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Le Franchigie di Serramanna

 

       

Già dal 1405 il popolo di Serramanna ottenne dalla feudataria della Curatoria di Gippi donna Aldonsa de Besora delle concessioni che in un certo qual modo precorsero principi che saranno espressi in Francia  ed in Italia solo nel XVIII secolo, ed in Sardegna nel 1829 con l'abolizione dei feudi. Il documento sotto riportato è il più antico del genere ed è tratto da "Le Franchigie di Serramanna" di Raffaele di Tucci   (vedi Bibliografia). Il Comune di Serramanna ha voluto ricordare questo importante episodio della sua storia includendo nel suo stemma quello della famiglia Besora: tre pali d'argento su fondo nero

 

      

 

                      

  In nome di Nostro Signore così sia amen

    Patti e capitoli fatti, stabiliti e concordati tra la magnifica Signora Aldonsa de Besora, tanto in nome proprio quanto come tutrice e curatrice dei figli e degli eredi del magnifico signore Giacomo de Besora suo defunto marito -  da una parte
e Gontino Coleri Maggiore, Antiogo Marrocu, Nigola Posca, Barisone Julles, Miali Manis, Gantini Campidano, Augustino Pinna, Sisinni Pelay, Domingo Malica, Nigola Sarago, Pietruccio Cancella, Matheu Lora, Francisco Arcedi,  Antonio Manis, Lorenso Orru', Paulesio Belay, Antiogo Turris, Joan Casula, Bartolu de Porta, Joan Escano, Nigola Sarago, abitanti della villa di Serramanna, anche per conto degli assenti e dei futuri - dall'altra parte.
    Nel modo e nella forma seguenti

  Prima di tutto la detta magnifica Signora Aldonsa, nei nomi sovraespressi e in ciascuno di essi, in contraccambio del donativo, sovvenzione e aiuto fatti ora graziosamente a lei dal popolo della villa, volendo che siano trattati sempre in modo migliore e liberarli da ogni oppressione, disturbo o preoccupazione, e che possano attendere all'aumento delle loro cose sempre in meglio, dal canto suoi nei detti nomi e per conto dei suoi, fa e concede graziosamente a tutto il popolo e a tutti gli abitanti di detta villa che ora sono e vi saranno in avvenire, la grazia speciale, franchigia e libertà di non essere tenuti, stretti ed obbligati, d'ora in avanti, ad alcun servizio, comandamento o lavoro reale e personale che sia dovuto a lei o ai suoi, eccetto però che rimangano obbligati a fare la cavalcata col Signore o con l' Ufficiale, come si e' usato nel regno presente di Sardegna, e egualmente siano tenuti a pagare i diritti e i regali secondo il solito.

    Inoltre e' stabilito che la detta Signora, volendo vivere pacificamente col detto popolo e in modo che ciascuno sia padrone del suo, giura e promette che ogni volta in cui avrà bisogno di galline o di altre cose necessarie nella detta villa, dovrà comprarle e pagarle in questa forma:  una gallina da uova, due soldi; il pollastrino otto danari, il pollastro gallo, otto danari. I viaggi che gli abitanti faranno dalla detta villa a Cagliari con vino, legna, grano a altre cose, saranno pagati in ragione di sei soldi a viaggio; gli uomini a cavallo saranno pagati a tre soldi ogni viaggio, Se saranno inviati in altri luoghi, il compenso sarà deciso secondo la volontà e l'accordo della detta Signora e di quegli che sarà incaricato del viaggio.  Eccetto che si obbligano e si considerano tenuti a fare ogni anno un viaggio gratuito per la detta Signora.

    Inoltre e' pattuito che abitanti e popolo della detta villa si obbligano, promettono e vogliono essere tutti tenuti ad aiutarsi l'un l'altro  per costruire case, impiantare vigne e altri possessi, almeno un giorno all'anno, sotto pena di dieci lire che il Maggiore deve subito riscuotere con la forza, e se il Maggiore non lo farà sia colpito con la pena di cinquanta lire.

    Inoltre è stabilito che per quanto gli abitanti della detta villa godano già della libertà di disporre secondo la loro volontà dei loro averi, tuttavia la detta Signora, a maggior cautela e affinché gli abitanti siano più sicuri, vuole ed e' contenta che il detto popolo e gli abitanti della detta villa possano liberamente, senza alcuna autorizzazione od opposizione della Signora o dei suoi, vendere, cedere, donare o alienare in qualunque maniera a chi vorranno e a chi parrà loro ben visto, di piena loro volontà qualunque loro bene, bestiame, mercanzie, buoi,  cavalli, grano, orzo, case, vigne ed altre possessioni, tanto situate nella stessa villa come fuori di essa, a completa loro volontà.

    Ugualmente le dette parti convengono e promettono di mantenere e osservare tutte queste cose sopradette e non contravvenirvi direttamente o indirettamente per alcuna causa o motivo, e così giurano sopra i quattro Santi Evangeli, toccati materialmente con le loro mani. 

    Pertanto le dette parti e ciascuno di noi, lodiamo, approviamo ecc.

    Fatto nella torre di Villasor in contrada di Parte Ipis il giorno ventinove maggio 1405.

    Segni X. X. X. X.

    Testimoni sono l'Onorevole Matheus Vitalis, cittadino, Juliano Camado mercante e Anthonius Massa castellano, abitanti nel Castello di Cagliari.


                              
                    
 

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