Caratteristiche vegetazionali La caratteristica fondamentale della Selva del Lamone è costituita
dalle lave affioranti nella maggior parte del bosco. Gli ammassi di
pietre grigie, coperte da muschi e licheni, permettono solo in modo
discontinuo l'accumulo di suolo fertile tra gli interstizi dei massi e
negli avvallamenti; in questi ultimi soprattutto in inverno e primavera,
si raccolgono le acque piovane, dando origine a piccoli stagni chiamati
"Lacioni". Il territorio della Selva appare quindi impervio e,
a causa dell'intrico di specie arbustive e spinose, impenetrabile.
Molte zone del Lamone, dove la presenza di pietre è minore, sono state
adibite fino a poco tempo fa a colture agricole( i cosiddetti Roggi), su
di esse va ora sviluppandosi una vegetazione prevalentemente arbustiva
dominata dalle essenze spinose. Ad eccezione di alcune zone talmente
impervie, dove troviamo la presenza di alberi secolari giganteschi, la
restante parte è stata soggetta nel passato a tagli di utilizzo, per
cui il piano dominante del bosco appare costituito fondamentalmente da
fustaie talvolta ancora giovani. La fisionomia più diffusa nella Selva
del Lamone è quella della macchia Quercus cerris L. ,la
cerreta. Non mancano comunque limitati lembi di lecceta, di bosco misto
di latifoglie e residui sottoquota di faggeta. Una citazione a parte
meritano alcuni rimboschimenti di terreni sterili. Bisognerebbe comunque
incominciare a favorire, nelle pinete, il reinserimento delle specie
originarie. La Selva del Lamone assume vagamente una forma di 8, per cui
la si può considerare divisa in due parti di superficie pressoché uguali con caratteristiche vegetazionali simili. Ritroviamo comunque
nella parte occidentale i residui della lecceta, del bosco misto di
latifoglie e la pineta; in quella orientale permangono tracce della
faggeta. Le essenze quercine (Quercus cerris L. e Q. pubescens Willd.)
soprattutto dove si sono raccolti più strati di suolo fertile, hanno
superato il rapporto di competizione con le altre specie arboree e vanno
a costituire il piano dominante della vegetazione. Spesso, nelle zone
non soggette a tagli queste querce assumono dimensioni e portamento
giganteschi, è infatti facile trovare alberi di oltre 20 metri di
altezza, con tronchi di 5 metri di circonferenza. Altre specie quercine
appaiono meno diffuse. Il Leccio (Quercus ilex L.) si
distribuisce soprattutto nella parte occidentale, dove forma
raggruppamenti quasi puri, su piccoli rilievi di altitudine compresa
intorno ai 250 metri s.l.m. Si accompagnano al Leccio l'acero minore,
l'acero campestre, l'orniello, il cerro e il carpino nero. La quercia da
sughero non è presente nel Lamone anche se alcuni individui si trovano
nelle immediate vicinanze, nella zona di Stenzano. Qualche raro
esemplare di cerro-sughera (Quercus crenata Lam.) si può
incontrare nelle parti più interne del bosco. Nelle zone più
aspre e tormentate, dove gli accumuli di massi lavici non permettono la
formazione di ampi strati di terreno fertile, molte altre specie arboree
riescono a competere con le querce e ad assumere anche dimensioni
imponenti, al disopra di numerosi arbusti che si sviluppano ricoprendo,
il territorio con un intreccio a volte impenetrabile. Appare elevata la
presenza di Acer monspessulanum L. (acero minore) ed A. campestre
L. (acero oppio), meno diffuso è A. obtusatum Waldst et Kit.
(acero d'Ungheria), mentre si sta cercando di verificare se sopravvovono
esemplari di A. platanoides L. (acero riccio). Notevole è la
diffusione di Fraxinus ornus (orniello) e Ostrya carpinifolia
Scop. (carpino nero); Carpinus betulus L. (carpino bianco) si
attesta solamente in alcune zone umide di fondovalle, come nel fosso del
Verghene. Importante è la consistenza di Celtis australis
L. (bagolaro), questa specie è rappresentata generalmente da individui
isolati, anche di grandi dimensioni, ma esistono pure dei veri e propri
boschi nei pressi di Semonte ed al Ponzicariato (toponimo questo
corrispondente al nome locale dell'albero). Importante è la presenza
diffusa di faggio (Fagus sylvatica L.) abbondantemente sottoquota nella parte
orientale della Selva. Una curiosità è data dai "bonsai"
naturali di bagolaro, aceri e cerro che si trovano in varie parti del
Lamone e sono stati creati da una "brucatura" degli animali.
In queste piante, le dimensioni estremamente ridotte si accompagnano a
foglie molto più piccole del normale. Molto più limitati sono invece
gli olmi, che sembrano riprendersi soltanto adesso dai danni procurati
dalla grafiosi. Ritroviamo ubiquitario Ulmos minor Miller, mentre
nel fosso del Verghene vegeta U. glabra Hudson (olmo di
montagna). Si ritrovano anche Corylus avellana L., Sorbus
torminalis (L.) Crantz e S. domestica L. che raggiungono in qualche
caso le dimensioni di piccoli alberi, Sambucus nigra L. (sambuco
comune), Mespilus germanica L. (nespolo), Pyrus pyraster
Burgsd. (pero selvatico). I tigli sono quasi del tutto scomparsi ad
opera dell'uomo. Tra le essenze minori, costituenti lo strato arbustivo
della Selva, sono presenti in quantità notevoli Prunus spinosa L.
(prugnolo), Cornus mas L., C. sanguinea L.(sanguinello), Crataegus
monogyna Jacq. (biancospino) e C. oxyacantha L. (biancospino
selvatico), infine ben rappresentato, fino a costituire veri e propri
boschetti, è Ilex aquifolium L. (agrifoglio) che talvolta
raggiunge le dimensioni di un piccola albero ma generalmente, a causa
delle frequenti capitozzature da parte dei pastori, si presenta come un
umile arbusto. Si trovano anche Euonymos europaeus L.
(berretta da prete), Phillyrea latifolia L. (fillirea), varie
specie di ginestra come Cytisus scoparius (L.) Link (ginestra dei
carbonai), Spartium junceum L. (ginestra odorosa); mentre sui pendii
aridi vegeta Colutea arborescens L. (vescicaria). Il faggio,
ormai ridotto a pochi esemplari, si attesta nelle zone più umide ed
ombrose: lungo il fosso del Verghene e nelle località Puiolo e
Purgatorio. Boschi misti, senza una vera e propria specie dominante, con
una netta prevalenza di caducifiglie, si trovano in alcune zone,
soprattutto nel versante Nord della parte occidentale della Selva. Quasi
a stringere maggiormente l'intreccio delle specie che caratterizzano il
Lamone, si protendono tra le piante Clematis vitalba L.
(vitalba), i rovi e le stracciabrache che non poco hanno contribuito
alla fama di impenetrabilità del Lamone stesso. Sulle piante annose si
appoggia fino a soffocarle Hedera elix L. (edera), che talvolta
presenta dei fusti notevoli; tra i rami delle querce antiche è facile
scorgere Loranthus europaeus Jacq. (vischio quercino), una pianta
epifita ed emiparassita rara nel Lazio. Notevole importanza assume
l'aspetto fiorale della Selva, che appare estremamente ricco e variegato
in tutte le stagioni, raggiungendo il culmine nella straordinaria
fioritura che nei mesi di aprile e maggio ingentilisce l'aspra pietraia,
trasformando il sottobosco in un tappeto multicolore. In pieno inverno
avviene la fioritura dei bucaneve e degli ellebori (ubiquitario
Helleborus foetidus L. meno diffuso H. bocconei Ten.).
L'inizio della primavera è salutato da Romulea bulbocodium (L.)
Sebast. et Mauri, Crocus biflorus Miller, Primula vulgaris
Hudson diffusa soprattutto lungo il fosso del Crognoleto sul versante
Nord del Lamone, Scilla bifolia L. che tinge di azzurro tutto il
sottobosco. Tocca quindi ad Anemone appennina L. creare un
paesaggio multicolore che appare irreale tra le pietraie, insieme ad A.
nemorosa L. che si addensa in bianche aiuole nelle zone più fresche
ed ombrose, a Cyclamen repandum Sibth. et Sm. a Viola odorata
L. V. reinchenbachiana Jordan, Ranucus ficaria L., R.
lanuginosus L., R.velutinus Ten., Aristolochia rotunda
L. e A pallida Willd. Indubbiamente si corre il rischio di
stilare un lungo e arido elenco di specie e, poiché il numero delle
piante presenti nella Selva del Lamone è molto grande, sarebbe impresa
ardua per chi scrive tediosa per chi legge. Considerando che tuttora
sono in corso ricerche, che hanno già ottenuto risultati di notevole
interesse non ancora pubblicati, ci si limiterà qui di seguito ad
citare le specie erbacee più rappresentative, oltre a quelle descritte.
E' presente, anche se rara, Lunaria annua L. Mercurialis
perennis L. forma invece, in molte zone, veri e propri
tappeti. Tamus communis L. e Bryonia dioica Jacq.
si avvinghiano agli arbusti, come Rubbia peregrina L. Molto
diffusa è Fumaria officinalis L. un po' meno F. capreolata
L.; comune è anche Chelidonium majus L. E' facile
incontrare Hypericum perfoliatum L. H. perforatum
L. Ubiquitaria è Anchusa cretica Miller, mentre lungo le strade
del Campo della Villa è presente Achillea millefolium L.
Si trovano anche Vicia lathyroides L. e V. melanopos Sibth.
et Sm. Molto diffusi sono Ornithogalum umbellatum L., O.
pyrenaicum L. Allium pendulinum Ten. Si trovano anche
Centaurium erytraea Rafn., C. pulchellum (Swartz)
Druce, Linaria purpurea (L.) Miller, protetta nel Lazio, Buglussoides
purpurocarulea (L.) I.M. Johnston, Helycrysum italicum (Roth) G. Don
Fil., Ajuga reptans L., A. chamaepitys (L.) Schereber, Origanum vulgare
L. Teucrinum chamaedrys L. Nei pressi della chiesa di Santa Maria di
Sala è presente Opopanax chironium (L.) Koch, una pianta officinale
forse un tempo coltivata dai monaci e eremiti che hanno vissuto in quel
luogo.
Una particolare menzione merita la flora del fosso del Verghene dove,
come abbiamo visto, sopravvive il faggio. In questa zona umida e ombrosa
ritroviamo varie felci come Phyllitis scolopendrium (L.) Newman,
Adiantus capillus-veneris L., Asplenium trichomanes L. Sono presenti
inoltre Corydalis cava (L.) Schweigg. et Koerte, Sanicula europaea L,.
Barbarea verna (Miller) Ascherson e Cardamine heptaphylla (Vill.) O. E.
Schulz, di cui le ultime due considerate rare nel Lazio. Nei "Lacioni",
si trovano interessanti esempi di flora acquatica fra cui diverse specie
di Callitriche e la rara Veronica scutellata L. naturalmente
molte
altre sono le specie presenti in tali lacioni ognuno dei quali ha le
proprie particolarità vegetali che sono in corso di studio.
Agli ambienti umidi è legata anche la rarissima felce Ophioglossum
vulgatum L. di recente segnalata per la prima volta nel Lazio.
La Selva del Lamone è infine ricca di orchideacee spontanee. Le più
diffuse sono Platanthera chlorantha Custer-Reichenb. ed Orchis
tridentata Scop. praticamente ubiquitarie. Alcune specie sono state
rinvenute in una zona della Selva e in numero limitato di individui, per
esempio Spiranthes spiralis (L.) Chevall e Dactylorhiza maculata L. Soò.
Numerose sono inoltre le specie del genere Ophrys L. che si sviluppano
esclusivamente lungo la strada che attraversa il bosco, favorite dalla
presenza di calcare nella pavimentazione stradale.
Altre orchideacee diffuse nella Selva sono Orchis morio L. O.
papillonacea L., Serapias vomeracea Burm. Fil. Briq., Anacamptis
pyramidalis L. L.C.M. Richard, Himanthoglossum hircinum (L.) Sprengel
ssp. adriaticum (H. Baumann) Sunderm., Neottia nidus-avis (L.) L.C.M.
Richard e Limodorum abortivum L. Swartz. In una zona travertinosa
del Lamone sono state individuate Orchis fragans (Pollini) Sudre,
Ophrys bertolonii Moretti e Serapias lingua L. Lungo l'Olpeta ritroviamo
Orchis provincialis Balb. La ricerca sulle orchideacee spontanee del
Lamone è tuttora in corso, la lista quindi è tutt'altro che
completa.
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