I MISTERI DI BALLAO: S’AREMIGU - IS ANIMAS - IS COGAS

 

A Ballao ci sono vecchie leggende; allora io, che sarei Jonathan, e il mio amico Alessandro ci siamo incuriositi e abbiamo fatto una ricerca su queste, chiedendo agli anziani del nostro paese di raccontarcele.

v S'aremigu ovvero il diavolo

Nel nostro paese il diavolo è chiamato Luzziferru o Aremigu; costui fa dispetti a tutti, punge le persone buone e vuole che vadano con lui all’inferno e che la gente sia cattiva come lui.

Il diavolo è rosso, ha le corna, la coda a freccia ed il forcone, che gli serve per frugare il fuoco sempre acceso dell’inferno, che è la sua dimora; dicono anche che abbia i piedi di asino. Infatti, la leggenda dice che quando il diavolo si trasforma in una persona normale, lo si può riconoscere dai piedi di asino.

Una volta un uomo, mentre era a letto, toccò i piedi della moglie e si accorse che li aveva di asino, quindi era indemoniata ed allora l’uomo scappò via.

Un’altra donna sognava sempre il diavolo e quando lo toccava nel petto era peloso, dicono che quindi può apparire in forma di lupo.

Una vecchia ci ha raccontato una storia che aveva sentito da uno zio e che era proprio capitata a lui. A quei tempi, anche a causa della guerra, la fame si faceva sentire. Un giorno, solo in campagna e fantasticando tra sé e sé, pensava che se si fosse presentato qualcuno pronto a dargli qualcosa da mangiare, lui sarebbe stato disposto anche a dare il figlio, che la moglie aveva in grembo.

Non fece in tempo neanche a finire questo pensiero che gli si presentò un giovane a cavallo, che si fermò a parlare con lui del più e del meno; quell’uomo si lamentò delle condizioni in cui si trovava; raccontò anche che non viveva da solo, ma con la moglie, che era in attesa di un bambino.

Il giovane cavaliere gli disse che era ricco, aveva tutto ciò che si può desiderare, una sola cosa gli dispiaceva: che la moglie non potesse avere figli.

I due allora si misero d’accordo dicendo che se il giovane ricco cavaliere gli avesse dato cibo e l’occorrente per vivere, il contadino in cambio gli avrebbe dato il figlio appena fosse nato; il giovane da una bisaccia trasse pane e companatico e così l’affare fu fatto.

Il contadino tornò a casa contento e raccontò il fatto alla moglie, ma questa rimase dubbiosa e non mangiò il pane, nonostante il marito la rassicurasse, dicendole che avrebbe dovuto vedere quel giovane a cavallo, sembrava molto ricco e perbene.

La moglie piangeva miseria e pregava sempre.

Un giorno andò in chiesa e confido tutto al prete, anche lui espresse dei dubbi, perciò le disse di portare acqua santa a casa sua e di tenerla sempre vicino; quando avrebbe partorito e si sarebbe presentato il giovane gliela doveva versare addosso.

Finalmente quel giorno arrivò e dopo che la donna ebbe partorito, il marito si assentò; bussarono alla porta, ma invece del giovane si presentò una bellissima ragazza, con un pacco di biancheria e un altro di dolci; essa non si avvicinava e non parlava, allora la donna la fissò ben bene, finché si accorse che non portava scarpe ed aveva i piedi di asino, allora capì che era arrivato il momento di buttarle l’acqua santa addosso, prese il recipiente e le versò sopra il contenuto. La ragazza fu avvolta da fiamme e sparì.

La donna la maledisse dicendole: "Baidindi de innoi, bai a su mari profundu, e cantu arena ddu adi in su fundu, tui as’a torrai in su mundu" ("Vattene via di qui, sparisci nel profondo del mare, che tu possa tornare dopo tanti anni, quanti sono i granelli di sabbia che il mare contiene").

 

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v Is animas ovvero le anime dei morti

Gli antichi dicevano che quando passava su carru de nannai voleva dire che doveva morire qualcuno.

Un uomo ci ha detto che quando c’era un morto, il diavolo passava in campagna con un carro pieno di catene. Usciva anche la processione di tutti i morti, che andavano a visitare le loro vecchie case. Se ad un morto non volevano farlo entrare, questi batteva con un bastone nel muro e tutti, sentendo quel rumore, avevano ancora più paura.

Un’altra donna ci ha raccontato che una volta a mezzanotte aveva sentito dei cavalli correre, aveva guardato fuori, ma non c’era nessuno.

A mezzanotte succedeva anche un’altra cosa, i santi facevano la processione a Santa Maria Nuraxi, con tante candele che illuminavano il percorso e la gente li vedeva spesso.

Ci hanno detto anche che un giorno una donna incontrò una morta con un asino, le chiese dove stesse andando, lei rispose che portava l’asino a pascolare. La figlia della donna viva, andando dietro la morta si accorse che aveva le spalle a forma di bara. La mamma, per la paura, dopo qualche ora si ammalò, poi morì.

Un uomo vecchio e cieco tutte le notti sentiva delle persone che lo chiamavano, se lui avesse risposto « Ora », lo spirito avrebbe detto « S’ora ti siat bona » e gli avrebbe dato un tesoro. Ma lui sfortunatamente rispose: « E chin’est zerriendimì », così morì povero.

Una notte, verso le undici, morì un giovane; proprio alla stessa ora una donna vide una persona a casa sua, credendo che fosse uno dei suoi figli, andò nella loro camera, ma tutti erano addormentati. Il giorno dopo seppe della morte di quella persona, che era un suo parente, così capì che era stato lui ad essersi introdotto a casa sua. Per questo dicono che gli spiriti vanno dalle persone alle quali vogliono bene.

Quando uno nascondeva cose preziose in luoghi particolari, dopo che moriva, in quel punto usciva la sua anima in forma di animale, solo le persone che lui aveva scelto lo potevano vedere. Ad esse nel sonno diceva di andare a prendere il tesoro e di non aver paura anche se ci fossero stati dei serpenti a custodirlo.

Quando le persone morivano certi dicevano: « Comenti adi fattu a morri chi deu innantis d’appu biu in tali logu » (com'è che è morto, se io poco fa l'ho visto in tal posto), quindi quelle persone avevano visto uno spirito.

Una donna, che viveva da sola, sentiva delle presenze a casa sua, perché si muovevano i mobili e le tende, poi le toglievano le lenzuola e la spogliavano. Ogni giorno questa donna chiamava la figlia e le diceva cosa succedeva, la figlia la prendeva per pazza, ma un giorno andò anche lei a controllare e vide questi fenomeni. Una volta videro muoversi anche il comodino, guardarono dentro e videro che c’era la statua di un santo, sotto di questi c’era un buco tappato, lo stapparono, e scoprirono che c’era una pergamena, la srotolarono e videro raffigurato il diavolo, era bruttissimo, così lo portarono da un prete, che tolse il maleficio da quella casa.

Il primo venerdì del mese dicono che passi s’ingannadori, che sarebbe la morte, ha le catene e porta via qualcuno.

Una donna, quando era piccola, verso mezzanotte sentì dei passi nella strada e un trascinamento di catene, la bambina capì che non era né un animale né qualcos’altro, ma una persona. Questo essere sparì quando arrivò nella casa a fianco, infatti, il giorno dopo morì il figlio dell’uomo che viveva in quella casa. La bambina quando aveva sentito quel rumore aveva cercato di alzarsi, ma si furiada ammutada, cioè non era riuscita più né a muoversi né a parlare.

Una signora, quando era giovane, verso l’una incontrò una persona che gli sembrava una morta di sua conoscenza, la chiamò ma non era lei, perché non si girò, camminò a passo veloce, e dopo un po’ sparì per sempre, perché non la rivide mai più.

L'occasione più importante, in cui si crede sia possibile il contatto tra il mondo dei vivi e quello delle anime e che coinvolge tutti i bambini di Ballao, è un'antica usanza, chiamata is animeddas (le piccole anime).

Il primo giorno di novembre, tutti gli anni, i bambini dai tre/quattro ai quattordici anni, portando sulle spalle un sacco, attraversano tutte le strade del paese, bussano a tutte le case e si presentano come anime, per chiedere dei doni.

In passato ricevevano dolci, frutta, fresca o secca, noci, castagne o comunque cose di produzione familiare o locale; oggi a queste cose si sono aggiunte le caramelle, i succhi, i soldi o comunque cose che si comprano nei negozi.

 

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v Is cogas ovvero le streghe-vampiro

I bambini, soprattutto quando erano neonati, correvano grandi pericoli.

Si racconta, infatti, che quando un bambino era messo a dormire in una specie di culla chiamata su bratzolu, di notte poteva essere visitato da degli esseri, chiamati is cogas, che gli succhiavano il sangue, fino a farlo morire.

Una vecchia ci ha raccontato che sua mamma, quando era giovane, aveva conosciuto una coga: era nera e brutta.

L’aveva vista intenta a cuocere il sangue che aveva succhiato: prima aveva pulito ben bene sa forredda (il focolare), con un mazzetto di erba fresca, poi aveva messo da parte le brace e la cenere. Aveva quindi sputato nel pavimento ancora caldo del focolare, tutto il sangue che teneva in bocca e, dopo averlo cotto, l'aveva mangiato.

Sa coga era una persona normale, ma per potersi trasformare in animale, si diceva che doveva rubare l’olio santo dalla chiesa, ungersi tutto il corpo e così aveva il potere di trasformarsi.

Sotto forma di animale, spiavano le mamme per trovare dei bambini in fasce, ai quali poter succhiare il sangue.

Per evitare che is cogas potessero entrare in casa bastava, prima di andare a letto, mettere nell’ingresso una scopa con la spazzola in su e un treppiede o un ferro di cavallo; in questo caso loro non avevano il potere di entrare.

Quando una mamma vedeva una coga doveva dirle « Alto volassi » e quella scappava, oppure mettergli cenere in bocca e così moriva.

Un altro sistema per impedire alle coghe di succhiare il sangue era quello di mettere una camicia del bambino stesso sopra su bratzolu e sotto una pelle.

Un signore anziano molto bravo per fare is brebus (una specie di sortilegio), ci ha raccontato di una coga che lui aveva conosciuto, ci ha detto anche il nome, ma per non far capire chi era scriviamo solo le iniziali, R.S..

Ci ha detto anche che lui in campagna una volta ha visto due cogas sotto l'aspetto di corvi che si sfregavano le ali, scuotevano la testa e mormoravano; se diceva: « In alto volassi » loro si alzavano in volo, al contrario se diceva « In basso volassi » atterravano; voleva sparare loro, ma un altro uomo lo fermò.

Ci hanno anche raccontato che una volta due gatti, che c’erano in paese, andavano nelle case delle persone e ascoltavano cosa dicevano in segreto; il giorno dopo tutto il paese sapeva cosa avevano detto.

Dopo due notti a questi gatti, che erano cogas, misero della cenere in bocca, essa bruciò, così morirono.

Jonathan Arba &Alessandro Cappai

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