DA LUNI A CARRARA

 

Quando nel 177 a.C. i Romani fondarono la città di Luna  avevano ,per oltre un secolo ,  sostenuto una dura guerra con i Liguri apuani , stirpe di origine celtica che abitava in quei luoghi .  Durante l’ età del ferro , quando si insediarono nell’Etruria settentrionale e in Liguria orientale ,  i Liguri apuani non mostrarono particolare interesse per il marmo .

La sua  prima valorizzazione artistica e commerciale fu  operata dagli Etruschi per farne are votive e statue e così iniziò la storia dei marmi lunensi .

In epoca romana venne fondata,  in questo territorio già umanizzato da tempo , probabilmente fin dal Neolitico , una città : Luna.

Oggi è difficile riuscire a immaginare la  grande importanza che il porto di Luna ebbe in età arcaica , per oltre un millennio .

Dai dati che abbiamo si capisce che Luna in età repubblicana non conosceva ancora il valore commerciale che si ricava dalle sue montagne.

I grossi blocchi usati per la costruzione dei templi provenivano dalle rocce argillose situate sulle sponde del Magra.

Il primo scrittore che descrisse, in modo particolareggiato, le Alpi della Luna è Strabone, che parla dei marmi di quella zona, affermando che a Roma erano molto apprezzati.

Anche Plinio ci riferisce della casa di un prefetto di Cesare, in Gallia, che aveva delle bellissime colonne di marmo lunense.

Questo ci testimonia che, nel primo secolo a.C., il marmo apuano era famoso e molto utilizzato a Roma, a tal punto che lo stesso Plinio ci dice che non era certo di qualità inferiore a quello greco.

Varrone, inoltre, sempre nello stesso secolo, ci parla di lastre di marmo lunense tagliato con seghe, in modo da permettere ai Romani, di rivestire le loro case con quel materiale candido simile a quello usato negli splendidi edifici.

(foto martelli romani)

 

Queste notizie ci fanno capire che la maggior parte del prodotto delle cave lunensi fu usato dapprima nell’architettura e solo dopo per la costruzione di statue.

Ad Ostia i lavoratori del marmo costituirono una potente categoria formata da alcuni

uomini provenienti dalle cave lunensi . Dopo la caduta dell’impero Romano nella Lunigiana ci fu un periodo di decadenza politica, sociale ed economica, a causa delle invasioni e conseguenti distruzioni, operate dai Goti e dai Saraceni. Due furono i paesi che si possono definire gli eredi, sia dal punto di vista storico culturale di Luna:Sarzana e Carrara. L’attività di estrazione e lavorazione del marmo, seppure notevolmente diminuita rispetto all’età imperiale, continuò, concentrandosi soprattutto a Carrara. L’arte paleocristiana e medioevale fu caratterizzata da una riutilizzazione dei marmi lapidei che venivano presi dai templi e dalle case romane in rovina.

Il commercio di questi testi fu fiorente; infatti sia Roma che le altre città dell’impero

furono spogliate dei loro marmi preziosi.Questi furono quindi riutilizzati e il loro utilizzo contribuì a far conoscere il valore dei marmi di Carrara  tra l’XI  e il XV secolo.Nella prima forma scritta in cui è citata la città, (il diploma di Ottone del 963)è menzionata proprio in relazione  ai suoi marmi bianchi. Nel periodo  dell’architettura gotica, la maggior parte delle fabbriche dell’Italia centro-occidentale usò i marmi apuani in gran quantità. Gli abitanti di Carrara utilizzarono il materiale delle cave per la loro città solo nella costruzione del duomo di S. Andrea mentre esportarono il resto del marmo altrove.Dopo la caduta di Luna e di conseguenza del suo porto, nacque anche, proprio come porto, nel 1180 Avenza, situata nella costa antica. Nel periodo gotico l’utilizzo del marmo di Carrara andò oltre i confini tradizionali e questo grazie all’abilità scultorea dei grandi Nicola e Giovanni Pisano, che realizzarono le loro opere usando questo stupendo materiale. Infatti, Nicola Pisano nel 1265 scelse proprio a Carrara i marmi statuari per il Pulpito del duomo di Siena e da allora in poi ci fu un continuo giungere in questa città di scultori  e architetti che venivano per trovare la materia prima per le loro realizzazioni(foto Pulpito di Siena).

 

 

Il Pulpito di Siena

 

In questo periodo Dante Alighieri svolse una mediazione diplomatica tra M. Malaspina  e il vescovo di Luni-Sarzana. Il nostro grande poeta nel ventesimo canto dell’Inferno scrisse:

 

<<Aronte è quei ch’al ventre li s’ atterga / che né monti di Luni, dove ronca /lo Carrarese che di sotto alberga, /  ebbe, tra’ bianchi marmi la spelonca / per sua dimora onde a guardar le stelle/ e’ l mar non li era la veduta tronca >>

 

Rendendo così lode a questa città dove immaginava fosse vissuto l’ indovino Aronte.

Su Carrara, Massa e perte della Lunigiana dominarono per lungo tempo i Malaspina che governavano con rispetto verso il loro popolo, occupandosi soprattutto delle prerogative sul commercio dei marmi.  

 

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