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Persone & Personaggi 

Sono tanti i personaggi di Serramanna che meritano di non essere dimenticati, persone di una certa levatura che con le loro iniziative hanno dato lustro al paese, ma anche persone umili e caratteristiche, spesso capitate qui solo di passaggio, che sono comunque rimaste impresse nella memoria delle persone allora giovani soprattutto per la loro stravaganza o anche la "non normalità". Non voglia apparire qui dissacrante l'accostamento tra persone di un certo livello ed altre molto più modeste ma rispettabilissime, forse più vive nella memoria di chi le ha conosciute quando era ragazzo.


Vico Mossa

Tecnico e scrittore di grande valore, l'arch. Vico Mossa era nato a Serramanna nel 1914, nipote dell' imprenditore Lodovico Mossa. Dopo una giovinezza trascorsa a Serramanna, nel 1940 si stabilì a Sassari dove è stato sino al 1971 libero docente in Storia dell'Architettura nell'Istituto d'Arte. 
E' deceduto nel 2003 e ci ha lasciato una nutrita bibliografia sulla storia dell'arte e dell'ambiente in Sardegna come "Architettura religiosa minore in Sardegna", "Architettura domestica in Sardegna", "Natura e civiltà in Sardegna" e altri volumi, non ultimo per noi, pur trattando argomenti meno impegnativi, quel "I Cabilli" del 1965 dove con tanta nostalgia e affetto e pur non citandolo mai per nome illustra fatti, persone e luoghi del paese natio. Per tanti anni, e sino a quando c'erano i  genitori ed i fratelli, non ha mancato di visitare spesso Serramanna e di interessarsi ai suoi problemi.

Durante le lunga permanenza a Sassari ha svolto grandi lavori di progettazione di edifici pubblici, chiese, villaggi turistici e di restauro del patrimonio artistico in tutta l'isola. Ha collaborato a diversi giornali: "L'Isola", "La Nuova Sardegna", "L' Unione Sarda", ecc. In occasione del primo centenario dell'Unità d' Italia, gli fu dato l'incarico di progettare il padiglione della Sardegna per la mostra di "Italia '61" a Torino.
Serramanna è stata poco generosa e riconoscente per questo suo figlio che non è stato ancora ricordato e celebrato  in alcun modo.


Ziu Luduvicu e Noè

Lodovico Mossa è stato un grande imprenditore, famoso soprattutto per il commercio, dopo la prima guerra mondiale, di vino e cereali che ammassava nei suoi magazzini nella Croce Santa.  Era ben voluto da tutti, si era fatto da sé e con le sue attività dava lavoro a molte persone. Nel periodo prossimo alla vendemmia i carri con le tine piene d'uva sfilavano a centinaia nella via Serra per portare il prodotto alla cantina di ziu Luduvicu. Dall'uva si  ricavava il mosto che veniva travasato nelle numerose botti della cantina, ma soprattutto nella grande Noè, la botte n.° 1 che portava impresso sul fronte, a grandi lettere bianche in rilievo sul ferro smaltato, oltre al suo nome, la capacità: litri 31000. Era una botte in legno fuori dell'ordinario, con una capacità sorprendente, e forse per questo era stata esposta ad un'esposizione internazionale e qui acquistata. Era arrivata smontata, con le enormi doghe  di rovere di Slavonia ed i giganteschi cerchioni in ferro, ed era stata assemblata da bottai venuti dall'Austria,gli stessi che l'avevano costruita. Per il paese era come un monumento, ed anche i forestieri venivano curiosi ad ammirarla.
Noè fece una fine ingloriosa: nel 1978, nell'intento di conservarla al paese quasi come un cimelio, la Cantina Sociale del Campidano di Serramanna volle acquistarla e riservarle un posto tutto per sé nello scantinato per l'invecchiamento che si stava costruendo. Per poterla portare dentro si lasciò nella soletta una botola a sua misura, visto che i mezzi a disposizione per gli spostamenti non rendevano ormai più necessario smontarla. Rimase qualche tempo nel cortile della Cantina, esposta alle intemperie, sino a quando un mattino Noè  fu trovata disfatta, ridotta a pezzi, ormai non più servibile ne  recuperabile. Gli anni e l'incuria ne avevano decretato la morte.
Lodovico Mossa è da ricordare anche per tante altre iniziative come la costruzione, alla periferia dell'abitato, di una distilleria dove veniva impiegata la manodopera dei prigionieri austriaci della guerra '15-'18; smise di lavorare dopo la prima guerra mondiale, quando il Governo istituì delle pesanti tasse sugli alcolici.


Antonicheddu 'e Deximu

Sino agli anni '50 il sabato mattina per le vie del paese c'era una processione di persone, "i poveri", che andavano per le case delle famiglie più abbienti a ricevere qualche soldo. Erano vecchie persone di Serramanna, per lo più vedove vestite di nero, senza una pensione, ma certe volte c'erano anche dei forestieri. Non mancava mai lo storpio od il  poco sano di mente: uno di questi, Antonicheddu 'e Deximu proveniente evidentemente da Decimomannu, era veramente un personaggio caratteristico e temuto da noi ragazzi: farfugliava, era poco capace di parlare, ma era abilissimo nell'imitare gli scoppiettii dei fuochi artificiali, con  la grande botta finale seguita subito dalla mano stesa, verso chi gli aveva richiesto l'esibizione, per ricevere lo sperato obolo.
A proposito di queste questue ricordo che le frasi d'obbligo che ricorrevano  erano sempre le stesse: il mendicante ringraziava per l'obolo ricevuto con: Deus si du paghidi e Maria Santissima (Dio e la Madonna glielo ricambi) e nell'andar via aggiungeva: Abarridi con Deus (Rimanga con Dio). La risposta era invariabilmente: Bandidi cun sa Mamma (l'accompagni la Madonna).


Il conte di Serramanna

Esiste tuttora a Cagliari, sopra un portone posto all'inizio della Via La Marmora, a sinistra subito dopo avere attraversato il portico posto sotto il palazzo Boyl, un'iscrizione con lo stemma dei 5 mori bendati appartenuto alla antica famiglia dei Brundo che ebbe tra i suoi componenti, nel 1613, il conte di Serramanna.
Quest'ingresso  era conosciuto come il "portone senza casa" essendo sopravvissuto alla demolizione della vecchia casa Zapata. In seguito venne incorporato nella costruzione del Teatro Civico, costruito nel 1836 e poi distrutto dai bombardamenti aerei del 1943, e serviva da ingresso al teatro riservato all'aristocrazia cagliaritana.


Attilieddu 'e babbai

Era un personaggio noto a tutti i serramannesi, gran conoscitore dei nostri fiumi, dove andava a pesca, soprattutto delle saporite anguille. Molto esperto nella pesca, le studiava tutte per prendere nella rete la preda. Portava i pesci in giro per il paese, per venderli, decantandone le loro qualità. Aveva sempre il suo logoro berretto calcato in testa sulle ventitré e gli abiti dimessi, il suo parlare era poco comprensibile, pare per una malattia avuta da giovane, ma sicuramente anche per il molto vino che mandava giù. 
Nei pomeriggi dei giorni di festa, quando tutta la gioventù (una vera folla che rendeva difficile il traffico alle poche macchine che circolavano) si riversava a passeggiare nel tratto della via Roma compreso tra la piazza Martiri e sant'Angelo, ad inzaccherarsi le scarpe di fango nella stagione invernale e ad impolverarsi tutta nella buona stagione, Attilio era sempre presente con il suo sacco di arachidi e di nocciole sulla sgangherata sedia, e con i suoi recipientini di metallo per misurare la merce. La sua espressione invitante all'acquisto era proprio quella immortalata nella foto. Più o meno tutti erano suoi affezionati acquirenti e sgranocchiavano le noccioline durante il passeggio, andando poi a rischiararsi la gola ed a spegnere la sete alla sempre affollata Ofelleria Sardegna di sig. Virdis, posta quasi al centro del percorso della passeggiata,con il classico bicchierino che era spesso l'allora molto in voga, soprattutto tra i giovani, Villacidro Murgia.


Gennaro Murgia

Gennaro Murgia è stato il fortunato inventore del liquore Villacidro Murgia, molto noto in Sardegna ma anche nel continente. Era nato a Serramanna il 17 febbraio del 1861, da un commerciante di bestiame, Luigi Murgia e da Antonia Podda, ed era cugino di Lodovico Mossa, il commerciante-industriale di cui parliamo in questa stessa pagina. Compì gli studi a Cagliari, allievo e poi assistente del fisico Antonio Pacinotti inventore della dinamo (1865). Uscito dall'Università con la laurea in Chimica Farmaceutica e Perito fisico-chimico, non ritornò a Serramanna ma, dopo essersi sposato a Villacidro, si trasferì a Muravera aprendo una farmacia che trasferì in seguito a Villacidro. Intorno al 1886 dà origine ad una grande impresa con una distilleria e fabbrica di liquori e con circa 300 ha di terreni nelle campagne di Villacidro e Serramanna. Ancora oggi a Serramanna quei terreni sono conosciuti come is tancas de Gennaru. 
In un quindicennio di lavoro costruttivo  la distilleria Murgia si impose con i suoi prodotti, non solo con l'acquavite fabbricata inizialmente, ma  con tutti quei liquori che venivano creati da Gennaro Murgia con le sue profonde conoscenze di erboristeria. Ricordiamo sopratutti, per il successo ottenuto e che ancora continua, il Villacidro Giallo e quello Bianco.


Stanislao Caboni

Nato nel 1795, era figlio di genitori trasferitisi a Cagliari da Serramanna. Magistrato, censore generale del Regno Sardo ed attivissimo deputato nel parlamento subalpino nel 1848, dottissimo nel diritto e nelle scienze economiche, noto giornalista e verseggiatore fondò Il Giornale di Cagliari (1827-1829). Scrisse saggi letterari e scientifici, interessante tra questi un accurato studio sulle norme agrarie e gli indirizzi pratici per una moderna agricoltura in Sardegna ed in particolare in Serramanna. Scrisse anche un catechismo agrario per i fanciulli di campagna.
Il Comune di Cagliari  gli ha dedicato una importante strada nel rione di Bonaria.
Hanno diffusamente parlato di lui Vico Mossa ne I Cabilli (Ediz. La Zattera - 1965), G.B.Melis nel volume Serramanna - Cenni di storia sugli insediamenti e il territorio (1993) e Vittorio Angius nel Dizionario degli Stati di S.M. il Re di Sardegna.


Signorina Rachele

Rachele Pillitu era una donna mingherlina ma di grande energia, piena di volontà e altruismo per aiutare il prossimo e fare del bene. E' stata una brava insegnante per generazioni di ragazzi, una cattolica fervente  che ha ricevuto sempre il massimo rispetto e l'affetto dei serramannesi di ogni fede e di ogni ceto.
Voglio ricordarla qua con le più importanti sue opere: 
Agli inizi degli anni 50 realizza uno dei suoi sogni fondando la Casa per i ragazzi abbandonati che ha mandato avanti per molti anni mettendo a disposizione la sua abitazione e i suoi risparmi più le offerte che sollecitava passando di casa in casa. In quegli anni le venne conferito il Premio della Bontà che veniva annualmente assegnato in campo nazionale a chi si distingueva particolarmente in opere di bene.
L'ultima sua opera l'ha realizzata quando era gia avanti negli anni, profondendovi tutte le sue sostanze, compreso il ricavato dalla vendita dei terreni che aveva ereditato dal padre, la sua abitazione, e le offerte che ancora andava a chiedere per le vie del paese: è  La casa soggiorno per anziani  Sacro Cuore, sorta alla fine degli anni ottanta, opera di cui da tempo a Serramanna  si sentiva la necessità e che sorge oltre il passaggio a livello della ferrovia, nella Via San Leonardo e nella via San Marino ed ospita una cinquantina di anziane donne, in parte non autosufficienti. Qui sig.na Rachele ha vissuto con serenità i suoi ultimi anni sino a quando se ne è andata nel 1994, all'età di 97 anni.


Franco Putzolu

Qui parliamo di un nostro concittadino che, a differenza degli altri ricordati in questa pagina, è felicemente vivo e vegeto. Sin da ragazzino, scolaro a Serramanna,  ha avuto un rapporto tutto particolare con la penna, i colori e l'umorismo, che si è andato consolidando negli anni. I suoi disegni, pieni di humour e di fantasia, si sono affermati e compaiono da oltre trenta anni, quasi quotidianamente, sulle pagine de L'Unione Sarda a illustrare con una vena di ironia i fatti più curiosi e importanti della cronaca soprattutto sarda.
Il suo è stato un felice percorso pieno di successi, le sue prime vignette le ha pubblicate a 16 anni su Il Calcio Illustrato, ed ha poi continuato sul Bertoldo,Il Travaso delle Idee, Il Delatore, Il Corriere d'Informazione, Settimana TV, Il Tempo settimanale, Famiglia Cristiana, Amica, L'Europeo, Annabella, Grazia: ma dove non si è infilato il nostro caro Franco nel suo cammino che lo ha portato a diventare un famoso fine umorista di professione? Negli anni '60 ha lavorato per qualche anno a Milano, facendo il cartellonista ed altri lavori che avevano sempre a che fare con la sua passione per il disegno, ed è poi rientrato a casa nel '70 iniziando la collaborazione sull' Unione, che dura tuttora.
Ha organizzato diverse rassegne delle sue opere, non solo satiriche ed in bianco e nero, e ne ricordo tra tutte una tenuta a Serramanna alla fine del 1994. Ha pubblicato diversi libri che raccolgono le sue vignette. 
Auguro al nostro caro artista ancora tanti anni di felice lavoro e di sano umorismo


Ulteriori notizie su Franco Putzolu, potete trovarle sul sito: //web.tiscali.it/MONDONERO//web.tiscali.it/MONDONERO.


Signor Marcello

Negli ultimi anni della sua vita sig. Marcello era un arzillo vecchietto magro, elegante, scapolo, con i baffi grigi, l'immancabile ombrello e con un comportamento signorile. Tremendamente solo e con un comportamento strano, dormiva con la bara sotto il letto: c'è chi ricorda che ogni tanto la cambiasse per aggiornarla con gli ultimi modelli. In cimitero aveva acquistato il loculo e, nel locale a destra della cappella,era conservata la grande lastra di marmo che è ora nel loculo, con le scritte: «Fate bene fratelli - Pace in Cristo - L'ultima mia dimora - SALVATORE MARCELLO - Fece in vita.»
Abitava in piazza Venezia nella casa ormai da anni demolita posta di fronte alla chiesa di S.Angelo. Era ricco, proprietario della casa ove abitava e di quella, nella stessa piazza, che ospita attualmente la Scuola Materna delle Evaristiane. Possedeva grandi estensioni di terreni agricoli, soprattutto in "su Parde 'e Marcellu", in località Santa Luxeria, sede ora della Casa Agricola degli Evaristiani.
Teneva aggiornati, senza richiedere compenso, i registri della Confraternita del Rosario. Aveva fatto costruire un loggiato  sul lato nord della chiesetta di S. Angelo: doveva servire per dare asilo ai mendicanti di passaggio, ma divenne presto un deposito di immondizie e un ricettacolo di pulci. Ora è stato incorporato nella chiesa.
Prima di morire aveva lasciato tutti i suoi beni agli Evaristiani di padre Evaristo Madeddu, che avevano poi bonificato i terreni di santa Luxeria erigendovi anche un complesso di fabbricati rurali, tra cui una cantina per la produzione del vino, ed avevano aperto nella piazza Venezia un orfanotrofio, ed ora la scuola Materna.
Morì nei primi anni 40.
Per stabilirne le origini può essere d'aiuto la lapide esistente entro la cappella del cimitero, fatta apporre da signor Marcello a ricordo della madre Sinforosa Putzu, nata a Tiana e deceduta a Cagliari nel 1897


Sig. Scalas, farmacista-poeta 

Tommaso Scalas Armeni era "Su Potecariu" di Serramanna e dei paesi vicini, sino al 1937 anno della sua morte. La famiglia veniva da Burcei, lui era nato a Quartu Sant'Elena dove il padre insegnava.  Dopo il corso di abilitazione all'università di Cagliari, si era trasferito a Serramanna ed aveva aperto la farmacia in Via Serra, in "sa Gruxi Santa", nei locali dove ora lavorano i calzolai Vidili. Era una persona colta, molto affabile, simpatica, burlona, piena di bontà ed ottimismo. Era amico di tutti e valido poeta e cultore della lingua campidanese.
La sua farmacia, piena di bei vasi variopinti disposti sugli scaffali assieme ai contenitori dei veleni (con il teschio e le tibie incrociate, ben visibili), delle polveri e delle droghe che servivano per preparare col bilancino i galenici che venivano sapientemente divisi e confezionati nelle cartine, ma anche dell'acido salicilico per preparare in casa le bottiglie della conserva di pomodoro, e le essenze, il tamarindo e la granatina; era luogo d'incontri e di molteplici interessi per tante persone sue amiche.
Non molto diverso di carattere e di modi di fare dai figli Nuccio succedutogli nella farmacia ed Ezio, che molti certo ricordano, faceva aspettare delle ore per la consegna delle medicine, perché distratto e tutto preso da altri interessi: le sue poesie in dialetto campidanese, le ultime scoperte della scienza, gli ultimi cocci e pietre che gli aratri avevano scoperto nelle campagne. Ne discuteva con gli amici, tentando talvolta di coinvolgere nei discorsi anche i clienti che attendevano impazienti i medicinali.
Delle sue molte poesie, piene di fine umorismo, che venivano pubblicate a Cagliari da un giornale locale, ne  propongo alcune che ritengo originali, interessanti e soprattutto degne di essere ricordate e tramandate. Nella stessa pagina ne pubblico qualcuna, sempre in campidanese, di altri autori del nostro Campidano. A fianco di ogni poesia ho pubblicato la traduzione letterale in italiano. 


Il brigadiere Scamuzzi e le sue diligenze

Beppe Scamuzzi era piemontese, originario di Casale Monferrato in provincia di Alessandria. Arrivò a Serramanna come brigadiere comandante la locale stazione dei Reali Carabinieri, che aveva allora sede in via Roma nei locali dove era sino a poco tempo fa il tabacchino Miscali. Sposatosi a Serramanna andò ad abitare nella casa di fronte alla caserma, dove è stato anni fa costruito un nuovo fabbricato di proprietà di suoi discendenti. Un ramo di questi discendenti ha nel cognome una lieve differenza, dovuta allo sbaglio dell'ufficiale dello stato civile del comune che lo aveva "sardizzato" in Scamutzi. Oggi in questo fabbricato ci sono degli uffici e un'edicola di giornali.
Il vecchio signor Scamuzzi, uomo ricordato coi baffi, è stato il proprietario del servizio di diligenze, quando non funzionava ancora la ferrovia. Andato in pensione dall'Arma per sposarsi, aveva acquistato cavalli e carrozze dando inizio al servizio per il trasporto di passeggeri, posta e merci che, percorrendo una strada in su Planu chiamata ancora oggi anche nelle mappe del catasto dei terreni "su stradoneddu 'e Scamuzzi", raggiungeva Sant'Antioco passando per Vallermosa e Siliqua. Un'altra linea portava da Serramanna a Cagliari, proseguendo poi per Lanusei.
Ma il 1° maggio del 1871 venne inaugurato il primo tratto, da Cagliari a Villasor, della linea delle Ferrovie dello Stato, completata entro breve tempo sino a San Gavino e poi ad Oristano e Portotorres: L'arrivo della ferrovia rese ovviamente non più competitivo il servizio delle diligenze, che fu così costretto, poco tempo dopo, a cessare la propria attività.


Gianfranco Dettori

Il famoso fantino Gianfranco Dettori è nato a Serramanna il 25 aprile del 1941 ed è stato uno dei  migliori fantini  anche in campo internazionale fino alla fine degli anni ottanta. Grande protagonista del galoppo italiano con 1200 vittorie, iniziò la sua carriera a Roma quando aveva già venti anni, trasferendosi poi a Milano dove in poco tempo si affermò diventando per tutti "il mostro".
Agli inizi degli anni '90 decise di ritirarsi, passando il testimone al giovane e promettente figlio Lanfranco nato a Milano nel 1970 e rientrando in Sardegna.
Il figlio ha superato tutti i record, compresi quelli paterni: ha iniziato a Torino vincendo la sua prima corsa in Italia quando ancora non aveva compiuto i sedici anni. Trasferitosi in Inghilterra nel 1987 ha ottenuto enormi successi superando nel 1990 le 100 vittorie in una stagione. Nell'Arc de Triomphe di Parigi Lanfranco vanta tre titoli: quello del 1995 con il cavallo Lammtarra, quello del 2001 con Sakhee e quello del 2002 con Marienbard; In Inghilterra ha trionfato nel 1994 e nel 1995 nel Jockey's Championship.
Lanfranco, conosciuto come Frankie in Inghilterra, vive nelle verdi campagne del Newcastle e trascorre le vacanze in Sardegna, a Porto Pino.


 
 

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