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PER SAPERNE DI PIU':
Per chi avvista una foca monaca
La foca nella storia
La situazione attuale
Le battute di caccia
Una nuova generazione
I rischi che corrono
Raccomandazioni
scheda di avvistamento
PER CHI AVVISTA UNA FOCA MONACA
Ci sono, ci sono davvero! Dopo anni di appelli lanciati e di speranze illuse e deluse, questa volta ci siamo sul serio: più di una volta e in più di una regione lo scorso anno le foche monache sono riapparse nei nostri mari. Notizie straordinarie per Monachus monachus, il mammifero marino più in pericolo di sopravvivenza del Mediterraneo, classificato come criticamente minacciato dall'IUCN (Consiglio Internazionale per la Natura).Intendiamoci: non è che ora il Mediterraneo italiano pulluli di foche e, anzi, questo animale è stato dichiarato estinto nei nostri mari perché non sono state più osservate attività di riproduzione. Eppure... eppure qualcosa forse si sta muovendo, pur se probabilmente più nella sensibilità e -nell'attenzione delle persone che nella ripresa dell'ambiente: così negli ultimi cinque anni a Pantelleria, nelle acque al largo di Malta, lungo la costa sud-occidentale della Sicilia e nelle isole ai due poli della Sardegna sono state segnalati una serie di avvistamenti che i ricercatori ritengono pienamente attendibili. L'ultimo della serie, quello della foca di Villasimius dell'estate del 2000 (link all'articolo)
"Nonostante il divieto a partire dal 1938, la caccia spietata a cui sono state sottoposte ha fatto sviluppare nelle foche un comportamento schivo e di fuga. Sopravvivono solo gli animali più abili nel passare inosservati e a fuggire veloci il pericolo umano; per questo è probabile che alcuni esemplari frequentino alcuni tratti della nostra costa, ma senza farsi scorgere" sostiene Giulia Mo, coordinatrice del programma specie protette dell'ICRAM (Istituto Centrale per la Ricerca Applicata al Mare) e della campagna d'avvistamento che coinvolge anche il Gruppo Foca Monaca del WWF ITALIA. " L'handicap maggiore nella protezione di questo animale è proprio la scarsa conoscenza che abbiamo della sua biologia e del suo stile di vita. Quel poco che sappiamo deriva dalle osservazioni effettuate quando, una volta l'anno, nel periodo di riproduzione e della muta del pelo, la foca monaca sosta sulla terraferma. Sceglie spiagge riparate per partorire, anche se i racconti tramandatici fino al secolo scorso ci ricordano che sulle spiagge in Sardegna e nelle isole siciliane si potevano osservare le foche monache sdraiate sugli scogli."
Per quanto improbabile, dunque, l'incontro con una foca monaca non è impossibile e poiché ogni segnalazione, per la sua rarità, ha un valore inestimabile, i ricercatori impegnati nello studio e nella salvaguardia di questo animale chiedono una mano a tutti coloro i quali, per diletto o per mestiere, passano il loro tempo a mare. Se foste davvero così fortunati, chiamate IMMEDIATAMENTE IL NUMERO 800 - 253608
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LA FOCA MONACA NELLA STORIA
Pur non essendo mai stata abbondante, la foca monaca una volta era diffusa lungo le nostre coste e veniva avvistata con regolarità lungo i litorali siciliani, sardi e pugliesi. A partire dagli anni 60-70 il tracollo: all'uccisione diretta, perché i pescatori la ritenevano un concorrente nella loro attività, si sommarono un'alta mortalità dei cuccioli che finivano impigliati nelle reti, costruite via via con materiali più resistenti, ma soprattutto il disturbo arrecato dall'uomo lungo le coste e negli habitat che la foca utilizzava per partorire e allattare i cuccioli,e che ha spinto gli animali a frequentare altre zone meno idonee. "Così nelle aree tradizionalmente frequentate dalle foche, oggi non si conoscono più nuclei riproduttivi, tanto che la specie è stata dichiarata estinta nelle acque italiane", prosegue la ricercatrice. "Le ultime testimonianze di un parto risalgono al 1984 quando in Sardegna (a Bosa e a Tavolara) due cuccioli sono rimasti intrappolati negli attrezzi da pesca. La morte del cucciolo di Bosa, incidentalmente, ci ha dimostrato che le grotte del parto non si trovano solo sulla costa orientale, nel golfo di Orosei"
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LA SITUAZIONE ATTUALE
Secondo le stime dello IUCN della foca monaca mediterranea sopravvivono dai tre ai quattrocento animali: 150-200 individui nell'Egeo e Mediterraneo sudorientale; 20-30 nel Mar Ionio; 10-20 in Adriatico; una decina nel Mediterraneo centrale; dai 10 ai 20 nel Mediterraneo occidentale; una decina nel Mar Nero e 130 in Atlantico. Sono numeri talmente bassi che è bastata una "semplice" intossicazione da plancton per decimare la popolazione della Mauritania, scoperta appena pochi anni fa e sopravvissuta grazie ai conflitti armati locali che hanno isolato queste terre, a cui si riferiscono queste straordinarie fotografie dei ricercatori dell'Università di Barcellona.
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LE BATTUTE DI CACCIA
"In passato si riteneva che questi animali non si spostassero dalle zone di sosta e non compiessero immersioni a grandi profondità", prosegue Giulia Mo. " Al contrario gli studi effettuati sui nuclei in Grecia e Turchia dimostrano che le osservazioni diminuiscono durante i periodi estivi; alcuni individui hanno coperto oltre 50 miglia in appena due giorni. Secondo gli studi svolti in Mauritania, i maschi adulti si immergono fino a 90 metri per cacciare, compiendo spostamenti fino a 40 chilometri dalla costa per raggiungere fondali con queste profondità." Le informazioni sull'alimentazione sono dedotte da osservazioni dirette su animali osservati mentre cibavano, da alcune analisi dei contenuti fecali e dai danni provocati dalla specie agli attrezzi di pesca. Da tutto ciò abbiamo dedotto che le foche si cibano di aragoste, polpi e varie specie di pesci tra cui salpe, mugili, anguille, aguglie e triglie. Nulla sappiamo però sulla preferenza di una preda piuttosto che un'altra, né sul consumo stagionale o le preferenze a seconda dell'età degli esemplari.
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UNA NUOVA GENERAZIONE
Notizie più concrete le abbiamo invece sulla riproduzione: al contrario di ciò che avviene nelle altre specie di foca, il periodo dei parti in Mauritania si protrae nel corso di tutto l'anno. Il parto avviene esclusivamente sulla terraferma e in spiagge riparate; la madre non abbandona mai il cucciolo durante i primi 10 giorni di vita, dopodiché si assenta periodicamente per recarsi in mare a cacciare. L'allattamento si protrae fino a quattro mesi e rappresenta un record per tutte le specie di foche: una tale dipendenza dalla madre rende il piccolo assai vulnerabile nei primi mesi di vita. Alla fine dell'allattamento la femmina è probabilmente fertile ed è pronta all'accoppiamento, che avviene sempre in acqua; la gestazione dura più di un anno. Durante il primo mese di vita il cucciolo muta la sua pelliccia per assumere quella da adulto: secondo le ricerche svolte in Mauritania, la conformazione della macchia bianca sull'addome del cucciolo ne identifica il sesso il colore della livrea stabilisce l'età approssimativa dell'animale, indicando se è un esemplare giovane, subadulto o adulto.
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I RISCHI CHE CORRONO LE FOCHE
Quali sono gli ostacoli maggiori alla sopravvivenza di questa specie? "La distribuzione della foca in un bacino condiviso da venti paesi, ciascuno con legislazioni e politiche ambientali diverse" sostiene Giulia Mo. " E ancora, l'assenza di protezione effettiva contro l'uccisione diretta e la mancanza di una rete di aree marine protette che possano dare respiro alla specie e permettere lo spostamento degli individui da una zona protetta all'altra. Pochi paesi possono vantare l'istituzione di parchi marini studiati per la salvaguardia della specie. Solitamente gli abitanti locali vedono simili iniziative come minacce alle loro attività commerciali, principalmente di turismo e pesca. L'esperienza di Turchia, Grecia e Portogallo dimostra invece che è possibile sviluppare un turismo specifico sostenibile e non invasivo, di cui i primi a beneficiarne sono proprio gli abitanti locali. La protezione delle aree garantisce inoltre la ripopolazione degli stock ittici, che si traduce in una maggiore abbondanza di pesca nelle zone limitrofe."

In conclusione: abbiamo l'opportunità e il dovere di dare una mano al nostro mare. Avvistare una foca monaca è sicuramente un fatto abbastanza improbabile, ma non impossibile. Se dovesse accadere, seguite scrupolosamente le raccomandazioni che vi elenchiamo qui di seguito, chiamate il numero verde del Nucleo Operativo Ecologico del Ministero dell'Ambiente, compilate la scheda allegata e inviatela all'ICRAM Anche gli avvistamenti relativi al passato possono essere interessanti per i ricercatori. Vi faremo sapere, sulle pagine della nostra rivista, cosa accadrà nei prossimi mesi.
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RACCOMANDAZIONI PER CHI AVVISTA UNA FOCA MONACA
* La Foca monaca è protetta dalla legge italiana che ne vieta l'uccisione, la cattura e il disturbo, punendo con l'arresto le trasgressioni più gravi.
* In caso di avvistamento in mare, spegnere subito i motori dell'imbarcazione e aspettare che l'animale continui il proprio percorso. Le foche, incuriosite, possono avvicinarsi ai natanti, ai subacquei e alle imbarcazioni, ma in nessun caso devono essere disturbate, molestate e inseguite sia in acqua sia a terra.
* In caso di avvistamento di una Foca monaca durante una nuotata o un'immersione, allontanarsi lentamente per non disturbare l'animale.
* Le Foche monache utilizzano le grotte marine per riposare e per le cure parentali; anche l'occasionale incontro con un subacqueo all'interno di questi delicati ambienti può provocare l'allontanamento delle foche per molti anni da questi luoghi. E' quindi necessario evitare l'ingresso nelle grotte sia con piccole imbarcazioni sia a nuoto.
* E' assolutamente vietato tentare di avvicinare una Foca monaca con il suo cucciolo: lo stress provocato dalla vicinanza umana potrebbe provocare l'abbandono del piccolo e di quei luoghi negli anni successivi.
In caso di avvistamento attenersi scrupolosamente a queste raccomandazioni e segnalare la circostanza riportando il massimo di particolari, telefonando al numero verde del Nucleo Operativo Ecologico (NOE) del Ministero dell'Ambiente: 800 - 253608 o compilando la scheda qui riportata e spedendola a: ICRAM- Istituto Centrale Ricerca Applicata al Mare- Programma Specie Protette Via di Casalotti 300, 00166 - Roma Fax. 06 61550581 Per ulteriori informazioni potete visitare il sito web dell'ICRAM

 
 
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