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i miei piedi scrivono per i sentimenti il mio corpo danza per la “A Maite Leon nacquero a
un tempo una figlia ed un’idea.
Marite è venuta al mondo con una deficienza irreversibile. Sua madre ha
creato per lei uno spettacolo, un balletto dove sua figlia e altre persone
con gravi lesioni fisiche e psichiche potevano esplorare i limiti che la
medicina imponeva loro. Oggi il pubblico che guarda lo Psico-Ballet scopre
uno spettacolo professionale. Quindi infine chi è che pone i limiti?” Dal lavoro di esplorazione di Maite Leon, insieme a
vari professionisti del mondo dello spettacolo e della disabilità, nasce lo
Pisoc Ballet Maite Leon nel 1980 come ente privato, e dal 1986 si trasforma
in Fondazione Socio-Benefica. Di seguito, l’unione con il collaboratore Fidel
Martin Navacerrada, fa si che lo Psico Ballet da un mero progetto terapeutico
si sviluppi nella necessità di creare qualcosa di bello, mostrando
all’esterno una visione differente dei disabili. Il tutto compreso in uno
spettacolo dove il rispetto del pubblico e la professionalità sono i primi
valori, e dove la forte disciplina del teatro permette la continua creazione
di uno spettacolo provocatorio e attuale che non lascia indifferenti gli
spettatori. Psico Ballet è un metodo.
Comprende classi di danza contemporanea, teatro onomatopeico, trucco corporeo
e facciale, musica e voce ed è diretto a persone con problemi fisici ,
psichici e sensoriali. E’ registrato dal 1982
alla Camera de la Propriedad Intelectual e dal 1993 anche alla Camera de la
Propriedad Industrial. Guidati dalle note di Philip Glass, Paulo, Ana, Eva,
Jorge e Carlos si posizionano sul palcoscenico. Paulo diplomato
all’Accademia di Danza Spagnola, Eva tetraplegica con la spina bifida, Ana
dal sorriso tipico dei ragazzi Down, Carlos dagli occhi che vedono solo buio…. “Una plasticità irregolare ed espressiva come
nessun’altra”, spiega Maite Leon, la rossa coreografa che per mesi
prepara nei dettagli questo balletto, la maestra di danza che 31 anni fa ha
inventato lo psicoballet per aiutare la sua bambina nata con minusvalia
cerebrale a causa di un incidente di parto. “Mi avevano detto che non
avrebbe mai parlato e camminato” spiega guardando gli artisti della sua compagnia
danzare sul palcoscenico, “e invece la musica e la danza hanno aiutato le
sue potenzialità a manifestarsi”. Com’è successo ai ballerini in scena:
Carlos che è cieco ma sente benissimo la musica e ha una tattilità molto
sviluppata, o Ana che con gli istruttori dello PsicoBallet ha lavorato sul
talento più sviluppato dei Down, il senso del ritmo. Con le lezioni di danza moderna, psicomotricità,
musica, trucco e recitazione che fanno leva sulle emozioni di anime
imprigionate in corpi immobili o scoordinati e spronano l’immaginazione e la
fantasia. ”La semplice ricetta dello psicoballet”, spiega Maite, “una
vera carta d’ingresso nel mondo per i portatori di handicap che imparano ad
esprimersi, la sicurezza di sé e , soprattutto, un mestiere per guadagnarsi
da vivere”. Accade ai ballerini delle tre compagnie della Fondazione di
Psicoballet che porta il suo nome. Fondata nel 1986 e assunta agli onori
della cronaca l’annno successivo quando viene insignita del Premio Reina
Sofia per l’integrazione. Oggi conta 500 alunni di ogni età ed handicap
provenienti da tutto il mondo, insegnanti di danza diplomati alla sua severa
scuola in sette lunghi anni e centinaia di volontari psicologi, coreografi,
tecnici delle luci e musicisti che lavorano con la compagnia. “Gli obiettivi”, spiega Maite, “qui non
sono mai a breve termine. Si lavora tenacemente giorno dopo giorno, e quando
meno te lo aspetti i risultati arrivano”. Il segreto di tutto ciò? ” Le mie mani parlano
per l’anima, i miei piedi scrivono per i sentimenti e il mio cuore danza per
la libertà” |
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creata da: roberto fabiani grafica |