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PROFILO BIOGRAFICO
Nasce a Biancavilla il 26 Novembre 1891, da Alfio Bruno e da Carolina Sciacca, e precisamente in quel palazzo di Via Vitt. Emanuele sito di fronte al plesso "G. Marconi" delle Scuoole Elementari inteso come "Il palazzo Bruno", specificazione derivata dal padre, il noto e fattivo Sindaco Alfio Bruno. A Biancavilla trascorre infanzia e adolescenza, rilevando grande vivacit di intelligenza e ad un tempo, un non comune spirito di osservazione e una straordinaria ansia di esperienze sempre nuove, che, raggiunta la maggiore et , lo spingono all'evasione verso lidi dai piu' vasti orizzonti del suo "natio borgo selvaggio", giusta quanto ha detto del proprio paese il Poeta, alla conoscenza amorevole del quale, il Bruno, per congeniale senso dell'arte poetica e per simiglianza di "forma mentis", profonde "studio e adorazione", come ha modo di dichiarare nella dedica del suo primo lavoro "Come amo' e non fu riamato Giacomo Leopardi". Comunque, il paese natio sar sempre oggetto del suo amore e argomento di notazioni bellissime per poetica coloritura, in virtu' di quella legge naturale da lui delineata come "inguaribile umore che lega al luogo natio e lo fa volere bene in un modo onell'altro, e quando ogni modo impossibile con la piu' appassionata avversione". Icastico e dalle vivaci tinti, quasi un acquerello, , tra l'altro, il quadretto che presenta Biancavilla e dintorini nell'ora del tramento ove tutto parla musicalmente e materialmente, sia nell'aspetto urbano, sia in quello agreste, e da esso stralciamo: "La lingua del fiume una serpe lucente: e le campane di Aderno' giungono come un sussurro d'aria a cui risponde la solennita' velata di quelle di Licodia, in cospetto dell'ostia d'oro del sole. E quelle di Biancavilla si sciolgono ad annunziare la benedizione. Dapprima la Matrice, e presto, in coro. l'Annunziata, la Badia il Convento, in un garrulo rimbalzo, di timbri che si smorano nel soffice abisso dell'aria. Il quartiere discende dal tergo del palazzo in una vecchiaia di tetti bassi e di tegole grigie ai Getsemani delle chiuse d'ulivi. E' l'ora in cui l'ombra si allunga nelgli orti delle case arabe, e le cedronelle e i melograni si chinanao alla brezza". Frequento' a Catania le scuole medio-superiori presso il Reale Collegio "M. Cutelli" e vi consegui' la Licenza Liceale. Ma la vita del Collegio gli andava poco a genio se piu' tardi si espresse su di essa in questo modo: "I colori dei cartelli dei cinematografi mi esasperano e le ballerine dei variet che ripetono le movenze crude dei balli d'apaches mi irritano piu' dei miei sei anni di Collegio". Ottenuto il diploma pot iscriversi all'Istituto Superiore di Scienze Sociali "C. Alfieri" di Firenze, scelta che ovviamente non era destinata a secondare le sue tendenze di intellettuale di altra natura e pertanto abbandoner progressivamente l'idea della Laurea e frequenter caff, redazioni, salotti, uomini gi affermati (De Robertis, Prezzolini) e giovani in via di affermazione. Il 7 maggio 1912 pronunzia all'Universit di Roma un discorso del gi accennato titolo "Come amo' e non fu riamato Giacomo Leopardi", nel quale, con dovizia di citazionim argomenta che, piu che donne reali, Leopardi amo' delle bellezze muliebri dalla parvenza rispondente a quell'ideale di "eterno femminino" che rappresento' in lui un esaltante empito damore, e che i suoi amori naufragarono nella piu' amara delusione per una mancata virile intraprendenza del Poeta, che spingeva solo a un sentimento di compassione. Ritorner ancora a Roma negli anni 1913-1918-1920-1921. Ormai i viaggi sono frequenti e rispondono ad un insopprimibile bisogno del suo genio creativo: "Viaggiare, rinascere nello spazio degli artisti un istinto che si dichiara prima della stessa volont di creare" (Rousseau); "e permane in intimo rapporto di'intensit e durata con la loro potenza creatrice (...). Ha radici nella necesst di idealizzare, impellente, nel poeta sopratutti. E fa miracoli ...". Dal 1914 a Londra e l'anno seguente di ritorno a Catania, dove pubblica, insieme a Centorbi, Ittar, D'Arteni, il quindicinale letterario "Pickwick", al quale collaborano, tra gli altri, Soffici, Onofri, Titta-Rosa, quindicinale che merito' dal De Robertis questo lusinghiero apprezzamento: "La sola rivista degna di considerazione che sia uscita in Italia in questi ultimi tempi, tra tutte l'altre che disonorano la letteratura e l'arte". E' a Viareggio nel 1916, mentre l'anno seguente lo trascorre a Firenze, patria ideale dell'arte, immancabile soggiorno per un Bruno, tra l'altro, fine intenditore di opere di arti figurative, che in un diario annotava: "L'architettura mi ha soggiogato e tratto fuori dal tempo piu' della musica, piu' della poesia, piu delle donne che ho amato di piu'". E appunto un grande amore lo teneva legato a queta citt per la fiorentina Ada Fedora Novelli, cui dedicata qualche nota poetica nella silloge "Fuochi di Bengala", che viene indicata con nome di "Dolly Ferretti" e che campeggia, con tutta la passione che ispira al Poeta Biancavillese nelle "50 lettere d'amore alla Signorina Dolly Ferretti", destinate a vedere la luce nel 1928. Nel 1918 Antonio Bruno diu nuov a Catania, donde di li a poco riparte per Roma. Eccolo ritornare l'anno seguente a Catania e da qui ripartire alla volta della Metropoli francese, che magistralmente descrive nel "quaderno inedito del giugno 1923 - luglio 1924", nel brano dal titolo "Coloro a Parigi", dove, con sagace spirito di osservazione evidenzia come "Parigi cambia d'aspetto, di psicologia e di storia ad ogni quartiere", quando vi ritorna nel 1923 e per l'occasione visita una mostra di Daumier, in seguito alla quale appunta nel Diario: "Daumier mi ha fatto felice". A Palermo, nel 1927, legge ad un pubblico scelto poesie e traduzioni. Si spegne la notte del 28 agosto del 1932 a Catania, e da qui le spoglie mortali vengono traslate a Biancavilla. Anche queste, purtroppo, hanno subito la stessa sorte di oblio del suo nome e delle sue opere: sulla tomba neppure il nome fino ad alcuni anni fa era stato segnato! Solo nel 1966 l'Amministrazione Comunale essendo Sindaco l'Avvocato Dino Laudani, ha, con notevole senso civico deciso di apporre in cimitero una pietra tombale in memoria, e patrocinata la stampa di un libro, che ha riscosso notevole successo, curato dal Ch.mo Prof. Ermanno Scuderi dal titolo "Dal Salmista al maudits". Per una serie di favorevoli coincidenze spetta ancora all'avv. Dino Laudani occuparsi di Antonio Bruno: l'11 novembre 1987, infatti, stato rieletto Sindaco di