"Di San Leonardo dalle Grotte, o
Fino, tu sfoci al Tavo e ridono alla
valle Borghi fiorenti; lungo il tuo
sentiero s'erge BISENTI". "Questo
bacino era storico e si chiamava la
Tazza di Alessandro. Fu donato alla
Principessa di Bisenti, da Cesare
Borgia, prima ch'ei partisse per la
terra di Francia"; così Gabriele
D'Annunzio descrive Bisenti,
nella
sua opera "Il Piacere". Il paese, situato
ai piedi di una collina, a 274 mt. slm, si
presenta come un avamposto, su una
vallata protetta da più alte colline,
circondato da due corsi d'acqua: il
fiume Fino e il torrente Fossato.

Bisenti: panorama
UN FAMOSO CONCITTADINO: PONZIO PILATO
Secondo la leggenda, Bisenti è la patria di Ponzio
Pilato, ritenuto dai critici letterari danteschi come "colui
che fece per viltade il gran rifiuto". Addirittura nel paese
viene indicata la dimora dell'ambiguo funzionario
imperiale, sul quale pesa la responsabilità storica della
condanna a morte del Cristo Uomo. L'edificio, sebbene
modificato e ristrutturato nel corso dei secoli, conserva
ancora le caratteristiche di una tipica domus romana:
pur mancando l'ingresso principale e il vestibolo,
perfettamente conservato è l'atrio, che dava luce alle
stanze e accesso all'impluvium, dove c'è un pozzo che
serviva per la raccolta dell'acqua piovana.

Casa di Ponzio Pilato
CHIESA PARROCCHIALE
L'antico volto di Bisenti è tuttora conservato nelle vie e
nelle piazzette del centro storico, dove si riscopre la
colorita atmosfera, tipica di un borgo medievale. Sulla
piazza Vittorio Emanuele si affaccia la chiesa
parrocchiale di S.Maria degli Angeli, con un
maestoso campanile e la casa badiale. Secondo la
tradizione, la chiesa è di origine francescana perchè
qui sarebbe passato S.Francesco d'Assisi.
Considerata una delle maggiori basiliche abruzzesi
del XV-XVI sec., viene ricordata in un angolo del
pavimento a mosaico della basilica di S.Pietro a
Roma

Chiesa parrocchiale
L'INTERNO DELLA CHIESA
Il sacro edificio, a pianta rettangolare, ha una
sola navata, suddivisa in volte a vela. Sulla volta
si possono osservare tre grandi medaglioni di
forma ovale con affreschi che rappresentano: il
giudizio di Salomone, il miracolo dell'acqua di
Mosè ed Eliodoro cacciato dal Tempio.
Tra le lesene e ai lati delle finestre, sopra il
cornicione, vi sono le figure dei profeti e le
allegorie delle virtù cardinali.

interno della Chiesa
Ai lati dei quattro pulpiti si trovano, a stucco le immagini dei
quattro evangelisti. Su una cappella del lato sinistro, si nota
un piccolo madaglione, con tela settecentesca, raffigurante
S. Emidio che reca in mano il paese di Bisenti.

i medaglioni
IL CAMPANILE
Accanto alla Chiesa svetta, a circa 40 mt. di altezza dal
piano stradale, il campanile con la croce che domina
tutta la vallata. Al primo ripiano si può ammirare un
bellissimo rosone rinascimentale. Gli anziani del paese
raccontano che la campana maggiore precipitò a terra
senza causare danni; pertanto, i bisentini vollero donarla
al Santuario di S. Gabriele di Isola del Gran Sasso.
LA CASA ABBAZIALE
All'uscita della Chiesa di S. Maria degli Angeli, in piazza Vittorio Emanuele, si può osservare la
Casa abbaziale
Via del Supporto
Via del Supporto
L'ANTICA TORRE E LE TRE FONTANE
Proseguendo lungo corso Costantini, l'attuale
via Roma, in prossimità delle mura di cinta
dell'antico castello, troviamo lo stemma
comunale che sovrasta tre fontane, risalenti al
1800. Lo stemma si compone di un castello con
tre torri. La Torre maestra o della Regina
Giovanna, con basamento quadrato, sebbene
dimezzata, s'alza tutt'ora, con una certa
imponenza, sul muro di cinta. Posta in posizione
strategica, sul tortuoso scorrere del Fino, è
l'unico residuo di un castello d'età normanna.
Secondo la leggenda, dai sotterranei della torre
si dipartiva una galleria, dove era sepolto un
telaio d'oro.

l'antica torre
le tre fontane
LA FONTE VECCHIA
Sotto il muraglione che circonda il paese, si scorge
la fonte vecchia. L'edificio, ristrutturato nel 1730,
come testimonia l'epigrafe, sorge sull'area
dell'antica Badia di S.Salvatore. L'ampia arcata e
tracce della muratura originaria, incorporate nella
costruzione, dovevano appartenere all'antica badia
(Cella di Montecassino e membro del Monastero di
S. Giovanni in Venere).

CHIESA DI S.ANTONIO ABATE
La Chiesa di S.Antonio Abate, posta alla confluenza
del torrente Fossato con il fiume Fino, risale al XV
sec., anche se completamente ristrutturata nel 1752.
Antichi sono i riti religiosi e folkloristici per la
selennizzazione della festa del 17 gennaio, durante
la quale la statua del Santo, accompagnata da canti
e bande musicali, viene portata nella chiesa madre
dove rimane esposta per la venerazione dei fedeli.
Nel pomeriggio della vigilia della festa cominciano i
canti di questua. Nel passato liete brigate di cantori si
recavano di casa in casa per le rappresentazioni, tra
il sacro e il profano, delle tentazioni di S.Antonio.

Chiesa di S.Antonio Abate
CHIESA DI S. PIETRO
Fuori dal paese, in bella posizione
panoramica, sul Colle di S.Pietro a
quota 565 mt. s.l.m., si erge
l'antica chiesa parrocchiale di
S.Pietro, con annesso un
convento che fu abitato dai Padri
Celestini. L'edificio, con un
prospetto nudo e semplice, in pietra non lavorata, ha una sola navata, rischiarata da
piccole monofore. "Si ha una prima menzione della chiesa, denominata Sancti Petri in
Pinnensis, nella Bolla di Alessandro III, del 1176, che conferma il tributo dovuto alla Badia
di Montecassino. Successivamente un'altra bolla di Celestino III, del 1190, assegnava il
possesso della chiesa al vescovo di Penne, Ottone dei Conti di Loreto. Avverso tale
statuizione, insorsero i Signori di Bacucco e, dopo anni di contese giudiziarie, si giunse
alla definitiva decisione di attribuire la chiesa al territorio di Bisenti. Singolare, tuttavia, è
che, a distanza di anni, si trascini ancora l'eco di quella lite tra bisentini ed arsitani: il giorno
della festa, il lunedì in albis, la processione, preceduta da uno stendardo rosso, con
l'immagine di S.Pietro, si snoda fino alla linea di confine con il comune di Arsita".
(Lamberto De Carolis)
L'ORO DI BISENTI: IL MONTONICO
Nelle campagne bisentine si coltiva da secoli un'uva bianca,
dalla quale si ricava un vino pregiatissimo: il Montonico. Già
noto al tempo degli antichi romani, il Montonico è un vino dalle
caratteristiche particolari, con il tipico colore paglierino, il
sapore morbido e leggermente frizzante. La leggenda vuole
che, con il vino Montonico, Annibale ristorò i soldati feriti e
guarì i cavalli dalla scabbia. Il Montonico, rinosciuto come vino
D.O.G., viene prodotto e commercializzato dalla Coooperativa
Vinicola Montonico "Amimont" per iniziativa del maestro
Francesco Valente.
uva montonico
Si conclude il nostro viaggio alla scoperta dei paesi dell'alta Valle del Fino,
che hanno saputo coniugare la loro storia e le antiche tradizioni con il
progresso e lo sviluppo. Sono borghi piccoli per numero di abitanti, ma
"grandi" per l'operosità della gente, per il desiderio di uscire
dall'immobilismo, che da sempre caratterizza i territori dell'entroterra. Gli
abitanti sono riusciti a conservare gelosamente le memorie antiche del
luogo natio. Uno "scrigno" pieno di tesori si apre dinanzi al visitatore che
viene alla ricerca dei sapori perduti. Un ritorno alla buona e genuina tavola,
interpretata come punto d'incontro dei rapporti sociali, dell'identità
personale all'interno del gruppo. Un viaggio all'interno dell'uomo che passa
attraverso la sacralità e i segni attribuiti, dalle culture tradizionali contadine,
al cibo, dono della natura e prodotto della fatica umana e al folklore, legato
al calendario ed alle circostanze della vita. Di fronte alla imperversante
indifferenza metropolitana, si riscoprono, in questi luoghi, i veri valori della
natura e della solidarietà tra uomo e uomo.
ARSITA
INS. WANIA DELLA VIGNA