Intensità e magnitudo di un
terremoto
Il terremoto è
un fenomeno naturale connesso all'improvviso rilascio di energia per frattura
di rocce profonde della crosta terrestre a seguito di un complesso processo di
accumulo di energia di deformazione delle stesse rocce. La fase di accumulo
richiede tempi molto lunghi (decine-centinaia di anni) a fronte dei tempi molto
più ridotti (misurati in secondi per un dato evento) della fase di rilascio
dell'energia. Entrambe le fasi possono però essere identificate in singoli
istanti a raffronto con la scala dei tempi geologici (milioni di anni) entro
cui intervalli di storia sismica rappresentano finestre temporali di
osservazione (tanto più significative, quanto più proiettate nei secoli
precedenti: 1000 anni sono meglio di 100) per cercare di identificare parametri
che possano descrivere - in termini statistici e probabilistici - le
caratteristiche di detti fenomeni naturali.Per un dato terremoto, la dimensione
dell'area di frattura (con origine nell'ipocentro) delle rocce in profondità si
rapporta in modo diretto con la quantità di energia rilasciata. Occorre inoltre
tenere presente che il fenomeno non è mai costituito da un evento isolato, ma
il processo di rilascio di energia avviene attraverso una successione di
terremoti (periodo sismico), e quindi attraverso una serie di fratture,
nell'arco di un periodo di tempo che può essere anche molto lungo (mesi o
anni), essendo in genere possibile distinguere il terremoto più violento (scossa
principale) da altri che lo precedono o lo seguono pur se - in alcuni casi -
con energie paragonabili.
Richter definì
la magnitudo locale (Ml): correlata alla distanza dall'epicentro e all'ampiezza
di registrazione (in genere delle onde S o P). In prima approssimazione si usa
spesso la magnitudo durata (Md) correlata alla durata di registrazione.Va
comunque sottolineato che per mezzo di una scala delle "intensità" si
effettua unicamente, per diverse località, una operazione di classificazione
(degli effetti prodotti da terremoti) che non può in alcun modo essere
interpretata come operazione di misura. Infatti, con una qualsiasi scala di
intensità (es. la MCS) gli effetti provocati dal terremoto vengono organizzati
in una serie di quadri descrittivi tipici, a cui in generale si associa un
numero che indica situazioni sempre più severe mano a mano che aumenta il suo
valore.A tal fine è richiesto un doppio metodo di indagine a seconda che si
tratti di località comprese nell'area di danneggiamento, in cui si osservano -
da parte di operatori esperti che si recano nei posti - danni più o meno gravi
su costruzioni e manufatti e modifiche nell'ambiente morfologico, ovvero di
località comprese nell'area di risentimento, in cui gli effetti - ricostruibili
attraverso interviste e questionari macrosismici - consistano esclusivamente
nella reazione psicofisica delle persone e in movimenti particolari di oggetti
(es. oscillazioni di lampadari e di piante, spostamento di mobili più o meno
pesanti, ecc.).
Va altresì
tenuto presente (per il fatto che un terremoto non è in genere un fenomeno
isolato, ma fa parte di una successione di eventi che nel loro insieme
descrivono l'evoluzione del processo di rilascio dell'energia) che risulta
molto spesso difficile, solo sulla base delle descrizioni degli effetti,
distinguere il contributo delle singole scosse del periodo sismico, per cui il
risultato dello studio macrosismico è spesso limitato alla descrizione degli
effetti cumulativi.Una simile difficoltà è presente per eventi recenti, quanto
più ravvicinati nel tempo (es. le due violente scosse con epicentro nell’area
di Colfiorito del 26.9.1997 alle ore 2,33 e alle ore 11,40), ma - ovviamente -
è ancora più presente per la ricerca storica di effetti relativi a eventi dei
secoli precedenti, e questo al di là della circostanza fortunata per il nostro
Paese (rispetto ad altre aree geografiche anche più sismiche: es. California)
in cui le antiche tradizioni culturali e la particolare situazione documentaria
permettono di reperire un'ampia memoria per molti fenomeni sismici del passato.
Il quadro
finale, con elenco delle località ordinate secondo la graduatoria di severità
degli effetti e la conseguente distribuzione territoriale dei diversi valori
delle intensità osservate ("piano quotato"), può essere poi a sua
volta interpretato in termini di "isosiste", tracciando cioè delle
curve (isolinee) che delimitano zone omogenee dal punto di vista dei valori
delle intensità locali osservate.In generale si può affermare che, a meno di
amplificazioni locali, le zone delimitate dalle isosiste di grado più elevato (area
epicentrale) risentono prevalentemente degli effetti di sorgente (geometria
e orientamento della superficie lungo cui si è propagata la frattura). Per le
zone più esterne, per le quali le dimensioni della sorgente diventano sempre
meno importanti rispetto alla distanza dalla sorgente stessa, sicché la
propagazione dell'energia appare irradiata da un punto, la forma delle isosiste
è invece determinata dall'orientamento e dal tipo delle strutture geologiche
principali attraversate dalle onde sismiche.La modellazione, anche
approssimativa, dell'area di risentimento è di fondamentale importanza, in
quanto la superficie in km2 di quest'area fornisce i riferimenti
quantitativi per una stima delle reali dimensioni fisiche dell'evento ("equivalente
macrosismico della magnitudo").
La "magnitudo"
di un terremoto è una grandezza che si rapporta con la quantità di energia
trasportata da un'onda sismica e viene calcolata sulla base di misure effettuate
sul sismogramma (massima ampiezza di oscillazione e stima della distanza
dall'epicentro di quella stazione sismografica).
Richter defini
con magnitudo M=0 un terremoto che, a una distanza dall'epicentro di 100 Km
della stazione di riferimento, genera una traccia sul sismogramma dell'ampiezza
di 1 micron. Stabilì poi di attribuire la magnitudo M=1, M=2, ecc. a quel
terremoto che, alla stessa distanza, causa un'ampiezza di oscillazione 10, 100,
ecc. volte superiore a quella del terremotodi magnitudo M=0.
L'intensità dei terremoti è
valutata secondo la scala Richter (Charles Francis Richter 26/4/1900 -
30/9/1985) o la scala Mercalli (Giuseppe Mercalli 21/5/1850 - 19/3/1914)
modificata. La prima fornisce una valutazione obiettiva (magnitudo)
della quantità di energia liberata, mentre la seconda assegna un grado agli
effetti sull'ambiente. Nel 1902 Mercalli propose la prima scala composta da
10 gradi, in seguito gli americani H.O. Wood e F. Neumann la modificarono
aggiungendo 2 gradi al fine di adattarla alle consuetudini costruttive
vigenti in California. Con il medesimo intento in Europa occidentale è in uso
la scala MCS (Mercalli, Cancani, Sieberg), mentre in Europa orientale
si utilizza la scala MKS (Medvedv, Karnik, Sponheuer). Quindi per un
confronto reale dell'intensità dei terremoti, e non solo degli effetti, è
stata introdotta la scala della magnitudo o Richter. Da notare che già il
Cancani (1856-1904), aveva introdotto una gradazione non empirica, assegnando
al 1° della omonima scala il valore di 2.5 mm/s2, ed al 12° il
valore di 10000 mm/s2. |
Tale scala non ha divisioni in
gradi, limiti inferiori, (se non strumentali) e superiori. La valutazione
dell'energia liberata da un sisma è associata ad un indice, detto magnitudo,
che si ottiene rapportando il logaritmo decimale dell'ampiezza massima di una
scossa e il logaritmo di una scossa campione. Lo zero della scala
equivale ad una energia liberata pari a 105 Joule. Il massimo
valore registrato, è stato di magnitudo 8.6 equivalente all'energia di 1018
J. |
grado |
scossa |
descrizione |
I |
strumentale |
non avvertito |
II |
leggerissima |
avvertito solo da poche
persone in quiete, gli oggetti sospesi esilmente possono oscillare |
III |
leggera |
avvertito notevolmente
da persone al chiuso, specie ai piani alti degli edifici; automobili ferme
possono oscillare lievemente |
IV |
mediocre |
avvertito da molti
all'interno di un edificio in ore diurne, all'aperto da pochi; di notte
alcuni vengono destati; automobili ferme oscillano notevolmente |
V |
forte |
avvertito praticamente
da tutti, molti destati nel sonno; crepe nei rivestimenti, oggetti
rovesciati; a volte scuotimento di alberi e pali |
VI |
molto forte |
avvertito da tutti,
moltispaventati corrono all'aperto; spostamento di mobili pesanti, caduta di
intonaco e danni ai comignoli; danni lievi |
VII |
fortissima |
tutti fuggono
all'aperto; danni trascurabili a edifici di buona progettazione e
costruzione, da lievi a moderati per strutture ordinarie ben costruite;
avvertito da persone alla guida di automobili |
VIII |
rovinosa |
danni lievi a strutture
antisismiche; crolli parziali in edifici ordinari; caduta di ciminiere,
monumenti, colonne; ribaltamento di mobili pesanti; variazioni dell'acqua dei
pozzi |
IX |
disastrosa |
danni a strutture
antisismiche; perdita di verticalità a strutture portanti ben progettate;
edifici spostati rispetto alle fondazioni; fessurazione del suolo; rottura di
cavi sotterranei |
X |
disastrosissima |
distruzione della
maggior parte delle strutture in muratura; notevole fessurazione del suolo;
rotaie piegate; frane notevoli in argini fluviali o ripidi pendii |
XI |
catastrofica |
poche strutture in
muratura rimangono in piedi; distruzione di ponti; ampie fessure nel terreno;
condutture sotterranee fuori uso; sprofondamenti e slittamenti del terreno in
suoli molli |
XII |
grande catastrofe |
danneggiamento totale;
onde sulla superfice del suolo; distorsione delle linee di vista e di
livello; oggetti lanciati in aria |