Per un nuovo associazionismo dei genitori e delle famiglie
 

 

IL DOCUMENTO

IL COMITATO PROMOTORE

 

Da diverso tempo, ma con una particolare accentuazione organizzativa negli ultimi mesi, proponiamo nel dibattito politico che riguarda la scuola, la formazione, le politiche per l’infanzia e la famiglia e – più in generale – gli interventi per un nuovo welfare locale, un progetto per un nuovo associazionismo delle famiglie. È una proposta che nasce dalla specifica esperienza che è stata costruita a Bologna ed in provincia a partire dalle iniziative di “Senza il banco”, un’associazione di genitori e famiglie attiva da più di dieci anni. È quindi qualcosa di più di una semplice ipotesi di lavoro ed il “documento di indirizzo” attraverso il quale si stanno raccogliendo adesioni prospetta un intervento di largo respiro.

È un documento che tiene conto di quanto costruito nell’arco di dieci anni, di un’esperienza ricca e complessa,
che si articola tre diversi livelli di iniziativa:
1) quello della sollecitazione politica e culturale, a tutto campo;
2) quello rivolto alla scuola intervenendo con liste e programmi nelle scadenze delle elezioni scolastiche perché i tanti problemi dei bambini e delle famiglie venissero affrontati nella loro reale dimensione;
3) quello in direzione delle famiglie per promuovere momenti di autorganizzazione, a partire da specifiche necessità, e far crescere una nuova e robusta dimensione associativa, forte di una moderna ed aggiornata “cultura propositiva”.

Intendiamo parlare della famiglia e alle famiglie partendo dai problemi che riguardano l’infanzia, l’educazione e la formazione. Sappiamo che non è solo questione di scuola: il rinnovamento delle “politiche familiari”, di cui tanto oggi si parla, non interessa solo le “famiglie con bambini”; rimanda, viceversa, a problemi che vanno dalla prima infanzia alla terza età, dal sostegno alle famiglie numerose a quello di cui debbono poter disporre coloro che “hanno in cura” disabili o persone anche temporaneamente non autosufficienti. Si tratta quindi di connettere questi problemi alle più tradizionali politiche sui servizi, da quelli che interessano la prima infanzia a quelli per i disabili e le persone anziane. Bisogna quindi essere in grado di capire i caratteri delle trasformazioni sociali e culturali di questi ultimi anni; vanno letti ed interpretati i “nuovi bisogni”; la “nuova domanda” di servizi va considerata a partire dal fatto che non può essere elusa la necessità che si affermi, anche e soprattutto in questo ambito, un rinnovato principio di responsabilità, individuale e collettivo. Le politiche in questo settore debbono rispondere, seppur “in termini rinnovati” a prìncipi di equità di pari opportunità e di giustizia sociale. Ed il tema, complesso e difficile, della partecipazione va letto in questa chiave. Siamo in presenza di problemi inediti ma il confronto tra le “diverse culture” ci pare ancora troppo ingessato da vecchie incrostazioni ideologiche.

una rete nazionale delle associazioni dei genitori e delle famiglie, un “coordinamento nazionale” che sappia diventare riferimento certo per le tante aggregazioni che quotidianamente nascono nelle più diverse realtà e, contestualmente, interlocutore credibile anche per chi opera nelle istituzioni. Su questo stiamo intervenendo e stiamo promovendo iniziative: pubblichiamo il documento con le prime adesioni. Chi intende assumere informazioni può fare riferimento alla rivista. interverremo e promuoveremo iniziative.
 
 

 

 

 

 

 

 

Per un “PROGETTO COMUNE”: UNA RETE DELLE ASSOCIAZIONI DEI GENITORI E DELLE  FAMIGLIE.

 

Con questa nostra iniziativa proponiamo una riflessione già avviata nel corso di questi ultimi anni. L’obiettivo che ci prefiggiamo è quello di costruire un impegno associativo comune tra chi ritiene sia necessario dare nuova voce ai genitori ed alle famiglie, a chiusura di una fase storica che ha segnato i caratteri del nostro paese e dell’Europa. Questa nostra proposta trova conforto in alcune significative esperienze, in particolare in quella realizzatasi in Emilia Romagna dove, anche per l’attenzione istituzionale, si sono realizzate nel corso di questi ultimi anni, esperienze associative, “reti di famiglie” che hanno obiettivi, caratteristiche, “cultura” ed un progetto comune.

 

Per queste ragioni pensiamo sia opportuno e necessario attivarsi per rendere visibili e per valorizzare questo insieme di esperienze. Riteniamo che ciò possa essere fatto costruendo momenti di cofronto e di coordinamento tra le diverse esperienze, una “rete” che renda visibili i tanti nodi e possa valorizzare l’esperienza di ciascuno gruppo, aggragazione ed associazione e che, contestualmente, possa essere punto di riferimento per quanti, nelle diverse realtà, intendono avviare momenti di riflessione, iniziative e progetti sui temi della famiglia, della genitorialità, degli impegni di cura e delle diverse forme di sostegno a chi si trova in situazione di temporanea o permanente difficoltà.

 

Su questi presupposti lanciamo un’ipotesi di lavoro che ci porti a costruire un “PROGETTO CONMUNE”, una rete regionale e nazionale delle associazioni democratiche dei genitori e delle  famiglie.

 

Per un’intera fase, ma in particolare nel corso degli anni ‘80, è stata sistematicamente ignorata la funzione sociale esercitata dalla famiglia ed il suo essere soggetto sociale i cui diritti di cittadinanza vanno affermati e difesi; sono stati progressivamente depotenziati tutti quegli elementi che si qualificavano come sostegno e valorizzazione dei nuclei familiari;  solo dal 1996, con l’iniziativa dei due governi di centro sinistra e con il varo della “Legge Turco”, sembra poter prendere forma l’ipotesi di  una politica in grado mettere in campo una pluralità di strumenti pensati come forma integrata di sostegno alle famiglie, in particolare a quelle con minori.

 

Anche con questi ultimi elementi di novità intendiamo misurarci. Nell’avanzare la nostra proposta prendiamo atto delle profonde trasformazioni che hanno caratterizzato quest’ultima fase della vita del nostro Paese, per aggiornare strumenti culturali e modalità di intervento: è radicalmente cambiata, in questi anni, l'organizzazione della nostra vita quotidiana; sono cambiate le città e, nelle città, i rapporti personali, di vicinato, tra i cittadini e le istituzioni;  le grandi periferie, gli agglomerati a ridosso delle aree metropolitane, ma anche i grossi centri della provincia, con il loro potenziale di solitudine, l'isolamento, la difficoltà di reale dialogo tra le persone, producono sempre più spesso situazioni difficili che coinvolgono, significativamente, giovani, donne ed anziani; è cambiata la scuola e la sua organizzazione, è cambiato il rapporto dei giovani con la scuola e, più in generale, con l’intero sistema formativo.

 

Anche la famiglia è cambiata; le trasformazioni che hanno investito le famiglie traggono origine da una molteplicità di fattori; in primo luogo dall’emancipazione femminile  e dai fenomeni sociali e culturali ad essa riconducibili; ripensare l’insieme delle politiche rivolte ai nuclei familiari deve quindi essere letto come conseguenza di quel processo,  in quanto non c’è antagonismo tra lo sviluppo e l’allargamento della libertà femminile e un nuovo protagonismo sociale delle famiglie.  Abbiamo di fronte a noi diversi "modelli familiari" e tante "famiglie reali" che si reggono su “patti di solidarietà”, ognuna di queste con la propria peculiare storia e la sua cultura.  E' questo patrimonio  che oggi va valorizzato, ribadendo il ruolo centrale della famiglia nella formazione degli individui riconoscendo che al suo interno possono  costruirsi e sedimentarsi valori di solidarietà che, andando oltre i legami di parentela,  investono la più ampia ed estesa rete delle relazioni sociali, i rapporti tra i sessi e le generazioni, tra culture e valori diversi; una famiglia che non si sostituisce alla persona ma, che valorizzando compiutamente le singole individualità, afferma anche al suo interno i diritti e la dignità di ciascuno dei suoi componenti e, in particolare, dei bambini e dei minori.

 

Per questo, nel ripensare il nostro modello di società,  il rapporto tra interventi pubblici e privati finalizzati a dare concretezza alle politiche volte alla tutela della persona e della sua dignità, dobbiamo valorizzare il ruolo della famiglia, delle tante e diverse famiglie e delle loro associazioni, che debbono trovare una precisa collocazione all'interno di un sistema integrato di protezione sociale.  Dobbiamo pensare alla famiglia come al vero terminale delle politiche sociali prevedendo un assegno di cura ai nuclei familiari in particolare a quelli con minori; al potenziamento dei servizi sociali; ad incisive politiche finalizzate al riequilibrio dei tempi di vita e di lavoro, a ridisegnare tempi ed orari delle città; bisogna pensare alle necessarie modifiche del diritto di famiglia

 

La nostra esperienza è maturata, in particolare, nell'ambito del sistema educativo, nelle iniziative e nei progetti che ci hanno  portato a diretto contatto con tante famiglie e con la scuola, animati dalla volontà di costruire un sistema formativo in grado di offrire a tutti adeguate opportunità di sviluppo libero e creativo.

 

Nella nostra iniziativa abbiamo incontrato associazioni di genitori, “reti informali” di famiglie, esperienze nate dal bisono di tante madri e tanti padri di non essere soli di fronte all’impegno di crescere i figli e, al tempo stesso, dalla volontà di proporsi come interlocutori attivi rispetti alle istituzioni ed alla scuola forse oggi troppo attenta ai soli aspetti cognitivi e di “istruzione”.

 

Coerentemente con i “princìpi” della “Legge Turco” , che, parlando di minori  ricompone i diversi ambiti di vita di bambini ed adolescenti (in famiglia, a scuola, nel tempo libero…) e propone un punto di vista che è proprio dei genitori e delle famiglie, proponiamo, come primo terreno di iniziativa, in termini anche esemplificativi,  un comune impegno sui  tre punti centrali di un manifesto per i diritti dell'infanzia e dell'adolescenza condiviso da genitori e famiglie, insegnanti ed operatori dell'educazione:

 

- il diritto per ogni ragazzo a vedere riconosciuta, rispettata  e valorizzata la  propria identità   

  individuale e sociale;

- il diritto ad avere diversi luoghi dove crescere ed educarsi: la  famiglia, la scuola, esperienze  

  educative qualificate   organizzate in ambiti   associativi ed aggregativi;

- il diritto al gioco e  allo sport, alla salute e ad un ambiente   vivibile;

 

Questa proposta nasce dalla convinzione che la nostra esperienza in ambito educativo debba  oggi essere ricollocata all'interno di  un più  ampio e mutato quadro di riferimento sociale e culturale: i cambiamenti di questi ultimi anni pesano in particolare sui ragazzi ai quali risulta sempre più difficile trovare occasioni di gioco e di incontro tra amici e coetanei; la scuola si presenta sempre più spesso come il luogo in cui si esaurisce la loro esperienza  fuori dagli ambiti familiari; i compagni di scuola sono, per molti, i soli amici, coloro con cui si  condividono tutte le esperienze, da quelle scolastiche a quelle del gioco e del tempo libero; è questa una situazione nuova, profondamente diversa da quella vissuta dalla generazione dei genitori, una situazione che pone tutti noi di fronte a problemi inediti, soprattutto sul piano delle scelte educative.  Sono urgenti interventi capaci di incidere su tale situazione; Stato, Enti Locali, Scuola: ognuno deve fare la sua parte fornendo il necessario sostegno ai genitori ed alle famiglie, favorendo quelle forme di aggregazione ed associazione che più di altre possono concorrere ad organizzare adeguate risposte ai nuovi bisogni sociali ed alle nuove domande di servizi, con l'obiettivo di favorire la definizione di un progetto educativo centrato sulle esigenze dei ragazzi, in grado di dare voce alla richiesta di costruire un ambiente a misura di bambini e adolescenti, di immaginare una CITTÀ' AMICA che sappia pensare spazi e tempi di vita tenendo conto di esigenze differenziate, per costruire una molteplicità di luoghi in cui, nei diversi momenti dell'ISTRUZIONE, della FORMAZIONE e del TEMPO LIBERO, avvenga l'incontro ed il confronto tra culture ed esperienze diverse e si concretizzi la SOLIDARIETÀ'  sociale ed individuale verso coloro che si trovano in condizioni di temporanea o permanente difficoltà.

 

Gli approdi del complesso processo di riforma della scuola avviato dal ministro Berlinguer, ci consegnano un insieme di norme che sollecitano e facilitano l’iniziativa in questa direzione. Non si potranno tuttavia conseguire risultati significativi se, a fianco della scuola, degli EE.LL., degli altri livelli istituzionali non cresce e non si afferma un nuovo “soggetto associativo”, in grado di leggere i bisogni , tradurli in domanda sociale ed essere strumento di autorganizzazione per dare risposte adeguate alle diverse situazioni.

 

I punti di sintesi a cui siamo giunti riflettendo sulla nostra esperienza associativa ci paiono comuni a quelli che altri hanno maturato seguendo percorsi diversi per origini, motivazioni, ambiti di intervento;  infatti nel corso di  questi anni ci siamo confrontatati con altre esperienze potendo constatare che itinerari associativi e culturali diversi (sui temi dell’handicap, della terza età, della salute ...) hanno comunque condotto molti a sviluppare considerazioni analoghe a quelle da noi proposte e a perseguire gli stessi  nostri obiettivi,  perché è proprio in virtù di un mutato quadro sociale di riferimento che la famiglia (e le politiche per le famiglie) assumono una nuova centralità; avere o non avere una famiglia in grado di rispondere alle diverse esigenze diventa infatti sempre più determinante ai fini del destino degli individui; in altre parole le politiche per le pari opportunità passano sempre più attraverso la formazione che deve essere supportata un organico piano di interventi a sostegno delle famiglie.

 

Proponiamo per questo, da Bologna e dall'Emilia Romagna, la costituzione di un “PROGETTO COMUNE”, un’associazione federativa nazionale, una rete delle associazioni delle famiglie capace di produrre il necessario impegno in termini moderni e culturalmente aggiornati per porsi come punto di riferimento su diversi piani: l'elaborazione e la ricerca; la sollecitazione di adeguati provvedimenti politici e legislativi; il sostegno organizzativo ad iniziative e progetti volti ad affermare il diritto all’educazione ed alla formazione di ogni ragazzo e a rispondere in termini nuovi  ai bisogni ed alle diverse esigenze delle famiglie.

 

Presentando questo documento intendiamo raccogliere adesioni, opinioni e motivazioni per la costituzione  di un numeroso comitato promotore nazionale, capace di costruire le condizioni organizzative per dare vita a questa nuova forma organizzativa.

 

 

Comitato Promotore per l’Emilia Romagna