La Solfatara, il mitico
ingresso agli inferi degli antichi Romani, è un vulcano allo stato quiescente
facente parte del complesso vulcanico dei Campi Flegrei. Essa è nota per le sue
manifestazioni di vapori sulfurei alla temperatura di 160°C, le emissioni di
anidride carbonica ed i vulcanetti di fango bollente. La Solfatara è
considerata un laboratorio di studi geologici all'aperto. La visita, al seguito
di una delle guide vulcanologiche presenti con un loro presidio, rappresenta
l'irripetibile occasione di toccare con mano i fenomeni di un vulcano ancora in
attività. Le guide vulcanologiche della Solfatara mostrano alcuni fenomeni che
generano stupore nel visitatore.
La condensazione del vapore. Uno dei fenomeni
più appariscenti della Solfatara è quello della condensazione del vapore acqueo
che si determina avvicinando ad una fumarola una piccola fiamma: i vapori
appaiono progressivamente più intensi poiché sia le minute particelle solide
prodotte dalla combustione sia gli ioni dei gas atmosferici prossimi alla
fiamma agiscono da nuclei di condensazione del vapore.
Il rimbombo del suolo. Un altro fenomeno
impressionante è quello provocato da un masso, che lasciato ricadere al suolo
da piccola altezza, in alcuni punti del cratere, determina un cupo rimbombo che
crea la sensazione che vi siano delle grandi cavità sotterranee. In realtà si
tratta di micro cavità prodotte dai gas delle fumarole in un terreno di sua
natura abbastanza poroso.
La bocca grande è il luogo dal quale prorompe
la grande fumarola della Solfatara, che sprigiona gas a circa 160°C. Qui è
possibile rintracciare i rari cristalli rossi di solfuro di arsenico detto
realgar.
Le stufe antiche, dette l'una del purgatorio e
l'altra dell'inferno, erano utilizzate come saune naturali per le inalazioni
dei vapori sulfurei idonei alla cura delle affezioni respiratorie. Nelle
adiacenze si rintracciano allume e cristalli di zolfo.
La fangaia, alimentata da numerose piccole
fumarole e da acqua termale, ribolle alla temperatura di circa 100°C. Questo
fango naturale è ritenuto eccellente per la cura dei reumatismi. Trova qui il
suo habitat il raro microrganismo termofilo "Sulfolobus
solfataricus".
Il vecchio pozzo, conosciuto sin dal Medioevo, vi si attingeva
acqua termominerale ritenuta miracolosa per la cura della sterilità e delle
ulcere.