Caratteri Geomorfologici
I terreni affioranti nell’area esaminata sono per la
maggior parte di origine vulcanica con un età media variabile da 800.000 a
50.000 anni fa (Pleistocene).
I corpi lavici diversi sia per cronologia che per aspetto, sono i prodotti più
estesi e riconducibili a delle tefriti leucititiche e ad olivinlatiti. In ordine
di tempo si hanno le colate laviche che affiorano sul fondo dell'Olpeta e dei
suoi confluenti torrentizi da Santa Maria di Sala al ponte di Stenzano.
Hanno più centri di emissione, di cui uno localizzato tra Poggio del Crognolo e
Santa Maria di Sala. Le lave si presentano alla base compatte e diventano
microvescicolate nella parte alta, di colore grigio scuro con fenocristalli di
leucite. Solo in corrispondenza del Ponte di Stenzano si ha una variazione di
colore dal rosso al grigio chiaro. Ad Est del fosso della Faggeta si ha una lava
grigio scura proveniente dal centro della caldera di Latera, a struttura
sferoidale con una evidente fessurazione prismatica verticale netta che verso
l'alto diventa microvescicolata con passaggi bruschi verso una facies pomicea di
colore giallo rossastro con cristalli di leucite. Alcuni lembi di questa lava si
hanno anche in prossimità del fosso della Nova. La maggior estensione è
dovuta, però, alla lava effusa dal centro eruttivo della Dogana, che verso
Sud-Ovest ha formato il plateau lavico della Selva. La parte basale di essa è
molto compatta, mentre nella parte alta si ha una struttura a blocchi di varie
dimensioni, con una colorazione che va dal grigio scuro al nero. Sovrapposto ad
esso nella parte orientale della Selva, si ha l'espandimento lavico di Monte
Becco con uno spessore massimo di 40 metri circa. Le lave sono compatte e di
colore grigio chiaro. A Semonte e alla Dogana si trovano due caratteristici coni
costituiti da strati alternati di lapilli, scorie e brandelli lavici.
Piroclastiti incoerenti, terreni originatisi in modi e tempi diversi, accomunati
da una scarsa coesione, affiorano nella parte settentrionale del Lamone (Pian di
Lance) e in quella meridionale (Campo della Villa). Travertini dovuti a
precipitazione chimica di acque idrotermali sono presenti in piccoli
affioramenti nei pressi del Campo del Carcano, allineati i direzione Nord-Ovest
Sud-Est coincidente, probabilmente, con qualche fessura in prossimità della
cinta calderica. Alluvioni antiche e recenti sono localizzate lungo la valle
dell'Olpeta in località Stenzano e tra Santa Maria di Sala e Acquaforte. Queste
si ritrovano anche nel fosso della Faggeta e in isolati riempimenti nelle
depressioni del Lamone. L'elementi che appare più evidenziato è il plateau
lavico che estendendosi da Sud-Ovest a Nord-Est per tutto il territorio
costituisce un uniforme altipiano che separa il più movimentato paesaggio che
si estende ai suoi lati. Per tutta l'estensione del bosco si è accumulata una
massa enorme di pietre laviche grigie che, ammucchiandosi in maniera variegata
ha dato origine a piccole alture caratteristiche, note localmente con il nome di
murce, che si innalzano su avvallamenti bui, ricchi di anfratti e inghiottitoi,
che in alcuni casi (Rosa Crepante, Pila del Sambuco, ecc...) assumono la
conformazione di veri e propri anfiteatri di lava. L'inospitalità del luogo è
già ben descritta da Annibal Caro che nel 1537 scriveva: "Entrammo poi in
una foresta tale, che ci smarrimmo; tempo fu ch'io credetti di non aver mai più
a capire in paese abitato, trovandone rinchiusi e aggirati per lochi dove l'altrolabio
e 'l quadrante vostro non avrebbero calcolato l'sito de' burroni e gli abissi
de' catrafossi in che ci eravamo ridotti".
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