONE
I sistemi per staccare il marmo dal monte erano affidati alla sola forza delle braccia degli operai perché allora non esisteva alcun macchinario che potesse venir loro in aiuto. Un’altra tecnica usata già in quest’epoca(1883) prevedeva l’uso della polvere nera che veniva introdotta in fori prodotti nel marmo con una verga di ferro con punta a scalpello forgiata ,tenuta da un operaio a contatto del materiale da forare. L’operaio addetto alla verga aveva anche il compito di ruotarla di pochi gradi dopo ogni colpo in modo da favorirne la penetrazione nel materiale e scavare un foro profondo che veniva poi riempito di polvere nera. Accendendo la miccia avveniva lo scoppio che produceva il distacco del pezzo di marmo dal monte. Una volta isolato tale blocco, si procedeva a piazzare la scarica esplosiva, composta da polvere nera, che frantumava tutto il materiale di scarto e staccava completamente il pezzo spingendolo verso l’esterno dove, attraverso scivoli appositamente costruiti con travi di leccio o altro legno durissimo ed ingrassati con sapone o sego (grasso di maiale), per mezzo di paranchi di acciaio, veniva guidato e trattenuto contemporaneamente e fatto slittare fino al punto desiderato per essere poi caricato su mezzi di trasporto. Una volta questi mezzi erano costituiti da grossi carri muniti di pianale che avevano almeno 6 ruote ed erano trainati da una, due o più coppie di buoi e portavano il portoro a Carrara per la lavorazione. Da lì parte del portoro lavorato partiva, per mezzo di navi o velieri, per il Medio Oriente, per abbellire moschee e palazzi di sultani. Per quanto riguarda il trasporto dalla Palmaria e dal Tino, questo avveniva , chiaramente via mare , per mezzo di grosse chiatte, fino a Bocca di Magra. Negli ultimi tempi i maggiori acquirenti sono stati gli Arabi, gli Egiziani, i Giapponesi ed attualmente i Cinesi.
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