I soffioni
rappresentano manifestazioni residue o secondarie dell’attività endogena e si
trovano in varie regioni della Terra: in Italia a Larderello ( Toscana ),
California, Alaska, Cile, Giappone ecc. I soffioni in Toscana sono detti soffioni
boraciferi perché contenenti acido borico (0,50 g per 1 Kg di vapore), sono
ubicati nelle province di Pisa, Grosseto, Siena, dove spesso, per condensazione
del vapore d’acqua in piccole cavità crateri formi prodotte dalla fuoriuscita
dei gas, danno origine a piccoli laghetti. Nelle acque di uno di questi, presso
Cerchiaio (Grosseto) fu scoperta la presenza dell’acido borico dal chimico
tedesco F. Höfer; nel 1818 Francesco de Larderel, industriale francese, ne
iniziò l’estrazione.
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Il vapore emesso
dai soffioni può essere sfruttato per l’estrazione dei diversi componenti
chimici, quali l’acido borico, il borace, il bicarbonato ammonico in esso contenuti
sia per la produzione di energia elettrica impiegando il getto per il
funzionamento di un gruppo di turbogeneratore. Il ciclo di utilizzazione può
avvenire per via diretta o indiretta. Il vapore all’uscita del pozzo viene
inviato ad azionare la turbina, alla quale è accoppiato il generatore di
energia elettrica, e i prodotti di scarico vengono convogliati agli impianti
chimici per l’estrazione dell’acido borico; questo sistema si serve di impianti
semplici e di basso costo, ma richiede un consumo specifico di vapore
naturale molto elevato in quanto la
temperatura raggiunta dal vapore che si espande in turbina non deve, comunque,
scendere al di sotto della temperatura di rugiada, cioè le prime gocce di
condensa della soluzione borica.
Più diffuso è il
sistema indiretto nel quale utilizza l’elevata temperatura del vapore per
produrre vapore secondario puro che va ad azionare la turbina; i prodotti di
scarico sono condensati e pompati nelle torri di refrigerazione; dove scendono
a temperature elevate e sono quindi
rinviati nel condensatore per condensare nuovo vapore. Il vapore naturale,
invece, parzialmente condensato durante il percorso negli scambiatori di calore
delle caldaie, è arrivato in apparecchi in cui avviene la separazione fra
l’acqua borico-ammoniacale e la fase gassosa; questa può essere sottoposta a
lavaggio con acido solforico per il recupero dell’ammoniaca, mentre il liquido
passa in degassatori ove avviene, per stripping con vapore puro, la separazione
dei vapori ammoniacali dell’acqua borica. Questo sistema richiede un impianto
complesso, ma rispetto al sistema diretto ha minor consumo specifico di vapore
naturale. La soluzione borica che così si ottiene è inviata nelle caldaie di
concentrazione; la soluzione concentrata viene raffreddata per ottenere la
cristallizzazione dell’acido borico, e per centrifugazione si elimina ogni
residuo di acqua madre nonché gli altri sali contenuti in partenza, e quindi si
essicca il prodotto, ricavando acido borico grezzo puro.
Per ottenere il
prodotto commerciale si procede a raffinazione sciogliendo il grezzo in acqua
calda e filtrando; agendo opportunamente sulla rapidità del raffreddamento, si
ottengono le qualità commerciali di diversa grossezza. Il recupero
dell’ammoniaca si ottiene sottoponendo il vapore ammoniacale proveniente dai
degassatori a condensazione e rettifica successiva per aumentare
successivamente la concentrazione di ammoniaca e anidride carbonica, che si
ricava sempre dai vapori naturali, si ottiene il bicarbonato ammonico, che è messo
in commercio sotto forma di cristalli o polvere; per reazione fra acido borico
e carbonato di sodio si ottiene il borace , ed ugualmente con altri processi
chimici secondari si può ottenere dai prodotti recuperati dai vapori un
notevole numero di prodotti chimici, che aumentano il vantaggio economico dello
sfruttamento dei soffioni.