GOTTFRIED WILHELM LEIBNIZ

VITA
Gottfried Wilhelm Leibniz (Lipsia, 1646 - Hannover, 1716) nacque una da famiglia protestante. Suo padre era professore di diritto nella locale università. Studiò filosofia e diritto nella sua città natale e successivamente ad Altdorf, dove conseguì la laurea in giurisprudenza nel 1666.
Nel 1668 divenne consigliere alla cancelleria dell'elettore di Magonza, e due anni dopo incominciò a viaggiare per tutta l'Europa compiendo varie missioni diplomatiche. Fu a Parigi, in Olanda ed a Londra, dove conobbe personalmente i maggiori pensatori e studiosi del suo tempo.
Nel 1676, rientrato in Germania, divenne bibliotecario del duca di Hannover. Al fine di ricercare i documenti necessari alla stesura della storia della casata degli Hannover, Leibniz intraprese una nuova serie di viaggi per tutto il continente, entrando in contatto con molte corti e sovrani.
A partire del 1680, incominciò a dedicarsi quasi esclusivamente ai suoi studi, scrivendo e pubblicando una grande mole di opere di vario genere. Ben presto divenne uno degli uomini più famosi d'Europa, riscuotendo numerosi riconoscimenti ufficiali. Fu per lungo tempo impegnato nel tentativo ecumenico di una riunificazione tra cattolici e protestanti. Gli ultimi anni della sua vita furono però amareggiati dalla disputa sorta tra lui e Newton a proposito della paternità del calcolo infinitesimale.


PENSIERO
Nucleo della filosofia leibniziana è la sua soluzione dei problemi di carattere metafisico tramite il concetto della monade. La sostanza non può essere estesa (come asserisce Cartesio), perché, in tal caso, sarebbe divisibile. Pertanto, criterio della sostanza è la sua forza. Tali "punti di forza" vengono battezzati da Leibniz monadi. "Le monadi sono, allora, i reali atomi della natura e, in una parola, gli elementi delle cose." Come sostanze elementari presentano le seguenti caratteristiche: non hanno forma alcuna, poiché essa implicherebbe divisibilità; non possono, in quanto sostanze, essere ne prodotte né distrutte; sono individuali: nessuna monade è identica ad un'altra; quale essere fondato su se stesso, ogni monade è priva di finestre: nessuna sostanza o determinazione può agire fuoriuscendo da essa o penetrandola. Tuttavia, esse mutano internamente in modo incessante: un impulso interiore verso la perfezione, la cosiddetta appetizione, provoca il continuo passaggio da uno stato all'altro, e tali stati prendono il nome di percezioni. Queste "informazioni" e i loro "programmi" stabiliscono il rapporto della singola monade con tutte le altre monadi dell'universo, come un punto in cui si incontrino un numero infinito di angoli. Visto che le monadi sono prive di "finestre" e, nonostante ciò, stanno in relazione le une con le altre, bisogna presupporre "che ogni monade è uno specchio vivente, capace di attività interiore, che rappresenta l'universo dal suo punto di vista". Da questo deriva che ogni monade conosce lo stato di ognuna delle altre ma non ne è cosciente. Leibniz distingue fra diversi gradi di percezione: la semplice "monade nuda", contiene tutte le informazioni sullo stato delle altre, ma non ne è cosciente; da essa si distingue l'appercezione, quando la percezione è accompagnata dalla coscienza di questo stato. Conformemente a ciò si delinea un continuum, che dalla materia, passando attraverso l'anima animale, si estende sino all'intelletto riflessivo dell'uomo. Leibniz parla, quindi, della limitata capacità degli animali allo stesso modo in cui, anche per l'uomo, suppone un inconscio, riconducibile alle "piccole percezioni".
L'azione concertata di tutte le monadi viene spiegata con la teoria dell'armonia prestabilita. Le monadi si uniscono in "aggregati" sul modello dell'organismo: una monade centrale si circonda di un numero infinito di altre nei confronti delle quali agisce come entelechia. Ogni monade è in rapporto con le altre e, dato che le monadi non hanno "finestra", il mondo deve essere stato predisposto da Dio in modo tale che gli stati prospettici di tutte le monadi corrispondano.
L'immagine leibniziana più famosa è quella degli orologi, dove egli applica l'armonia prestabilita al rapporto fra anima e corpi: per sincronizzare due orologi li si potrebbe collegare successivamente, oppure regolarli di continuo o, ancora, affidarli a una legge che li abbia regolati preventivamente e perfettamente. Leibniz prende in considerazione l'ultimo caso. Il concetto leibniziano di armonia prestabilita risolve il problema del rapporto tra il corpo e l'anima: Dio ha creato da principio tutte le monadi in modo che esse stiano in armonia fra loro.
L'esperienza non è l'unica fonte di conoscenza, ma a questa si affiancano le idee innate e le strutture conoscitive. Il puro accostamento dei dati empirici produce solo risultati probabili, mentre attraverso dati fondati sulla conoscenza razionale si possono trarre conclusioni chiare e corrette.
Vi sono due forme di verità: le verità di ragione, che sono necessarie e il cui contrario non sarebbe possibile (principio di non contraddizione), e verità di fatto, che sono solo casuali e il cui opposto è possibile.
In analogia con le verità di ragione e le verità di fatto, vi sono due mondi: quello delle cause finali (delle anime) e quello delle cause meccaniche (dei corpi), che stanno tra loro in un rapporto di armonia. Allo stesso modo, il regno della natura è in completa armonia con quello della grazia, ovvero della comunità di esseri spirituali e morali sotto il governo divino. Dio agisce ovunque, quale creatore dell'armonia prestabilita. Nonostante ciò, gli spiriti si relazionano strettamente a lui, tramite una cosciente partecipazione alla grandezza e alla bontà divina: essi possono conoscere il sistema dell'universo e perfino parzialmente imitarlo. L'esistenza di Dio si rivela, inoltre, come conseguenza del principio di ragion sufficiente, il quale è fondamento di ogni conoscenza razionale accanto a quello di non contraddizione. Il principio di ragion sufficiente afferma "che niente può essere giusto ed esistere, nessuna proposizione può essere vera, senza che ci sia una ragione sufficiente perché sia così e non altrimenti, quantunque, nella maggior parte dei casi, queste ragioni non ci siano conosciute".
L'ultima ragione sufficiente è necessariamente Dio. Se ne deduce che ci può essere una sola sostanza divina e che questa è anche perfetta. Esiste una serie infinita di mondi possibili, che, a seconda del loro rispettivo grado di compiutezza, potrebbero pervenire all'esistenza. Tuttavia Dio, scegliendo sulla base del principio del migliore, ha creato l'unico esistente, che corrisponde al migliore dei mondi possibili.
Ma se quello esistente è il migliore dei mondi possibili, come si spiega la presenza in esso del male? Dio non ha voluto il male, ma ha acconsentito ad esso, facendo comunque prevalere il bene. Vi sono infatti tre tipologie di male: il male metafisico, che deriva dalla condizione di imperfezione delle creature, le quali debbono necessariamente essere imperfette, poiché altrimenti sarebbero divine come il loro creatore; il male fisico (il dolore), il quale trae la propria giustificazione dalla sua utilità ai fini della conservazione dell'individuo o come punizione con fini correttivi; il male morale, il peccato, che è conseguenza della libertà dell'uomo.

[Scheda tratta da Appunti di storia della filosofia occidentale di Adriano Virgili
Sito di riferimento: Accademia dei Dubbiosi]

OPERE

-- Discorso di metafisica (1686)

-- Nuovo sistema della natura, della comunicazione tra le sostanze e dell'unione tra l'anima e il corpo (1695)

-- Saggi di teodicea (1710)

-- Princìpi della natura e della grazia fondati sulla ragione (1714)

-- Monadologia (1714)

-- Nuovi saggi sull'intelletto umano (pubblicati postumi nel 1765)


BIBLIOGRAFIA ITALIANA

Antonio Perez de Laborda, Leibniz e Newton, Jaca Book, 1986


Siti per approfondimenti

Leibniz/SWIF
Scheda di Gianfranco Mormino su Leibniz.