Santa Marina: cenni storici |
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Parecchi secoli prima, tuttavia, Santa Marina esisteva e pare che avesse un ruolo considerevole. Riportiamo alcune notizie, anche se trasmesse per tradizione non controllata. Durante la dominazione dei Greci, sotto gli imperatori Leone Isaurico e Costantino Copronimo, alcune famiglie, scampate alla persecuzione iconoclasta, si rifugiarono sulla collina, alla quale dettero il nome di Santa Marina, unendosi ai pochi abitanti che vi si trovavano e che erano sfuggiti alla distruzione di Policastro, ma non si sa quale, forse a quella operata dai Longobardi tra la fine del VII secolo e la prima metà dell'VIII; quella del 915, più lontana, sembra leggendaria: non è sufficientemente provata. Quella operata nel 1555 da Dragut Pascià e da Kadr ed Din il Barbarossa è di molto posteriore: ecco perché parliamo di tradizione non controllata, almeno per quanto riflette alcuni avvenimenti. Il movimento iconoclasta inizia, ma non subito in forma persecutrice, negli anni venti del 700 e termina verso l' 840. La dominazione greca comincia sotto Giustiniano, ad opera di Belisario e Narses, e termina col Guiscardo (550-1050), ma, per lunghi periodi, è solo nominale, perché esercitata, di fatto, dai principi longobardi. Leone III l'isaurico fu imperatore dal 717 al 741 e condusse una imponente opera di riorganizzazione politica e civile dell'Impero, i cui capisaldi furono la riforma del Codice giustinianeo e la riforma religiosa, cui seguì l'iconoclastia, che egli proclamò dottrina ufficiale nel 726. La resistenza cattolica, più tardi, dette luogo ad una vera persecuzione e a lunghe lotte che opposero il partito degli iconoclasti a quello degli iconoduli. Costantino Copronico, figlio di Leone l'Isaurico, governò dal 741 al 775. Trovò lo stato sconvolto, riconquistò la capitale all'usurpatore Artavasde, combatté contro gli Arabi, salvò Costantinopoli attaccata dai Bulgari (775), riportò successi sugli Slavi. La sua politica promosse la prosperità della monarchia, ma la questione dell'iconoclastia turbò il suo regno. Il Concilio di Hieria, tenutosi nel 754, pose in esecuzione i deliberati con un rigore che, dopo la congiura del 765, ebbe carattere di persecuzione. I monaci in modo particolare, subirono dure repressioni e dopo il periodo che va dal 780 all' 803, periodo del regno dell'imperatrice Irene, morta appunto l'803, votata a ristabilire la dottrina ortodossa, il partito iconoclasta ebbe di nuovo il sopravvento con Leone V, che riprese le persecuzioni, terminate alla morte di Teofilo, avvenuta l'842. Il richiamo di queste notizie può essere utile per determinare i fatti di Santa Marina per quanto riflette la sua prima origine storica. I Greci qui edificarono la prima Chiesa ubicata ad oriente, com'era costume: più volte rifatta ed ampliata, esiste tutt'ora. Introdussero il rito greco ed il culto di alcuni loro Santi, come Santa Marina Vergine di Bitinia, e San Calogero, eremita di Costantinopoli. In Italia esistono altri due paesi col nome di Santa Marina, che si trovano in provincia di Messina (S. Marina di Milazzo e S. Marina Salina), in luoghi che videro una dominazione greca, benché breve, iniziata come detto innanzi con Belisario, e terminata con l'occupazione araba. Esiste pure un Comune denominato San Calogero, in provincia di Catanzaro. Il governo greco ha lasciato poche tracce perché era disprezzato. Stimati erano, invece, i monaci Basiliani e la loro influenza non si estinse con lo scisma.
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Nella contrada bussentina, questa influenza irradiante dal Cenobio di S. Giovanni a Piro dev' essere stata molto viva, come dimostra la lunga persistenza del rito greco. Roberto il Guiscardo avrebbe dato impulso a Santa Marina, facendovi trasferire da Policastro la sede della contea ed istituendovi un tribunale per l'amministrazione della giustizia con giurisdizione su tutti i paesi vicini. Nel 1155 si trova a Santa Marina il conte Simone, nipote della regina Adalgisa: pare che fosse uno dei più potenti feudatari della provincia di Salerno. Insieme ad Ascotino, Cancelliere di Guglielmo I, re di Sicilia, figlio di Sabiria di Castiglia e di Ruggero II, comandò le milizie che mossero contro il Papa Adriano IV, l'inglese Breakspeare. Ciascuno comandava un contingente di milizie, ma la guerra non si fece, perché Adriano IV si convinse che il re ghibellino di Sicilia era il male minore, in confronto dell'imperatore germanico, e cambiò fronte. Di conseguenza, le truppe furono dirette contro Basseville in Puglia, ma Simone, sospettato di doppio gioco con il ribelle Roberto, conte di Loretello, fu incarcerato a Palermo e, dopo qualche tempo, liberato. Appena libero, egli documentò che il doppio gioco l'aveva fatto Ascotino, che, infatti, morì nelle carceri di Palermo. Le personalità di Simone, Conte di Policastro, e Cancelliere Ascotino sono citate da due cronisti contemporanei: Romualdo di Salerno e Ugone Falcando. Nel 1555, Dragut Pascià, accompagnato da Kadr ed Din, ammiraglio anche lui, avrebbe distrutto anche Santa Marina dopo Policastro, a seguito dello sbarco con 120 navi presso la foce del Bussento: molti cittadini, insieme alle autorità, sarebbero stati deportati ed incarcerati. C'è qualche perplessità per tale avvenimento, perché ordinariamente gli ammiragli non si spingevano fuori dell'appoggio delle navi e, inoltre, per la mancanza di comode strade, non era facile muoversi con rapidità e perseguire gli scopi del saccheggio e della distruzione nel più breve tempo possibile. Per spiegare queste contraddizioni, si potrebbe soltanto pensare che le case di Santa Marina fossero costruite, almeno per buona parte, in legno e che, perciò, Dragut sia riuscito in una sola giornata a distruggere interamente l'abitato. Da Santa Marina si gode un panorama che cambia ogni pochi metri: si vede il mare con una illuminazione che non è mai uguale. Un posto di richiamo e di osservazione tutto particolare è quello in cui è ubicata la chiesa di Santa Croce, dedicata alla Madonna esaltata attraverso il dolore. Era la chiesa annessa ad un convento francescano: successivamente ampliata per accresciute esigenze in rapporto alla popolazione sviluppatasi, assunse le attuali dimensioni. Pare che il convento fosse dell'epoca di S. Francesco: il disegno appariva sulla porta d'ingresso della chiesa stessa fino a qualche tempo fa; esistono tuttora resti delle mura del convento. Dal piazzale antistante il tempio si osserva il promontorio degli Infreschi da una parte e dall'altra le colline degli Appennini con le cime, che, durante buona parte dell'inverno sono ricoperte di neve. Il contrasto fra gli estesi uliveti, investiti dalla tiepida brezza del mare, e le cime nevose è tra i più impressionanti.
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