Vesuvio
 




 

 

Il complesso vesuviano raggiunge l'altezza massima di 1277 metri e comprende il monte Vesuvio e il monte Somma. Sul monte Vesuvio si trova il cratere attivo.  
L’attività del Vesuvio ha sempre seguito uno schema ciclico, alternando eruzioni violente, periodi di attività effusiva, e periodi di riposo che possono durare molti secoli. Nel 1631 un’altra eruzione causò la distruzione di 15 centri dell’area vesuviana e la morte di quasi 18.000 persone. Successivamente, il Vesuvio entrò in una fase di attività eruttiva, che veniva interrotta ogni 40 anni da periodi di riposo della durata di circa 7 anni durante i quali si limitava ad emettere gas.
L’attività eruttiva iniziava con la comparsa sul fondo del cratere  di scorie e ceneri e con modeste emissioni di lava che lentamente  riempivano il cratere in un tempo che variava dai 20 ai 30 anni. I gas rimasti imprigionati comprimevano la colonna di magma nel condotto vulcanico e la pressione aumentava fino a causare la frantumazione del cono vulcanico. L’eruzione cessava dopo 2 o 3 settimane. Seguivano altri sette anni di riposo, durante i quali si ricostituivano le condizioni per l’inizio di un nuovo periodo di attività. 
L’ultima eruzione si è verificata nel marzo del 1944. Sono quindi trascorsi più di 50 anni. Gli scienziati ritengono tuttavia che il Vesuvio si trovi attualmente in uno dei suoi periodi di quiescenza , e che non sia definitivamente spento. Attualmente il condotto è ostruito, situazione in cui il magma si arricchisce di gas e acquista maggiore capacità esplosiva e il pavimento del cratere continua a sprofondare in seguito alla fusione delle rocce più superficiali causata dall’innalzamento del magma nel condotto magmatico. 
L’attuale fase di riposo verrà prima o poi interrotta da un’eruzione, che sarà tanto più violenta quanto più tardi si verificherà. Intanto nell’area circostante il vulcano si è insediata una popolazione di quasi un milione di persone.
Per la sorveglianza del vulcano vengono oggi utilizzati sofisticati sistemi di allarme. L’uso del computer ha permesso di tracciare le cosiddette carte di pericolosità vulcanica basate su modelli matematici che simulano un’eruzione. Si tratta di mappe che rappresentano la probabilità e il livello del rischio per ciascuna zona vesuviana.

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