La genetica è una scienza giovane. Nasce in modo anonimo e furtivo nella seconda metà dell'Ottocento ad opera del noto abate moravo Gregor Mendel (1822-1884), il quale, effettuando per un buon numero di anni vari incroci tra piante di piselli e trovando delle regolarità nei suoi risultati sperimentali, pubblicò le sue scoperte che però furono ignorate per un lungo periodo. È solo nei primi anni del Novecento che tre studiosi Karl Correns, Hugo De Vries ed Eric Tschermark, independentemente gli uni dagli altri riscoprono le leggi di Mendel, ne comprendono il grande valore e rilanciano la scienza dell'ereditarietà come materia autonoma di satudio e di ricerca.

Nel 1906 un biologo inglese William Bateson, propone di dare il nome di genetica alla scienza che studia la trasmissione dei caratteri ereditari. Oggi la genetica ha assunto un ruolo centrale in ambito biologico, medico e sociale. Basti pensare alle possibilità, spesso fantascientifiche, offerte dall'ingegneria genetica, in grado di manipolare i geni, per migliorare la qualità di certe produzioni agricole, oppure di sostituire i geni difettosi in individui affetti da malattie genetiche, cioè ereditarie.

Un altro importante filone di ricerca, denominato "Progetto Genoma Umano", a cui partecipano i più grandi scienziati di tutto il mondo, consiste nel determinare il patrimonio genetico della specie umana individuando uno ad uno i geni presenti nei vari cromosomi e la loro corrispondenza con determinate caratteristiche fisiche.

Esistono, però, sviluppi negativi legati ad un uso improprio o distorto della genetica. Si pensi, per esempio, al caso della legittimazione della diversità umana come avviene quando si sostiene che esistono differenze genetiche qualitative tra individui di razza nera ed individui di razza bianca.

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