Sea stories > Raccontare il mare > la storia del mese

Maggio, la stagione dei tonni

Grandi, veloci, potenti: raggiungono i tre metri di lunghezza per oltre 600 kg di peso, vivono fino a trent'anni, son capaci di migrazioni di migliaia di chilometri e sullo scatto possono arrivare a 80 km/ora di velocità. Ma sono soprattutto preziosi: Thunnus thynnus, il tonno rosso, è fra tutte le specie di tonno quella che raggiunge le dimensioni maggiori e con la più alta percentuale di grasso corporeo; il che ne fa un pesce ricercatissimo dai giapponesi, disposti, per gustarlo crudo in sushi o sashimi, a sborsare anche oltre i 200 euro al piatto (capito ora perché nelle scatolette si trova il 'pinna gialla' e non il tonno rosso?).

Pesce ricco e ricercato, dunque, ma nomade e quindi sfuggente. Tranne che nel periodo riproduttivo, quando si riunisce in banchi immensi e si avvicina alle nostre coste dove, da millenni, lo attende l'uomo: il più evoluto e il più prezioso dei pesci nuota infatti nel nostro Mediterraneo, dove nasce, cresce e poi torna a riprodursi.

Il tonno rosso mediterraneo proviene da una popolazione atlantica che, a seconda di dove si diriga per riprodursi, dividiamo in due sottopopolazioni: una orientale (che vive dalla Norvegia al Marocco e che si riproduce in Mediterraneo) e una occidentale (dal Canada al Brasile; si riproduce nel Golfo del Messico). Non sono popolazioni completamente distinte, tanto che alcuni tonni marcati alle Bahamas sono stati poi pescati sia in Brasile che in Norvegia. Migrazioni intercontinentali che il tonno compie sfruttando il flusso delle correnti, riuscendo a coprire anche più di un centinaio di miglia al giorno. Ma è indubbio che alla base di queste trasmigrazioni c'è la sua grande potenza di nuotatore, che gli deriva dalla temperatura corporea che, al contrario della stragrande maggioranza dei pesci, è superiore a quella dell'acqua di almeno 8°C. Al caldo i muscoli sono più efficienti e questo consente al tonno accelerazioni improvvise ed escursioni in acque profonde e fredde, sia per sfuggire a un predatore che per seguire una preda.

Il tonno rosso è un animale gregario; vive in branco soprattutto quando è piccolo e quando è nel periodo riproduttivo, ma è molto selettivo nei confronti dei suoi compagni e si associa solo a esemplari della sua stessa taglia (che hanno quindi le stesse esigenze fisiologiche e la stessa velocità di nuoto: è evidente che un tonno di 30 kg e uno di 300 abbiano esigenze differenti).

La riproduzione
Nel periodo riproduttivo i banchi sono fitti, compatti e ordinati; passato il momento dell'amore i legami di gruppo via via si allentano ma persino i grandi tonni di diversi quintali di peso non perdono mai completamente contatto con i loro simili.
Per comodità dividiamo i tonni in tre fasce d'età: i piccoli tonni fino a tre anni, non ancora maturi; i tonni medi genetici (cioè maturi sessualmente), detti anche 'golfitani', dai 3 ai 7-8 anni di età e con un peso dai 15 ai 100 kg, e infine i grandi tonni genetici, oltre i dieci anni di età, che arrivano a 500 kg di peso.
In Mediterraneo vi sono diverse aree di riproduzione: nella parte occidentale del bacino, e soprattutto tra Sardegna, Sicilia e penisola italiana; e ancora nel mar Ionio e nell'Adriatico centro-meridionale. Più che luoghi fisici, sono probabilmente aree determinate da un cocktail di composizione chimica, densità, temperatura dell'acqua e assenza di elementi di disturbo (reti e palangari, rumori, inquinamento): questo spiegherebbe i temporanei mutamenti di rotta che portano in tonnara buone e cattive annate. I pesci iniziano a nuotare vorticosamente e formano un enorme cilindro rotante da cui i pesci scattano a turno verso il centro.
Addome contro addome, emettono i loro prodotti sessuali che la forza centripeta prodotta dal turbinio di pesci concentra lungo l'asse verticale, facilitandone l'incontro e la fusione. La girandola deve aver luogo più di una volta perché gli animali non emettono tutti i loro gameti (le femmine producono decine di milioni di uova per stagione) contemporaneamente.
Appena nati i piccoli sono voracissimi (passano dai 3 mm di lunghezza alla schiusa delle uova a 45 centimetri nel giro di pochi mesi); si nutrono dapprima di plancton e poi, man mano che crescono, di prede più consistenti: acciughe, sardine, sgombri, merluzzi, calamari, crostacei di diverse specie, anguille e persino polpi e piccoli squali di fondo. Specie che hanno una varietà notevole di forme, mobilità, colore, taglia e habitat e che i tonni riescono comunque a catturare grazie alla superiore capacità di nuoto, alla socialità (i membri del banco comunicano fra loro la presenza della preda con bande più scure sul corpo, macchie sul troncone caudale inferiore o intensità di colore delle pinnule, salti fuori dall'acqua) e alle strategie di caccia messe in mostra dal banco stesso.

I piccoli
I tonnetti tendono a rimanere nella zona dove sono nati per un paio d'anni circa; quindi, col sopraggiungere della maturità sessuale (a circa tre anni e un peso di 30 kg) cominciano a compiere grandi spostamenti all'interno del Mediterraneo. Nel periodo riproduttivo si accodano ai banchi di tonni giganti, senza però avvicinarli: anche nel momento della riproduzione di gruppo i più piccoli si mantengono alle estremità dell'assembramento. Conclusa la riproduzione i tonni fra i cinque e gli otto anni circa (130-170 cm di lunghezza), si accodano ai tonni giganti e li seguono fino in Atlantico. Per qualche anno perdiamo le loro tracce; fino a quando, a circa dieci anni d'età, si ripresentano in Mediterraneo per la loro prima migrazione d'amore.
I tonni più piccoli invece, forse anche perché incapaci di sostenere migrazioni così lunghe, rimangono nel nostro mare e se le condizioni ambientali sono favorevoli, possono riprodursi anche in autunno inoltrato. Nel periodo riproduttivo il tonno cessa di nutrirsi, probabilmente perché le gonadi, gonfie di uova o di seme, aumentano così tanto di volume da schiacciare lo stomaco e impedire che si nutra. Un lungo digiuno dal quale il tonno si sveglia affamatissimo: per recuperare i chili persi nella grande corsa, un tonno di 200 kg si nutre di 20-24 kg di prede al giorno, circa il 10% del suo peso, che si traducono in un aumento di circa un chilo al giorno.

Le grandi migrazioni
Dal Messico al Giappone, una 'gita' di 5800 miglia (oltre 10.000 km); e ancora, 119 giorni per passare da una sponda all'altra dell'Atlantico (4830 mg, quasi novemila chilometri), una media di 40 miglia al giorno. I tonni rossi sono davvero i grandi migratori del mare, capaci di viaggi intercontinentali che intraprendono regolarmente da e verso i luoghi riproduzione e le zone di caccia.
I tonni giganti che a maggio si avvicinano alle nostre coste hanno passato tutto l'inverno in Atlantico. L'istinto (e cioè probabilmente la lunghezza del giorno e l'altezza del sole sull'orizzonte, entrambi funzione della stagione) ha segnalato loro a inizio marzo la necessità di riunirsi in branchi sempre più fitti e cavalcando la corrente che dall'Oceano si riversa nel nostro mare, passano così lo stretto di Gibilterra penetrando in Mediterraneo (un anno ne passò un branco stimato in undicimila unità). Seguendo la corrente entrante nelle sue mille diramazioni, i tonni (cosiddetti 'di corsa') raggiungono in giugno i luoghi di riproduzione.

Concluso l'incontro d'amore i tonni cominciano quindi a disperdersi e a riprendere la rotta verso l'Atlantico (tonni 'di ritorno'). Sostano magari nel Canale di Sicilia, ricco di prede, per poi dirigere verso Gibilterra e di qui piegano verso sud o verso nord, per raggiungere i mari pescosissimi di Norvegia e delle isole Lofoten, per ricostituire le riserve usate per la grande corsa. Non tutti i tonni giganti, però, escono dal Mediterraneo, come dimostrano le catture sporadiche di grandi esemplari soprattutto in Adriatico.

Dove sono finiti i nostri tonni?
Dopo quasi mezzo secolo di ricerca finalizzata alla conoscenza del tonno rosso, il biologo siciliano Raimondo Sarà ha formulato ipotesi interessanti sulle ragioni del suo declino nelle isole Egadi, imputate a motivi di disturbo e di modificazione dellambiente provocati dall'uomo. Ecco il suo pensiero (racchiuso anche nel suo libro 'Dal mito all'Aliscafo'): "Da cinque anni a questa parte stiamo assistendo a Favignana a un fenomeno interessante: i tonni pescati nelle tonnare del trapanese non sono più i tonni genetici, ossia i grandi riproduttori di 10-14 anni di età di provenienza atlantica; sono tonni di quattro, cinque anni che pesano 50-60 kg. Difficile stabilire il perché di questo cambiamento; ma d'altronde ricordo che nel 1960 di tonni alle Eolie non ve n'era traccia, mentre appena dieci anni dopo nella stessa zona quaranta pescherecci assicuravano una cattura annuale di 12-14.000 tonnellate annue: evidentemente l'ambiente si era in qualche modo modificato e offriva condizioni ideali ai tonni.
Nel caso specifico delle isole Egadi, il declino non è imputabile alle 'tonnare volanti' visto che esse catturano i tonni 'di ritorno', che hanno già superato le isole Egadi.
Non dobbiamo quindi parlare di tonno in estinzione, quanto del cambiamento dei suoi luoghi preferiti. Il tonno è alla ricerca di un habitat molto particolare, cioè di un insieme di condizioni ambientali che possono presentarsi anche in altri luoghi. In questi anni abbiamo assistito a importanti mutamenti di correnti intorno alla Sicilia e alla prevalenza di venti di scirocco, che hanno mutato il normale giro di correnti intorno alle Egadi.
Io sostengo che la quantità di pesci piccoli pescati nella tonnara di Favignana e Bonagia, non è altro che il prodotto di particolari condizioni ambientali, oceanografiche e meteorologiche, e la risposta del tonno rispetto a esse; non a una quantità inferiore di pesce. I tonni giganti devono trovare un loro ambiente particolare, inteso non come zona precisa dove il tonno va a riprodursi (isole Egadi) ma un ambiente che sia analogo a quello delle isole Egadi. Prova ne è il fatto che se sono spariti i gruppi genetici dalle Egadi e Eolie, ora si trovano invece nel mare della Sirte, fra banco Medina e Malta.
Piuttosto che funzione di pesca della tonnara volante, molto più importante è la diversione delle rotte dei tonni. Da Capo Zebib in Tunisia a Capo Matapan della Sardegna ci sono solo 200 miglia: quando ci sono 7-9 palangari da pescespada o reti abbaglianti abbiamo costituito uno sbarramento e quindi il pesce passa solo nelle acque territoriali, tunisine o italiane.
Il pesce che deve riprodursi non può andare dove è nato e deve disperdersi in un grande ambiente. Non sappiamo granché sull'anomalia di queste correnti, né se è un fenomeno ciclico perché prima non disponevamo di strumenti così sofisticati; del resto del tonno sappiamo solo quanto se ne cattura, quasi nulla dell'animale in sé, come unità biologica".
Non c'è che dire: per una specie che conosciamo da duemila anni, sono molti gli interrogativi ai quali non sappiamo dare risposta.

(questo articolo è stato pubblicato su il Subacqueo)

 
 HOME
 CONOSCERE IL MARE
  - le BioImmersioni
  - corsi per bimbi
  - dove e quando
  STUDIARE IL MARE
 l'attività di ricerca
osservatoriomediterraneo
 la baia degli squali
 delfini in mar rosso
 congresso EEA
 RACCONTARE IL MARE
storie del mare - archivio
 news oceani - archivio
giro del mondo in 80 imm.
 mediterranea
 i problemi del mare
  MOSTRE ED EVENTI
 IN LIBRERIA
  EdeS
  LINK & FRIENDS
  MAILING LIST
  ULTIME NOVITA'