Kun : il cacciatore
boscimano
Kun era impaziente di andare a caccia ed aspettava con ansia quel momento. Quando fu chiamato dai cacciatori anziani si incamminò con entusiasmo.
Costeggiarono con cautela le rive fangose di un lago in secca e raggiunsero senza fatica una piana tutta buche, prodotte dagli zoccoli degli animali nella melma di un bacino ormai asciutto. In certe stagioni qui c'era abbastanza acqua da permettere ai Boscimani di piantare nello stagno alcuni rami di euforbia, trattenuti sul fondo con delle pietre, in modo che la schiuma prodotta dalla linfa delle piante, avvelenasse le zebre che venivano a bere.
Ora solo nelle orme più profonde c'era un pò d'acqua fangosa, e gli uomini, con tubi di canna, le asciugarono fino all'ultima goccia. Kun aveva sentito parlare di altri Boscimani che avevano talvolta trovato branchi di animali numerosi come sciami d'insetti e li avevano spinti su una rupe, da cui li avevano fatti precipitare accidentalmente tutti.
Si diceva anche che a nord abbandonavano antilopi, gru, bufali e zebre. Kun non perdeva la speranza di uccidere un animale da portare al padre della donna che voleva sposare. Finalmente vide un grosso antilope maschio. Gli altri dicevano che era troppo lontano dall'acqua, ma Kun ottenne il permesso di inseguirlo, e lo seguì tutto il giorno.
Dopo aver trascorso una notte insonne accanto al fuoco di pochi rami secchi, all'alba riprese il cammino e in poche ore arrivò abbastanza vicino all'animale. Si fermò, capovolse la freccia che aveva piantato nel tubo per conservare il veleno, annusò la vernice mortale per assicurarsi che fosse ancora fresca e adattò il dardo alla coda dell'arco.
Un rapido balzo in avanti lo portò a cinquanta passi dall'animale. Con rapidità fulminea prese la mira, e la fragile arma volò per l'aria. L'animale sobbalzò, la freccia si spezzò e cadde al suolo. La pelle si arricciò sul collo dell'antilope e kun capì che la lama era penetrata dove né zoccolo, né coda avrebbero potuta estrarla. L'animale si mosse con lentezza potevano passare ore prima che sentisse dolore e desse segno della paralisi che lo avrebbe colto con lentezza.